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  Statuti, capitoli, regolamenti 1520 - 1967
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serie
volume 1, registro 1, fascicoli 10
sei in: Archivio storico del Comune di Finale Emilia 1384 - 1975

Volumi degli statuti finalesi e regolamenti per l'elezione e il funzionamento delle magistrature comunali per il governo del comune.
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informazioni sul contesto di produzione
Una prima riforma degli statuti finalesi, che dovevano essere stati redatti attorno alla seconda metà del secolo XIV, ispirati a quelli della città di Ferrara, venne effettuata nel 1419 ed approvati nel 1420 dal marchese Nicolò III. Tale aggiornamento era stato realizzato anche in conseguenza di una nuova organizzazione del Consiglio. Nel corso del secolo XVI vennero a loro volta più volte riformati, corretti e ampliati come testimoniato anche dal Frassoni. Di tali aggiornamenti sono testimonianza gli esemplari degli statuti del secolo XVI conservati a Finale e a Mirandola (Raccolta Gavioliana).

storia archivistica
In data 31 ottobre 1935 il prefetto della biblioteca Amobrosiana di Milano, monsignor Giovanni Galbiati, scriveva all'allora segretario comunale di Finale Emilia, Venturelli, rendendosi disponibile ad ospitare a Milano, presso la sede della biblioteca Ambrosiana, alcuni documenti di proprietà del comune di Finale, per permetterne la consultazione da parte di Eros Pareschi, che ne aveva fatto richiesta per motivi di studio.
Il dottor Pareschi richiedeva «pergamene originali e copie cartacee di investiture e rinnovazioni della Mensa vescovile di Modena fatte alla comunità ed uomini del Finale ed a singoli cittadini; statuto del 1417 e successivi privilegi ducali, elenco od indice delle carte contenute in detto archivio redatto dall'abate Cesare Frassoni». Il Pareschi scriveva che tali documenti si trovavano «nell'armadio sito nell'anticamera dell'archivio di deposito di quel comune e da me raggruppato nel piano inferiore dello scaffale».
Il podestà di Finale trasmetteva i documenti richiesti all'Ambrosiana il 6 novembre 1935 accludendovi l'elenco:
1)Statuto del Finale, manoscritto cartaceo del 1417, latino;
2)Statuti del Finale, manoscritto cartaceo del 1553, italiano, rilegatura in legno e cuoio, spaccato a metà sul dorso;
3)Inventario dell'archivio (ora municipale) di Finale nell'Emilia, compilato dall'abate Cesare Frassoni, 1760;
4)Memorie del Finale, etc., autografo dell'abate Cesare Frassoni, edizione seconda, 1777.
Continuava dicendo gli altri documenti richiesti dal signor Pareschi «dubito che esistano in questo archivio più volte trasferito, smembrato, frugato e anche spogliato. Lo stesso inventario del Frassoni riflette una situazione ben diversa dalla presente». Affermava poi che «se le condizioni di lavori di questo ufficio si renderanno un po' meno pesanti questo segretario comunale mi ha promesso di portare un po' d'ordine in quell'ammasso di carte che formano parte dell'archivio di deposito di questo comune».
Il 16 novembre Eros Pareschi chiedeva nuovamente le pergamene della Mensa vescovile (XIV-XVI secolo), anche al fine di interpretarle e riconfrontarle con le copie di quelle conservate a Modena eseguite dal professor Vicini.
Il 15 giugno 1936 il podestà di Finale inviava a Milano 15 pergamene, di cui accludeva l'elenco:
nn. 1-4, investiture vescovili(1316, 1359, 1375, 1384, 1388); n. 5 Assoluzione (1388), n. 6 procura; nn. 7-12, investiture (1401, 1415, 1439, 1473, 1491, 1553), nn. 13-14, editti (1565); n. 15, voto peritico (1567).
Una lettera manoscritta affermava poi che il volume degli statuti del 1417 erano in realtà «una copia privata ad uso di qualche giusdicente, rilevata dal suo originale, quale esisteva però mutilato del suo capo al momento della trascrizione». Tale trascrizione era ritenuta poco curata nella forma e nell'uso delle abbreviazioni, databile alla fine del Cinquecento. Gli statuti infatti erano stati datati al 1417 in base ad una lettera ducale di Nicolò III di quella data, ma risalivano in realtà al 1394-1396. nel 1417 si approvavano invece norme stabilite in precedenza. L'eliminazione delle norme che regolavano la nomina del podestà, indicavano che lo statuto finalese era anteriore a quello di ferrarese del 1287. I primi statuti erano forse anteriori a quello del Salinguerra e presignorile (1196).
Il 26 novembre 1936, il podestà, Armando Scagliarini, scriveva all'Archivio di Stato di Modena indicando la presenza a Finale di antichi statuti del comune e delle corporazioni di arti e mestieri ed elencava:
1)«Statuti, ordini e provisioni della comunità del Finale approvati da Ercole II, il 29 novembre 1553. Detti statuti sono inseriti in un manoscritto cartaceo e preceduti dal calmiero di Ferrara del pane per l'anno 1560 e seguiti da altre provisioni integranti gli statuti stessi, provisioni adottate posteriormente, alcune senza indicazione di anno, altre nell'anno 1573: seguono ancora gli statuti del Monte di Pietà del Finale, senza data, ma del secolo XVI, i capitoli dei giudici degli argini della stessa comunità in data 22 gennaio 1555 e anche gli ordini per riscuotere i dazi dell'anno 1601».
2)«Privilegi della molto illustre comunità del Finale (11 ottobre 1662 e 20 settembre 1663). La duchessa di Modena Laura Martinozzi conferma agli uomini del Finale lo statuto di Ferrara col quale sino allora si erano governati ed accetta i capitoli e gli ordini di detta terra concessi dal duca Cesare il 2 maggio 1598 e le esenzioni, i privilegi del Sacro Monte, i capitoli della Frumentaria concessi dal duca Cesare il 15 luglio 1615 ed altre esenzioni e privilegi elargiti in precedenza dagli Estensi. La stessa duchessa accorda diverse grazie, che vengono riportate per intero. A detti privilegi fanno seguito altri appunti della duchessa di Modena, del di lei segretario Graziani, manoscritto cartaceo».
3)«privilegi concessi il 20 settembre 1663 alla comunità del Finale dalla duchessa Laura Martinozzi. A questi privilegi fa seguito un prima conferma in data 13 dicembre 1693 e un'altra conferma con l'aggiunta di una grazia in data 11 luglio 1738, manoscritto cartaceo».

In data 11 novembre 1955 la direttrice della Civica biblioteca di Finale Ligure scriveva al direttore della Civica biblioteca finalese riguardo l'inesattezza della notizia pubblicata nell'opera L'talia sotto l'aspetto fisico, storico, artistico e statistico ecc. edita da Francesco Vallardi, Milano 1866-1867, che confondeva gli statuti di Finale Emilia con quelli di Finale Ligure, notizia controllabile presso l'Archivio di stato di Milano (Feudi imperiali, Finale Ligure). Così anche il direttore della biblioteca comunale di Finale Marina (Savona).
Il 27 febbraio 1960 l'allora soprintendente archivistico, Marcello Del Piazzo, scriveva al comune di Finale Emilia in merito all'accertamento dell'ammontare della documentazione sulla legislazione statutaria in possesso dei comuni emiliani, in base alla funzioni di vigilanza sugli archivi dei comuni secondo la legge 22 dicembre 1939 n. 2006, artt. 1 e 20.

Il 14 marzo 1960 il sindaco Angelo Sola rispondeva riportando i documenti allora presenti in archivio e avvertiva che: «è voce attendibile che ancora attorno al 1930 esistesse l'originale membranaceo degli statuti della comunità di Finale. Attualmente se ne conserva copia cartacea, di recente fatta restaurare e rilegare», volume di cc. 117 (32,5x22 cm.). Il testo è diviso in quattro libri e infine seguono lettere ducali e privilegi. Si tratta di copia non autenticata risalente alla seconda metà del secolo XVI.
In fascicolo si conservavano, in originale e copia, riformazioni, capitoli e privilegi vari, approvati e concessi dal duca di Ferrara e poi di Modena dal 1505 al 1787, cc. 153 di cui 9 membranacee.
Risultavano presenti i "Capitoli per le cariche ed impieghi tanto di comunità che della Congregazione delle acque" (1762), i "Capitoli del cancelliere di comunità" (1754), i Capitoli del Monte di Pietà di Finale, del Massaro del Monte e gli Statuti dell'arte dei marangoni.
Il sindaco Sola chiedeva alla Soprintendenza di indagare sulla scomparsa della copia membranacea degli statuti.
Le indagini portarono ad appurare che effettivamente il defunto Ezio Mattioli avessi elaborato la sua tesi di laurea sugli statuti finalesi e che presso lo studioso Umberto Baldoni esistesse una trascrizione recente del testo. Il Baldoni testimoniava inoltre di aver più volte condotto ricerche sulla copia membranacea degli statuti e che anche il defunto Bruno Guaraldi ne avesse avuto a disposizione la copia presso la propria residenza. Durante il periodo bellico l'archivio patì trasferimenti e spoliazioni e nel 1946-1947 uno spoglio incontrollato e massiccio. Negli anni Sessanta aveva però intrapreso l'ordinamento dell'archivio il dottor Nello Rondelli.
Ancora il 2 febbraio 1961 Umberto Baldoni affermava di aver visto lo statuto comunale originale così come descritto nell'articolo della fine di maggio 1929 sul Resto del Carlino. Riferiva anche di aver avuto assicurazioni dal Vicini e dal professor Donati, presidente dell'Accademia di Scienze, lettere ed arti di Modena, che tale codice statutario sarebbe risalito al secolo XIII con interventi dei secoli XV e XVI, mancante delle prime sette pagine, forse eliminate nel 1288 dal marchese di Ferrara. Allegata vi era una traduzione stilistica fatta dall'arciprete di Massa, don Baraldi, con allegati ed annotazioni del dottor Grossi. Tale statuto, secondo il Baldoni sarebbe stato prestato per studio al dottor Ezio Mattioli.
Girolamo Tiraboschi nel Dizionario topografico-storico degli Stati Estensi affermava che gli statuti finalesi erano stati approvati attorno al 1420 dal marchese Nicolò III.
Il 7 gennaio 1967 il sindaco Sola segnalava l'assenza della copia degli statuti risalente presumibilmente al 1417, del manoscritto della storia del Frassoni, dell'inventario dell'archivio e delle antiche pergamene relative all'Undecima vescovile.
Filippo Valenti e Angelo Spaggiari nella Guida degli archivi storici comunali dell'Emilia Romagna segnalavano la presenza di una «copia attribuita al secolo XVI degli statuti del comune, risalenti probabilmente al secolo XIV», conservato attualmente in archivio e dell'inventario manoscritto della serie "Recapiti generali" compilato da Cesare Frassoni, conservato presso la biblioteca comunale.
Un esemplare degli statuti del secolo XVI si trova presso la biblioteca comunale di Mirandola nella Raccolta Gavioliana e altro materiale presso l'Archivio di Stato di Modena

bibliografia
Carluccio FrisonRepertorio degli statuti comunali emiliani e romagnoli: secc. XII-XVI, Fonti per la storia dell'Italia medievale, a cura di Augusto Vasina, Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 1998, 130-139


codice interno: 399 - 0001.0001