La serie è formata dai registri di protocollo della corrispondenza, ovvero i registri annuali in cui vengono annotati in ordine cronologico gli atti ricevuti e spediti dall'ente. Copre con continuità l'arco cronologico dal 1911 al 1976; è presente un unico registro ottocentesco, del 1889, la serie è dunque lacunosa per il XIX secolo.
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I registri riportano con regolarità i seguenti dati: numero d'ordine, data di arrivo o registrazione, data del documento, emittente/provenienza o destinatario, oggetto, determinazione adottate, numeri di protocollo antecedenti e susseguenti, annotazioni per l'archiviazione. Le registrazioni si distribuiscono tradizionalmente su due pagine: quella a sinistra è riservata alla documentazione in arrivo, quella a destra alla documentazione in partenza o spedita.
criteri di ordinamento I registri sono stati ordinati e descritti rispettando l'ordine cronologico.
informazioni sul contesto di produzione In tre diversi momenti, i registri di protocollo sono stati soggetti a normative e revisioni. Nel Ducato di Parma e Piacenza, per volontà di Maria Luigia, fu avviata una riforma generale dello Stato in seguito alla quale la Segreteria di Stato, il 14 giugno 1821, emanò l'"Istruzione relativa al buon andamento degli affari di pubblica Amministrazione", atto che conteneva istruzioni precise sull'ordinamento delle carte, sulla tenuta degli archivi e dei registri di protocollo. Dopo l'unità d'Italia, la Legge per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia del 20 marzo 1865 inserì i registri di protocollo nell'elenco degli atti che, obbligatoriamente, gli uffici comunali dovevano tenere costantemente aggiornati; infine, nel 1897, l'emanazione della circolare Astengo sancì l'obbligo di registrare, nel registro di protocollo, ogni atto in arrivo e in partenza assegnandolo ad una delle 15 categorie d'archivio previste dal titolario di classificazione.
storia archivistica Dal 1911 al 1976 i registri sono stati conservati in ordine cronologico. I registri antecedenti al 1911 hanno seguito con tutta probabilità la medesima sorte della maggior parte del carteggio ottocentesco e dei primi del novecento, finendo dispersi per cause non note.