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  Tassa di macine 1679 - 1779
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serie
registri 25, quaderni 62
sei in: Archivio della Podesteria di Galeata 1411 - 1779 (docc. in originale dal 1536)

La serie comprende documentazione di varia natura relativa alla riscossione della tassa del macinato e in parte anche l'appalto del pan venale e del forno (si veda la sottoserie Partiti).
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In base alla diversa natura la documentazione è stata suddivisa in altrettante sottoserie: partiti dei deputati sopra la tassa delle macine, portate delle bocche, reparti, dazzaioli, saldi.

informazioni sul contesto di produzione
La tassa di macine o gabella delle farine è istituita l'8 ottobre 1552 per fronteggiare le spese militari sostenute dal Granducato nella guerra di Siena(1) e sarebbe dovuta restare in vigore solo tre anni, ma venne abolita solo nell'Ottocento. In un primo momento è riscossa dagli stessi mugnai, ma dal 1554 viene affidata ad esattori (camarlinghi) che autorizzano, per mezzo di polizze, la macinazione e riscuotono la tassa sulla base di ciascuna denuncia.
A partire dal 1678 la gabella si trasforma in una tassa personale con un contingente annuo per comunità che viene ripartito tra le varie famiglie in base al numero dei componenti (bocche) della comunità stessa.
Il provvedimento del 4 giugno 1678(2) stabilisce che apposite deputazioni elette dai consigli procedano alla distribuzione del contingente di imposta richiesto alla comunità in ruoli provvisori (reparti) e all'elezione di un camarlingo incaricato della riscossione della tassa per mezzo di ruoli definitivi (dazzaioli).
Con motuproprio del 23 marzo 1763 l'amministrazione della tassa viene affidata direttamente al cancelliere comunitativo.
Ogni anno, effettuati i riscontri di tutti gli abitanti la comunità, popolo per popolo, e riscontrate anche le portate, i deputati del macinato tassavano, presente il cancelliere, ciascuna famiglia, eccettuate le miserabili. Il cancelliere impostava, in seguito, sul dazzaiolo, ciascun capo di famiglia col rispettivo numero delle bocche per debitore della tassa fissata che doveva essere pagata da tutti, maschi e femmine, dai tre anni in su.
Il camarlingo della tassa di macina veniva scelto all'incanto dai deputati locali e il Magistrato delle farine di Firenze approvava la scelta(3).
La Podesteria aveva un camarlingo della tassa del macinato per Galeata e annessi e un altro per Santa Sofia e annessi(4).
I camarlinghi di ciascun comune dovevano versare le somme alla Cassa generale dell'Ufficio delle farine di Firenze per il tramite del camarlingo generale della Romagna(5).
Con la legge del 7 marzo 1789 la tassa viene affidata alla comunità che la riscuoteva per mezzo dei camarlinghi comunitativi e ne versava l'ammontare alla cassa della Camera delle comunità di Firenze.
In seguito alla riforma del 1802, della gestione di questa tassa tornano ad occuparsi nuovamente i cancellieri.

(1) Legislazione toscana raccolta e illustrata dal dottore Lorenzo Cantini, vol. II, pp. 297-305.
(2) ASFi, Leggi e bandi, Appendice, n. CXI, circolare del 4 giugno 1678.
(3) AsCG, Podesteria di Galeata, Tassa di macine, Reparti, quaderno 17.
(4) Ibidem, quaderno 26.
(5) Ibidem, quaderno 17, c. 27r-v.

unità di descrizione separate
Documentazione relativa alla tassa di macine è presente anche nella serie Carteggio dei cancellieri.


codice interno: 939 - 001.007