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  Regno napoleonico 1808 - maggio 1814
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registri 17, fascicoli 48, busta 1
sei in: Archivio storico del Comune di San Leo 10 marzo 1509 - 1945

Pochissimo è ciò che si conserva del periodo 1808-1810, in cui San Leo fece parte del distretto di Urbino, nel dipartimento del Metauro. Più precisamente, riferibili a questo periodo, sono stati reperiti sei fascicoletti portanti alcuni estratti di sedute consiliari, alcune minute di risposta del 1808 e tre registri dello Stato Civile, oltre ad alcune stampe.
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Poco di più rimane del periodo successivo, in cui, a seguito della distrettuazione in vigore per il 1811-1814, San Leo fu comune capo cantone, nel distretto di Rimini, dipartimento del Rubicone.
Di particolare interesse fra il poco che rimane di questo periodo, il registro di protocollo generale del 1811. Perduto è invece un protocollo segreto, di cui è attestata l'esistenza da notizie indirette; manca completamente anche il relativo carteggio.

criteri di ordinamento
Il primo intervento ha interessato il carteggio amministrativo, che è stato analizzato carta per carta per riconoscerne l'originale archivio di appartenenza e per identificarne l'eventuale organizzazione e classificazione.
Rimasto per i soli anni 1811-1814 è risultato protocollato e classificato e secondo il sistema di classificazione ricostruito è stato organizzato, fisicamente riordinato ed inventariato.
Dopo il carteggio amministrativo sono state interessate dall'intervento le stampe ed i pochi registri rimasti.

informazioni sul contesto di produzione
San Leo entrò a far parte del Regno Italico come comune di 3.a classe, dal momento che, unitamente alle comunità che gli vennero aggregate, non superava i 3.000 abitanti.
Come alla legge 8 giugno 1805, in quanto comune di 3.a classe, aveva il Consiglio composto di una decina di soggetti, nominati dal prefetto, che si riunivano in assemblea alla presenza del cancelliere del Censo.
Costui si preoccupava di convocare il consiglio 15 giorni prima che si tenesse e redigeva e trasmetteva al vice prefetto, con sede in Urbino, le deliberazioni prese.
Con il termine di Municipalità era indicato l'organo esecutivo composto, nei comuni di 3.a classe, di un sindaco e due anziani. Questi ultimi erano nominati fra i più ricchi e notabili ed erano eletti dal consiglio, mentre il sindaco era eletto dal prefetto.
Anziani e sindaco duravano in carica un anno ed erano rieleggibili.
Era compito dell'esecutivo l'ispezione amministrativa nonché la funzione rappresentativa del comune. Nello specifico, l'esecutivo presentava in consiglio l'annuale rendiconto dell'anno precedente ed il preventivo per quello successivo, nonché si faceva promotore presso l'organo deliberativo di tutte le questioni di interesse del comune.
Sottoscriveva, unitamente al segretario, i mandati di pagamento.
Completavano l'organico del comune di 3.a classe, il segretario municipale ed un cursore.
Quest'ultimo era incaricato di eseguire gli ordini della Municipalità, del cancelliere e dell'agente comunale. Sbrigava la corrispondenza fra questi organi, pubblicava le leggi ed i proclami e faceva rapporto alle autorità comunali su tutto ciò che, a sua conoscenza, poteva essere di interesse per la sicurezza ed il buon governo della comunità. Si occupava poi della riscossione delle tasse per conto del ricevitore e, relativi a questa attribuzione, nel verbale del consiglio del 25 giugno 1810, sono registrati i relativi capitoli. La sua nomina, fatta dal consiglio, doveva essere approvata dal prefetto.
Il passaggio a comune di 2.a classe, che si attuò per San Leo nell'ambito della nuova distrettuazione in vigore dal 1° gennaio 1811, introdusse tutta una serie di magistrature comunali, precedentemente non contemplate e variò nel numero se non nelle competenze quelle già esistenti.
I consiglieri salirono a 30 e furono approvati, così come previsto dall'art. 46 della legge 8 giugno 1805, con decreto reale dell'8 febbraio 1811.
Erano rinnovati annualmente di un quinto, secondo la procedura che vedeva l'estrazione a sorte di coloro che dovevano essere sostituiti ed a seguire la nomina ed approvazione del doppio degli individui necessari alla sostituzione, fra cui avveniva poi la scelta.
I consiglieri riuniti in assemblea deliberativa erano guidati da un presidente e le loro risoluzioni erano verbalizzate da un segretario, entrambi nominati nel novero dei consiglieri stessi.
La Municipalità, cioè l'organo esecutivo, passò ad essere composta di un podestà e quattro savi, nominati, in una rosa di candidati, dal consiglio comunale a scrutinio segreto e con la maggioranza assoluta dei voti. La nomina del podestà, che durava in carica tre anni, doveva poi essere sanzionata da decreto reale. Era costui il diretto interlocutore dell'autorità superiore tanto che in un passo della normativa è detto che "il solo Podestà è responsabile in faccia al Governo del buon andamento che riguarda l'esigenza delle tasse del suo Comune".
I quattro savi venivano rinnovati ogni anno di una parte, in modo che, passato un triennio, l'organo fosse rinnovato nella sua interezza.
La prima nomina del podestà, unitamente a quella dei savi e degli impiegati del comune di 2.a classe, fu fatta dal vice prefetto di Rimini che la inoltrò il 1° gennaio 1811 con avvertenze ed istruzioni per la regolare amministrazione del comune. A seguire, le nomine avvennero ad opera del consiglio comunale, salvo approvazione prefettizia comunicata dal vice prefetto di Rimini il 23 maggio 1811.
Le competenze dell'organo deliberativo e di quello esecutivo erano quelle già descritte per il comune di 3.a classe, fatte salve le differenze dovute al maggior numero di popolazione coinvolta.
Fra gli impiegati comunali, accanto al segretario municipale, vennero installati, la prima volta per nomina vice prefettizia, un archivista protocollista, un ragioniere municipale, un portiere, un commesso postale ed un cursore; quest'ultimo, già previsto nel ridotto organico del comune di 3.a classe.
La riscossione delle tasse era demandata al ricevitore, che la esercitava per contratto, dopo che si era aggiudicato in gara d'appalto la ricevitoria comunale. Aggiudicazione e rinnovazione della concessione erano regolamentate dalla legge 22 marzo 1804.
Era coadiuvato dal cursore, che veniva ammesso all'incarico su richiesta e prestava fideiussione. Il ricevitore era esattore delle tasse, sia di quella principale che era la tassa personale di cui venivano annualmente compilati i ruoli sia di altri contributi particolari come quelli dovuti dagli esercenti professioni, arti e commercio, su tutto il territorio comunale, aggregati compresi.
La tassazione sull'estimo delle proprietà terriere contemplava una procedura in base alla quale i segretari dei comuni del cantone trasmettevano i catasti della comunità al Cancelliere del Censo che, da essi, compilava i registrini per l'esazione, detti "libretti di scossa". Altri libretti o "quinternetti di scossa" erano compilati dal segretario municipale
In seno al consiglio poi, erano annualmente eletti due revisori dei conti, la cui nomina doveva essere sanzionata dal vice prefetto.
Maestro di scuola e medico furono nominati in questo periodo, secondo l'antica consuetudine che vedeva il consiglio eleggere ad hoc un ristretto numero di consiglieri, detti elezionari, che una volta che avevano fatta la scelta dell'individuo la riportavano in consiglio perché fosse approvata.
Ad integrazione dell'organico comunale, nel gennaio del 1811, il podestà nominò due soggetti, detti edili, che avessero il compito dei soprastanti comunali di antico regime, che sorvegliassero cioè la corretta vendita dei generi al minuto, fra cui vino, pane e carne ed a cui il vice prefetto di Rimini demandò, nel luglio successivo, la vigilanza sulla salubrità delle carni vendute in San Leo.
Il decreto 13 settembre 1811, prevedeva la nomina in ogni comune di un qualche numero di guardie campestri; nel consiglio che si tenne immediatamente dopo la pubblicazione di tale decreto, si decise di rimandare tale nomina al 1813, vista l'impossibilità per le casse comunali, di sostenere questa ulteriore spesa. La documentazione seguente non ci rende conto della realizzazione o meno di tali nomine.
Furono inoltre attivate commissioni preposte a trattare particolari questioni, come la Deputazione al Pubblico Ornato, sorta di odierna Commissione Edilizia, che doveva trasmettere mensilmente al vice prefetto una relazione.
Per l'attività poi di approvigionamento delle truppe, dal momento che il cosiddetto casermaggio era amministrato dal
comune, è attestata, sin dall'aprile del 1808, la figura di un magazziniere - casermiere con anche compiti di scrittore al "burò militare".

storia archivistica
La considerazione dell'archivio come luogo sicuro di conservazione della documentazione, porta a determinare, nell'agosto del 1811, di conservarvi i registri dello Stato Civile ancora da compilare, trasmessi dal vice prefetto e da inoltrare al Tribunale Giurisdizionale per la vidimazione; com'anche la volontà di avere corretti e funzionali sistemi di condizionamento che, nel novembre del 1811, portano a spendere 6 lire per far fare da un libraio dieci buste ed una cartella in servizio della documentazione dell'Ufficio Municipale.
La documentazione del periodo del Regno Napoleonico (1808 mag. - 1814 mag.) risulta fortemente depauperata nella sua consistenza originaria, tanto che rappresentano eccezione alla completa dispersione, le poche carte e registri che si conservano.
Non è dato sapere a che cosa tale dispersione sia dovuta, anche se sembra iniziata già nell'Ottocento quando, per esempio, i grandi fogli con le liste di leva furono utilizzati per ricoprire i registri della documentazione di Antico Regime.
Altra documentazione dello stesso periodo è probabile entrata nello scarto abusivo perpetrato nel 1948, quando 30 quintali di documenti, non identifiabili ne' tipologicamente ne' cronologicamente, furono ceduti alla ditta "Arti Grafiche Romagnole" di S. Arcangelo di Romagna come carta da macero.
Accanto alla dispersione dell'archivio comunale, vanno segnalate, per questo periodo storico, anche le dispersioni degli archivi della Vice Prefettura di Urbino e della Vice Prefettura di Rimini, che erano gli organi di governo direttamente superiori al nostro comune, il primo nel periodo 1808-1810, il secondo in quello 1811-1814.
Questa documentazione poi, fortemente depauperata relativamente alla consistenza, risultava ampiamente manomessa, sia a seguito di un riordino ascrivibile alla seconda metà dell'Ottocento che a seguito di quello effettuato tra il 1967 ed il 1970 dal sig. F. Mazzaferro archivista della Prefettura di Pesaro.
In mazzi e/o buste annuali erano stipati documenti non solo di pertinenza del comune, ma anche documenti prodotti ed archiviati da altri uffici presenti sul territorio, come la Congregazione napoleonica di Carità o il Giudice di Pace, etc.; il tutto senza alcuna partizione ne' di provenienza ne' di classificazione.
In due buste era poi stipato materiale a stampa ed a parte era conservata una filza di lettere.

strumenti di ricerca
Sonia Ferri ( a cura di), Archivio Storico del Comune di San Leo. Regno Napoleonico (1808-1814) ed Aggregati (1808-1813). Inventario, 2001


codice interno: 485 - 001.002