Archivi ER

Archivi ER - Sistema informativo partecipato degli archivi storici in Emilia-Romagna

Gli archivi in Emilia-Romagna


Conservatore

Comune di Castelvetro Piacentino
Piazza Emilio Biazzi 1

29010 Castelvetro Piacentino (PIACENZA)

tel: 0523257611
(Centralino)
0523257604
(Segreteria)
fax: 0523824743

scrivi (Ufficio segreteria)
clicca qui per pec

sito web

Affidamento funzioni di fruizione a Biblioteca comunale
Tutte le informazioni sul Conservatore

Accedi a CAStER

 
Ti trovi in: Archivi ER > La didattica in archivio > Comune di Castelvetro Piacentino > Struttura dell'inventario

Archivio storico del Comune di Castelvetro Piacentino 1806 - 1976
  visualizza XML
vai al soggetto produttore: Comune di Castelvetro Piacentino

fondo
registri 713, fascicoli 2081, buste 316, volumi 182, pacchi 17, bollettari 11, cartelle 5

L'Archivio storico del Comune di Castelvetro Piacentino conserva i documenti prodotti e ricevuti dall'amministrazione nel normale svolgimento delle sue funzioni, dal XIX secolo agli anni Settanta del Novecento.
espandi chiudi


Nonostante le lacune afferenti alla parte più antica della documentazione e dovute ad interventi sconsiderati di riordino e scarto, la sua complessa articolazione in serie permette di ricostruire in modo completo la struttura e l'attività politico-amministrativa di quasi 200 anni di storia nelle forme che il Comune assunse nei diversi contesti storici, dall'età moderna al secondo dopoguerra fino agli anni Settanta.
Residuali sono i documenti risalenti all'inizio dell'Ottecento: essi restituiscono comunque l'immagine di una organizzazione cittadina articolata negli uffici che svolgevano le attività necessarie per la gestione delle risorse, della popolazione e dell'economia del paese.
L'assetto dell'archivio post-unitario, dal 1861 al 1970, è invece molto completo e permette di rintracciare facilmente:
- i documenti deliberativi che formano le serie dei verbali delle delibere di Consiglio, del Podestà e di Giunta con i rispettivi indici;
- i documenti riassuntivi che formano gran parte delle serie della contabilità come quella dei bilanci preventivi e consuntivi, dei mastri, dei verbali di chiusura dell'esercizio finanziario;
- i documenti certificativi che fanno riferimento alle serie dei registri di stato civile, delle liste di leva e di quelle elettorali;
- i documenti giustificativi rappresentati soprattutto dalla serie dei mandati di pagamento e delle reversali di incasso.
E' poi presente l'ampia serie del carteggio che, dal periodo pre-unitario fino al 1970, rappresenta la parte più corposa e consistente dell'archivio: è complessa nelle sue articolazioni e, oggi, resta a testimonianza della fitta rete di rapporti ufficiali che il Comune di Castelvetro Piacentino ha sempre intrattenuto con i cittadini e con le altre istituzioni, sia pubbliche che private, non solo all'interno del territorio di competenza comunale, ma anche in quello di altre realtà politiche a livello provinciale, regionale, statale e talvolta anche internazionale.
Accanto a tali corpose serie ne esistono altre che conservano gli atti indispensabili al Comune per programmare, gestire e realizzare un'intensa attività amministrativa legata a specifici settori di intervento come la gestione del territorio, l'economia e l'assistenza. Tutti settori, questi, per i quali è stata prodotta documentazione specifica, come i progetti dell'ufficio tecnico o i piani regolatori, come le pratiche per l'assistenza agli indigenti agli esposti e agli illegittimi.

criteri di ordinamento
Durante il presente intervento sono state riordinate e descritte analiticamente tutte le serie archivistiche afferenti all'archivio storico comunale. L'ultimo estremo crocologico di riferimento, con alcuni sforamenti in avanti per poche serie, è il 1970.
La descrizione si è attenuta ai principi di tradizione archivistica italiana e alle indicazioni fornite dagli standard internazionali per la descrizione archivistica ISAD (G) e ISAAR (CPF). Le unità di descrizione corrispondono sempre al fascicolo per il carteggio amministrativo, mentre per le altre serie possono coincidere col fascicolo, col registro o con l'unità di conservazione (busta).
Come altrove segnalato tra i fascicoli del carteggio amministrativo sono state individuate unità estranee al carteggio vero e proprio che, quando non eccessivamente frammiste alla corrispondenza, sono state scorporate e ricostituite in altrettante serie specifiche. 
Sempre a proposito del carteggio, che costituisce senza dubbio la parte numericamente più rilevante dell'archivio, si segnala che durante il riordino sono stati in esso riconosciute due originarie modalità di produzione ed organizzazione, cronologicamente collocabili in archi temporali definiti e distinti, restituite poi a livello di descrizione inventariale nell'individuazione di due serie separate:
- la prima è costituita dal carteggio antico prodotto fino al 1897, articolato sulla base del titolario allora in vigore;
- la seconda è formata dal carteggio amministrativo prodotto dal 1898 al 1970, organizzato sulla base del titolario di classificazione diffuso con la circolare del Ministero dell'interno n.17100-2 del 1897, noto come titolario Astengo, e perciò strutturato nei tre diversi livelli divisionali - categoria, classe e fascicolo - da esso previsti.
La descrizione fornita per le unità del carteggio rispecchia l'attuale effettiva organizzazione delle carte, prodotta da diversi interventi di rimaneggiamento per la cui origine e caratterizzazione si rimanda a quanto segnalato nella storia archivistica del fondo e delle serie specifiche.
Le denominazioni delle unità sono state riportate tra virgolette soltanto se corrispondenti alle intitolazioni originariamente loro attribuite dall'ente.
La numerazione delle buste, attribuita durante il riordino del fondo e non più coincidente con quelle assegnate in precedenza, ricomincia per ogni serie. Di conseguenza nei casi in cui ad una serie si trovino agganciate diverse sottoserie, la numerazione delle buste è comunque progressiva e continua senza soluzione di continuità fino alla conclusione della serie stessa.
In generale le unità archivistiche afferenti ad ogni serie sono state ordinate e descritte in ordine cronologico.

storia archivistica
L'archivio storico del comune di Castelvetro Piacentino è attualmente custodito all'ultimo piano della sede del Municipio, in piazza Biazzi n.1. Qui l'archivio venne traslocato quando, nel secondo decennio del XX secolo, venne ultimata la costruzione del nuovo palazzo comunale. L'intero piano, recentemente dotato di porte ignifughe e sistema di climatizzazione, è adibito a sede dell'archivio: un ampio locale a scaffalature lignee ospita la sezione storica e parte dell'archivio di deposito, mentre in altre due stanze attigue al primo si trova depositata la documentazione di produzione più recente. Parte dell'archivio storico si trova poi tuttora negli uffici, soprattutto presso l'Ufficio Tecnico e l'Ufficio Servizi Demografici, a disposizione del personale dipendente per il disbrigo delle quotidiane attività amministrative.
Il riordino e l'osservazione delle carte hanno permesso di reperire alcune informazioni relative ai principali interventi effettuati sull'archivio comunale nel corso del tempo e di comprenderne almeno in parte l'attuale configurazione ed organizzazione.
Numerose sono le testimonianze rinvenute tra gli atti deliberativi a proposito di operazioni ordinarie di scarto effettuate sulla documentazione non più occorrente alle esigenze d'ufficio, a partire da quella approvata con deliberazione podestarile 5 dicembre 1935, n.3687 (1), per arrivare a quelle eseguite in anni anche molto recenti. Di maggiore interesse si sono tuttavia rivelate le informazioni ricavate da alcuni fascicoli rinvenuti nella serie "Carteggio amministrativo dal 1898 al 1970", in particolare all'interno della "Categoria I - Amministrazione".
Le prime notizie individuate risalgono all'inizio del Novecento quando il regio commissario avv. Giuseppe Cobianchi - al termine dell'incarico di amministratore straordinario di Castelvetro Piacentino da lui assunto il 5 gennaio 1910 - presentò al Consiglio comunale ricostituito con le elezioni generali amministrative del 3 luglio dello stesso anno, una dettagliata relazione sulle più urgenti questioni da lui affrontate e sulle modalità del proprio operato. Tra i "lavori della massima importanza" che richiesero la sua attenzione il commissario ricordava proprio la sistemazione dell'archivio: "Il riordinamento dell'archivio, già da tempo reclamato, per la grande confusione che regnava in molti atti a causa, prima della ristrettezza degli uffici comunali, poi del trambusto portato negli uffici stessi dai lavori di allargamento e sistemazione, venne da me affidato al segretario di Monticelli, competentissimo in materia. L'opera trovasi a buon punto, ma non ultimata, vuoi per il gran tempo che lavori del genere richieggono, vuoi perchè le molte occupazioni che il predetto segretario ha nel suo Comune non gli hanno consentito di dedicare all'incarico da me ricevuto che ritagli di tempo. Egli però non mancherà certo di compiere interamente il lavoro" (2).
Non sappiamo quale esito abbia avuto questo intervento di riordino, nè se sia stato effettivamente portato a termine, poichè per ricavare altre notizie sullo stato dell'archivio bisogna attendere gli anni Quaranta. Con circolare 18 agosto 1941, n.14475, avente ad oggetto la vigilanza sugli archivi degli enti pubblici non statali - sollecitata con altra circolare di uguale tenore 11 giugno 1942 - la Prefettura di Piacenza richiese a podestà e commissari prefettizi della provincia la trasmissione di una succinta relazione sugli archivi comunali, con riferimento particolare a consistenza e natura degli archivi stessi, data iniziale degli atti conservati, condizione statica ed igienica dei locali e stato di conservazione delle scritture, in base a quanto previsto dall'art. 20 della legge 22 dicembre 1939, n.2006. Con la "Relazione sull'archivio comunale di deposito" (30 luglio 1942) l'amministrazione riferì che l'archivio era "situato al primo piano del palazzo municipale, in apposito locale chiuso, al quale si accede dal corridoio degli uffici. Detto locale è dotato di illuminazione elettrica, ed è munito, a ponente di ampia finestra. Gli atti sono conservati, per ogni categoria, in apposite cartelle a dorso rigido, situate in ordine cronologico, in due scansie e due scaffali di legno. La data iniziale degli atti medesimi è quella del 1821. Seguono i fascicoli degli anni successivi fino al 1941 - XX [era fascista]. Lo stato di conservazione delle scritture è ottimo […]" (3).
Se, quindi, fino ai primi anni Quaranta il Comune conservava la propria documentazione storica nella sua integrità a partire dal secondo decennio del XIX secolo, tale situazione era destinata a cambiare profondamente nel volgere di pochi anni. Risalgono infatti al 1947 i primi contatti epistolari tra l'amministrazione ed Emilio Ottolenghi - già commissario prefettizio per Castelvetro Piacentino nel 1921 - che si offriva di assumersi l'incarico per la sistemazione dell'archivio comunale, rimandata dalla Giunta al 1949 "per ragioni di finanza" (4). L'incarico venne finalmente conferito all'Ottolenghi con deliberazione del 17 marzo 1949, n.716, e al 7 aprile dello stesso anno risale la relazione con cui l'archivista riferì all'amministrazione sulla sistemazione del locale, ma soprattutto sul suo lavoro di riordinamento: "[…] Ho provveduto alla eliminazione di tutti gli atti dello scorso secolo - eccezion fatta per quelli aventi importanza storica e per gli altri relativi alle strade ed al patrimonio del Comune - nonché quelli riguardanti le opere pie - oltre la raccolta delle leggi-decreti e tutti i registri delle deliberazioni prese dall'antico Consiglio degli anziani - Consiglio comunale - Consiglio dell'assessorato - Giunta municipale e Podestà. Il materiale scartato è di parecchi quintali […]". L'Ottolenghi allegava alla relazione tre elenchi riportanti la distinta degli atti risparmiati dallo scarto: la nota dei documenti relativi ai "Lavori pubblici" (costituita da tre fascicoli "speciali" con atti dal 1824 al 1882), la nota dei "Documenti avente [sic] interesse storico" (costituita da 17 voci in tutto con atti dal 1832 al 1929) e l'"Elenco dei fascicoli delle 15 categorie" da lui riordinati, seguita dall'appendice "Registri vari", con uno scarno elenco di registri di terreni, fabbricati, matricole catastali, registri di popolazione e registri di protocollo.
L'elenco di scarto predisposto dall'Ottolenghi venne trasmesso dal sindaco alla Prefettura di Piacenza il 9 giugno 1949 e da essa restituito il 29 luglio 1949, munito di regolare nulla osta rilasciato dal direttore dell'Archivio di Stato di Parma il 26 luglio 1949, prot. n.316. Venivano così irrimediabilmente perduti documenti di fondamentale importanza quali testimonianze della storia e dell'attività amministrativa dell'ente. Tra i casi più eclatanti si possono citare il carteggio dal 1821 al 1902 (quasi tutto), i conti consuntivi dal 1821 al 1900, i bilanci di previsione dal 1821 al 1905, i registri di protocollo dal 1931 al 1943, le liste elettorali dal 1928 al 1937, quasi tutti i ruoli delle imposte comunali, ma il dettaglio della documentazione eliminata è ancora completamente ricostruibile grazie alla presenza dell'elenco di scarto, che si trova tuttora agli atti (5).
Il danno subito dall'archivio in conseguenza di questo scarto indiscriminato verrà alla luce diversi anni dopo, quando, nel 1957, la Soprintendenza archivistica per l'Emilia e la Romagna, nell'ambito di un censimento sugli archivi storici comunali, inoltrò con circolare del 20 marzo 1957, n.508, a tutti i sindaci del territorio regionale un questionario "per stabilire in maniera definitiva quale sia la parte di documentazione storico-amministrativa relativa all'Emilia e alla Romagna, che ancora si conserva nelle sezioni storiche degli archivi di tutti i comuni della regione […]". Il questionario venne compilato dal sindaco di Castelvetro in data 27 marzo 1957, ma le informazioni da lui fornite alla domanda sull'esistenza di documenti anteriori al 1870 ("non esistono documenti, ma solo raccolta incompleta di pubblicazioni dal 1830 in poi") determinarono una comprensibile richiesta di chiarimenti da parte della Soprintendenza ("e i documenti coevi dove sono andati?", 21 agosto 1957, prot.698). Sollecitato più volte il sindaco fornì le precisazioni richieste il 14 novembre 1957, prot.3597, riprendendo le singole voci del questionario:
"1) Perdite subite dall'archivio comunale: le perdite, solo parzialmente, sono da attribuirsi a cause belliche. Inconsulti scarti d'archivio eseguiti in epoche che non è dato stabilire, ma che si suppone anteriori al 1918 (data di costruzione della nuova sede municipale) hanno privato il Comune quasi completamente degli atti e corrispondenza anteriori al 1870.
2-3-4) Documenti amministrativi e pubblici anteriori al 1870: nel 1950/51 [data poi corretta in "1948-1949" il 28 novembre 1957, prot.4806] nel riordino dell'archivio vennero eliminati tutti i documenti anteriori al 1900 perché non riconosciuti meritevoli di conservazione. Da tale distruzione si sono salvati: a) atti amministrativi […] b) pubblicazioni a stampa […]".
5) della sezione storica esiste un indice.
6) non esistono pubblicazioni a carattere storico sul Comune".
La vicenda fu definitivamente chiarita con l'invio alla Soprintendenza dell'elenco di scarto incriminato, contrario a tutte le norme legislative vigenti in materia di tutela e conservazione degli atti in possesso dei comuni, munito del nulla osta dell'Archivio di Stato di Parma e della nota di trasmissione della Prefettura di Piacenza (6).
Le decurtazioni subite dall'archivio verranno riconfermate nel 1960, quando, rispondendo ad indagini diverse avviate dalla Soprintendenza per accertare la presenza negli archivi dei comuni emiliani di alcune particolari tipologie documentarie, il sindaco di Castelvetro Piacentino riferiva che nell'archivio municipale non esistevano atti degli organi di governo provvisori e straordinari del periodo 1859/1860, né statuti dell'antica Comunità emanati dai suoi organi o magistrati e che pur risalendo l'attività del Comune a data anteriore al 1860, i documenti d'archivio "salvo qualche eccezione (deliberazioni, raccolta leggi e decreti, registri di stato civile)" non risalivano a data anteriore al 1900 (7).
Appena un anno prima del censimento sugli archivi storici avviato dalla Soprintendenza, nel 1956, la Giunta municipale aveva stabilito di procedere ad una nuova e più razionale sistemazione di alcuni ambienti del palazzo municipale. La riorganizzazione coinvolgeva anche il locale adibito ad archivio: si stabilì infatti di spostarlo nelle stanze della vecchia abitazione del portiere che, a sua volta, sarebbe stata trasferita dal terzo piano al piano terra (8).
La necessità di trasferire la documentazione indusse gli amministratori a decidere per un completo riordino dell'archivio, giudicato urgente ed indispensabile, poiché gli atti non risultavano "regolarmente fascicolati, distribuiti nelle varie categorie" ed erano privi della "relativa rubrica così da rendere assai difficoltoso e quasi impossibile il reperimento degli atti medesimi". Non potendo il Comune disporre di personale interno idoneo, la Giunta decise di conferire al signor Italo Genzini di Cremona l'incarico di riordinare l'archivio di deposito comunale. All'interno della delibera si trova allegato un atto in cui l'archivista incaricato della ditta ICA dichiara: "in base alla relazione sul riordino [dell']archivio fatta dall'archivista sig. Emilio Ottolenghi nel 1949, il sottoscritto riordinatore si è limitato allo scarto di stampati e manifesti trattenendo e catalogando in base alla nuova classificazione tutti gli atti giacenti in archivio" (9).
Nel settembre del 1959 la Soprintendenza archivistica per l'Emilia e la Romagna incaricò il dr. Ettore Falconi - direttore della Sezione di Archivio di Stato di Piacenza - di ispezionare l'archivio comunale e gli archivi delle opere pie esistenti presso il comune di Castelvetro Piacentino, "allo scopo di accertare le condizioni di conservazione del materiale documentario degli enti predetti, e la sua consistenza quantitativa e qualitativa", invitando al contempo l'ispettore a dare notizia per iscritto "nella maniera più dettagliata" del risultato delle indagini. L'ispezione del dr. Falconi fece emergere criticità nell'ordinamento "[…] di almeno due delle tre stanze del secondo piano del Municipio adibite a deposito d'archivio", la mancanza totale di estintori e altri mezzi antincendio, l'inosservanza delle procedure corrette nello scarto della documentazione e la necessità di incaricare un dipendente comunale della precisa responsabilità dell'archivio (10). Cominciò a questo punto una fitta corrispondenza, durata diversi anni, con la Soprintendenza archivistica per l'Emilia e la Romagna che chiedeva di essere informata sui provvedimenti presi dall'amministrazione per la messa a norma dei locali e sulle modalità e i risultati dell'ordinamento dell'archivio comunale che il sindaco assicurava essere ormai conclusi: "Il locale dello archivio comunale è stato dotato di estintore d'incendio tipo a schiuma di litri 10 […]. Il lavoro di ordinamento dell'archivio è pressoché ultimato. Assicuro che non appena ultimato ne darò immediata comunicazione a codesto Ufficio" (22 dicembre 1960, prot.5344).
In realtà, nonostante i numerosi solleciti inoltrati dalla Soprintendenza per avere informazioni a riguardo e per sollecitare l'inoltro dell'inventario redatto a conclusione del riordinamento dell'archivio comunale, ancora nel 1965 l'amministrazione non aveva fornito nè risposte nè chiarimenti: "[...] Da quella data peraltro [ndr: 22 dicembre 1960], nonostante siano trascorsi oltre quattro anni, e nel frattempo questo Ufficio si sia rivolto per ben sei volte alla signoria vostra chiedendo informazioni in merito, nessun riscontro è stato curato dalla medesima. Ad ovviare pertanto a tale grave mancanza di diligenza, si invita la signoria vostra a volere fare il punto sullo stato dei lavori di riordinamento ed inventariazione, e a darne sollecita comunicazione a questo Ufficio […]" (9 giugno 1965, prot.845.VIII.3). Copia dell'inventario "di tutti gli atti esistenti nell'archivio comunale a tutto il 1954" fu finalmente trasmessa il 16 giugno seguente dal sindaco che si impegnava nel contempo a completare il riordino "e con esso l'inventario degli atti" (16 giugno 1965, prot.2089). Pochi giorni dopo la Soprintendenza ne accusava ricevuta invitando l'amministrazione a "[...] specificare, registro per registro, le serie delle delibere consiliari e di Giunta [...], inserire nell'inventario medesimo le seguenti serie, e pezzi, che vi mancano, e la cui esistenza presso il Comune risulta dalla visita ispettiva del 1959: 1) registri dei battezzati, morti e matrimoni delle parrocchie del comune (1780-1805); 2) registri di stato civile (1866-1954); un fascicolo contenente scritture diverse relative alle elezioni del 1848; 4) mappe catastali del sec. XIX (una diecina di fogli) […]" (19 giugno 1965, prot.933). Ancora una volta la risposta dell'amministrazione comunale, più volte sollecitata, si fece lungamente attendere fino al 1968 (28 maggio 1968, prot.2613) quando, conclusi i lavori, vennero finalmente trasmesse le copie dell'inventario con le specifiche richieste, queste ultime presenti agli atti e allegate alla lettera in oggetto (11).
Fatta eccezione per atti deliberativi sullo scarto, ormai effettuato nel rispetto delle normative in materia di tutela della documentazione non eliminabile, bisogna attendere più di quindici anni per reperire altre informazioni sulla storia dell'archivio comunale. Fu nel 1985 che la Giunta municipale decise di provvedere ad un ulteriore intervento di riordino: "Rilevato che l'archivio comunale necessita di una adeguata ristrutturazione e nel contempo un aggiornamento al fine di consentire l'individuazione degli atti destinati alla formazione dell'archivio storico ed alla eliminazione degli scarti, rilevato che tale lavoro è stato svolto in precedenza dal sig. Genzini Italo […]" la Giunta municipale deliberò di approvare la ristrutturazione e la sistemazione dell'archivio comunale e di affidare l'incarico al Genzini, sulla base del "disciplinare all'uopo predisposto" ed allegato alla delibera medesima. In base al disciplinare in questione si stabilì che il Comune avrebbe affidato a Genzini "l'incarico di ristrutturare ed aggiornare l'archivio comunale provvedendo alla sistemazione dell'archivio corrente nonché all'individuazione degli atti destinati alla formazione dell'archivio storico e di quelli da destinare allo scarto". L'incaricato in particolare si impegnava ad effettuare: "a) inventario atti Ducato di Parma e Piacenza dal 1815 al 1859, b) inventario atti archivio dal 1860 al 1897 (per titoli), c) inventario atti archivio dal 1898 al 1949 (per categoria), d) inventario atti archivio dal 1950 al 1895 [sic, 1985] (a serie annuali), e) inventario atti archivio ex Congregazione di carità fino al 1936, f) inventario atti archivio ex Ente comunale assistenza dal 1937 al 1978, g) eventuali inventari di altre opere pie soppresse (asili, ecc.), h) inventario e raccolta pratiche edilizie, i) inventario o parte staccata (come da progetto dell'Ufficio tecnico) degli atti sotto il titolo Lavori pubblici comprendenti gli atti relativi a strade, fognature, ponti, illuminazione pubblica, acquedotti, lottizzazioni, ecc., l) inventario o raccolta di tutti i registri, amministrativi, finanziari, di leva, di stato civile, ecc." (12).
L'incarico conferito avrebbe dovuto concludersi entro quattro mesi, ma dal 1985 al 1987 venne rinnovato per ben tre volte e per una durata di venti mesi, suscitando anche un intervento da parte della Sezione decentrata di Piacenza del Comitato regionale di controllo che richiese chiarimenti in merito (ordinanza n.8969 del 26.05.1987). La Giunta giustificò le ripetute proroghe sostenendo che si erano rese necessarie "a causa della situazione estremamente precaria nella quale si trovava l'archivio comunale nel suo complesso. La ristrutturazione e l'aggiornamento dell'archivio oggetto dell'incarico, infatti, non era riferito solo all'archivio corrente, ma in massima parte a tutta la documentazione preesistente presente nell'archivio comunale […]". Del resto lo stesso Genzini in seguito alla ricognizione effettuata sull'archivio il primo luglio 1985, accettando l'incarico di sistemazione ed inventariazione nel contempo precisava: "La grande consistenza archivistica e la collocazione del materiale in più stanze senza nessuna coordinazione, mi vieta preventivare anche a grandi linee il tempo occorrente [per] lo svolgimento del lavoro [...]" (2 settembre 1985, prot.5809).
L'ultima proroga venne decretata dalla Giunta municipale (e riscontrata senza rilievi dal CoReCo, ma senza possibilità di ulteriori rimandi) con delibera 5 febbraio 1988, n.19 (13).
L'organizzazione delle carte riscontrata al momento dell'attuale riordino risente profondamente di tutti gli interventi che sono stati effettuati sull'archivio a partire dalla metà del XXI Secolo e che si è cercato di ricostruire. Ciò che risulta soprattutto evidente è la perdita quasi totale dell'ordinamento originario, completamente sconvolto da riorganizzazioni delle carte che si sono sovrapposte le une alle altre e che hanno lasciato una traccia anche materiale nel riutilizzo successivo cui le stesse carpette dei fascicoli sono state sottoposte o nell'impiego di buste completamente diverse all'interno di una stessa serie, numerate oltretutto in maniera difforme. Non è stato pertanto possibile identificare i diversi interventi attraverso l'analisi della numerazione dei pezzi, perchè troppo frammentaria e in apparenza priva di una logica stringente e al di là di qualche nucleo attribuibile ad uno stesso riordinatore, probabilmente Italo Genzini, non aiuta nella ricostruzione neppure l'esame della grafia caratteristica delle denominazioni riportate sulle buste. All'interno del carteggio invece, nel quale peraltro vennero inserite anche tipologie documentarie non pertinenti alla serie specifica, spesso si trovano carpette originali, con indicazione dei vari livelli divisionali del titolario di classificazione in uso all'epoca, ma riutilizzate come meri contenitori e pertanto rovesciate e sovrascritte, normalmente più di una volta. Nelle buste di una categoria si trovano carpette originali riutilizzate che riportano a volte classificazioni completamente diverse, a riprova dello sconvolgimento cui è stato sottoposto l'archivio. E' possibile ipotizzare che la mano che ha attribuito ai fascicoli l'ultima denominazione sia la stessa che li aveva già denominati in un intervento precedente, rivedendo poi i titoli almeno in parte: lo suggeriscono le caratteristiche della grafia, molto simile nei due casi, e l'utilizzo costante di matite rosse e blu, cui sia l'ultimo riordinatore che quello precedente hanno fatto ricorso. Se a queste osservazioni si aggiunge che alcune carpette bianche in carta sottile utilizzate per la fascicolazione sono il risultato del riutilizzo di modulistica in bianco per verbali di deliberazione del Consiglio comunale che riportano il riferimento ad una legge regionale del 1979, si ricava il termine post quem dell'ultimo riordino. L'insieme di queste osservazioni e le ricerche effettuate tra gli atti concordano nell'attribuire la responsabilità dell'attuale organizzazione dell'archivio ai due interventi (quelli iniziati rispettivamente nel 1956 e nel 1985) operati da Italo Genzini, di cui resta un inventario non datato redatto probabilmente alla fine dell'ultimo suo lavoro, ma che tuttavia si è mostrato poco utile per i reali riscontri ricercati nello stato delle carte.
In generale si può affermare che i risultati delle revisioni effettuata nei precedenti riordini sono maggiormente evidenti nella parte antica dell'archivio, in cui sembra quasi abituale l'abbandono dell'originaria metodologia di archiviazione delle carte, sostituita da un'organizzazione in fascioli "tematici" e su più anni. Ci si imbatte cioè in fascicoli originali (che talvolta, ma non sempre, conservano anche la loro carpetta) estratti dalle classi o categorie annuali cui originariamente erano stati assegnati, accorpati per tornate di anni e inseriti in un nuovo fascicolo denominato dal riordinatore. Tale metodologia di riordino si perde progressivamente a partire dagli anni Cinquanta, ma è riscontrabile anche successivamente per alcune serie. Si rileva infine che la classificazione è costantemente riporatata su quasi tutti i documenti, anche su registri e atti in genere che non la richiederebbero, ma che in effetti sono stati inseriti fisicamente all'interno delle stesse buste del carteggio. Non è tuttavia facile capire se si tratta di un'attribuzione originaria, dovuta ad una distorta comprensione delle modalità di applicazione della classificazione agli atti, o di un'ulteriore operazione effettuata durante i precedenti riordini.





(1) "Registro delle deliberazioni", 16 novembre 1935 - 29 dicembre 1937. In: serie Delibere del podestà; reg. 6.
(2) fasc. Scioglimento del Consiglio comunale - nomina, atti e relazione del Commissario straordinario [Giuseppe] Cobianchi, 1910. In: serie Carteggio amministrativo 1898-1970; sottoserie Categoria I - Amministrazione; b. 02, fasc. 15.
(3) fasc. Relazione sull'archivio comunale, 1942. In: serie Carteggio amministrativo 1898-1970; sottoserie Categoria I - Amministrazione; b. 14, fasc. 06.
(4) fascc. Archivio comunale, 1947 e Archivio comunale, 1948 . In: serie Carteggio amministrativo dal 1898 al 1970; sottoserie Categoria I - Amministrazione; b. 18, fasc. 03 e b. 19, fasc. 01.
(5) Qui e sopra, Incarico riordino archivio - scarto atti - cessione alla CRI, 1949. In: serie Carteggio amministrativo dal 1898 al 1970; sottoserie Categoria I - Amministrazione; fasc. Amministrazione, 1949 (s.fasc. "Classe 2 - Archivio"); b. 20, fasc. 01.
(6) Qui e sopra, fasc. Amministrazione, 1957 (s.fasc. Classe 2 - Archivio). In: serie Carteggio amministrativo dal 1898 al 1970; sottoserie Categoria I - Amministrazione; b. 22, fasc. 03.
(7) fasc. Amministrazione, 1960 (s.fasc. Classe 2 - Archivio). In: serie Carteggio amministrativo dal 1898 al 1970; sottoserie Categoria I - Amministrazione; b. 24, fasc. 01.
(8) Verbale di deliberazione della Giunta municipale 24 luglio 1956, n. 120, oggetto: sistemazione dell'abitazione del portiere, degli uffici e dell'archivio nel palazzo comunale. Si segnala che nella relazione tecnica redatta dal geometra Pietro Frosi e allegata alla delibera, nella parte dedicata alla sistemazione dell'archivio, si riferisce che quest'ultimo "[…] verrà trasportato nella vecchia abitazione del portiere, al secondo piano del palazzo, dove verranno messe in opera e collocate nuove scaffalature in legno per i fascicoli e documenti dell'archivio […]". In: serie Copie delibere della Giunta municipale; b. 06.
(9) Verbale di deliberazione della Giunta municipale 31 luglio 1956, n. 129, oggetto: riordinamento dell'archivio comunale. In: serie Copie delibere della Giunta municipale; b. 06.
(10) fasc. Amministrazione, 1959 (s.fasc. Classe 2 - Archivio). In: serie Carteggio amministrativo dal 1898 al 1970; sottoserie Categoria I - Amministrazione; b. 23, fasc. 02.
(11) Qui e sopra, fasc. Amministrazione, 1968 (s.fasc. Classe 2 - Archivio). In: serie Carteggio amministrativo dal 1898 al 1970; sottoserie Categoria I - Amministrazione; b. 28, fasc. 01.
(12) Verbale di deliberazione della Giunta municipale 12 dicembre 1985, n. 239, oggetto: ristrutturazione ed aggiornamento archivio comunale - impegno di spesa.
(13) Verbale di deliberazione della Giunta municipale 7 agosto 1986, n.183, oggetto: proroga incarico per la ristrutturazione e l'aggiornamento dell'archivio comunale (incarico prorogato per quattro mesi, dal 1 settembre 1986 al 31 dicembre 1986); 31 dicembre 1986, n.301, oggetto: proroga incarico per la ristrutturazione e l'aggiornamento dell'archivio comunale (incarico prorogato per altri quattro mesi, dal 1 gennaio 1987 al 30 aprile 1987); 30 aprile 1987, n.93, oggetto: proroga incarico per la ristrutturazione e l'aggiornamento dell'archivio comunale (incarico prorogato per altri otto mesi, dal 1 maggio 1987 al 31 dicembre 1987); 20 luglio 1987, n.140, oggetto: deliberazione G.M. n.93 del 30.04.1987 ad oggetto Proroga incarico per la ristrutturazione e l'aggiornamento dell'archivio comunale - chiarimenti; 5 febbraio 1988, n.19, oggetto: riordino archivio comunale. Incarico sig. Genzini Italo proroga 30.06.1988 (incarico prorogato per altri sei mesi).


codice interno: 0385 - 001

informazioni redazionali
Inventario a cura di
Angelica Barberini e Margherita Beggi, in collaborazione con Enrico Angiolini (CSR / Voli Group), 2014

realizzato per
Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna
[L.R. 18/2000. Piano bibliotecario 2008. Intervento diretto]

Intervento redazionale a cura di
IBC - Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna, 2014