Archivi ER

Archivi ER - Sistema informativo partecipato degli archivi storici in Emilia-Romagna

Gli archivi in Emilia-Romagna


Ti trovi in: Archivi ER > BIM - Imola > Bologna > Struttura dell'inventario

Archivio storico della Ducati Anni '40 - 2000
  visualizza XML
fondo
buste 1939, registri 67, album 168, volumi 505, cartelle 63, scatole 52, pacchi 15, cassette 5, fascicoli 3, metri lineari 58,55 ca.

L'archivio Ducati è costituito dalla documentazione prodotta e ricevuta dall'azienda a partire dalla sua costituzione fino ad oggi, con alcune carte risalenti all'epoca della Società Scientifica Radio Brevetti Ducati, da cui tra la fine del 1953 e l'inizio del 1954 sarebbero nate, come ramificazioni separate e con specifiche competenze, Ducati Meccanica e Ducati Elettronica.
espandi chiudi


L'articolazione delle serie - pur molto lacunose in alcuni casi - riflette il funzionamento di un'azienda impegnata fin dalle origini nella progettazione e produzione di motoveicoli, motori e telai e in cui, di conseguenza, la sedimentazione documentaria più rilevante dal punto di vista quantitativo è da sempre quella di natura tecnica. Nell'ambito delle competenze dell'Ufficio tecnico rientrano infatti numerose funzioni che si riflettono nella produzione di carte afferenti ad altrettante e corpose serie archivistiche individuate durante la ricognizione, tra cui i disegni di motori e veicoli, i cataloghi nomenclatori, gli atti inerenti le modifiche apportate alla progettazione e produzione di specifici modelli o componenti, la corrispondenza con i fornitori, le comunicazioni interne, le richieste di acquisto, le procedure di collaudo e il disbrigo delle pratiche necessarie per le omologazioni. Progettazione e produzione sono poi accompagnate dalla compilazione di cataloghi ricambi e di libretti d'uso e manutenzione, che costituiscono due serie tra le più complete tra quelle rintracciate.
Assai rilevante è stato il rinvenimento, in questa fase di lavoro, di una piccola parte della documentazione amministrativa prodotta dall'azienda, che non era stata individuata nel corso delle precedenti attività di ricognizione. Ci si riferisce in particolare ai libri sociali quali i verbali del Consiglio di amministrazione e i verbali delle Assemblee dei soci - che partono dall'epoca della costituzione di Ducati Meccanica e arrivano fino ai giorni nostri, con una notevole lacuna per il periodo di acquisizione della ditta da parte di Cagiva - ai registri dei soci e ad alcuni strumenti tra cui contratti e atti notarili che hanno scandito le più importanti tappe delle trasformazioni societarie aziendali.
Significativa per consistenza è anche la documentazione inerente la gestione delle risorse umane, che comprende fascicoli del personale, schede individuali dei dipendenti dell'azienda, libri matricola di operai, intermedi e impiegati, atti relativi alle assunzioni, alle cessazioni e al trattamento economico, previdenziale ed assistenzale dei dipendenti, ai rapporti con le organizzazioni sindacali e alle attività delle commissioni interne di fabbrica.
Del tutto residuale si presenta invece la documentazione contabile storica, evidentemente sottoposta nel corso del tempo a costanti attività di scarto e che oggi è costituita da pochi registri di movimenti bancari e di cassa compilati tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta. Rimane invece una consistente parte della documentazione contabile più recente, costituita in prevalenza da fatture, prodotta a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, insieme a carte afferenti alla gestione della Tesoreria.
L'archivio storico conserva inoltre una corposa quantità di materiale a stampa, costituito in prevalenza da riviste di settore, materiale pubblicitario e poster, nonchè molte fotografie di natura eterogenea: da immagini di motori e componenti realizzate per finalità tecniche a foto di eventi e competizioni sportive, materiale che necessiterà di interventi specifici per garantirne una migliore conservazione ed un razionale ordinamento.
Interessante è anche la presenza di alcune scatole, conservate presso l'Infermeria aziendale, contenenti schede sanitarie dei dipendenti risalenti anche agli anni Quaranta, a dimostrazione dell'esistenza, fin dalle origini dell'azienda, di un servizio sanitario interno per l'assistenza medica del personale.
Si segnala infine l'esistenza di un piccolo nucleo di libri catalogati e corredati da una rubrica alfabetica costituenti l'antica bibliotechina del dopolavoro, alla base di un servizio culturale e ricreativo messo a disposizione dei lavoratori dell'azienda.

criteri di ordinamento
L'intervento effettuato sull'Archivio storico Ducati ha mirato alla ricognizione e alla descrizione a livello alto del patrimonio documentario prodotto e conservato dall'azienda dalle origini fino all'anno 2000, in attuazione di un progetto stipulato tra IBACN e Fondazione Ducati finalizzato all'avvio di attività archivistiche che favorissero una più precisa acquisizione di informazioni circa la consistenza dei nuclei documentari individuati, i processi di formazione e sedimentazione delle carte e la loro attuale collocazione.
Lo scopo del lavoro non è stato quindi quello di descrivere analiticamente i fondi, ma di censirne l'esistenza raccogliendone informazioni su contenuti e consistenze, integrando e approfondendo così i dati ricavati nel corso di precedenti e preliminari attività ricognitive, condotte negli anni 2012 e 2017, che hanno rappresentato il punto di partenza dell'attività ora svolta.
La dislocazione dei fondi in diversi locali, la natura tecnica delle carte e il necessario contatto col personale degli uffici hanno reso indispensabile e preziosa la mediazione e la collaborazione del sig. Gianfranco Zappoli, punto di riferimento aziendale per l'archivio storico insieme al sig. Giuseppe Di Marco.
L'attività ricognitiva ha interessato l'ampio locale adibito ad archivio dell'Ufficio tecnico, compresi gli schedari e gli armadi collocati nella zona antistante il medesimo; una piccola stanza che conserva materiale eterogeneo, tra cui il residuo di una bibliotechina del Circolo aziendale; l'ufficio Archivio storico Ducati; un locale destinato alla raccolta di riviste di settore; i due locali archivio collocati nel sottotetto che conservano in prevalenza documentazione della Ragioneria e del Personale; un magazzino interrato distaccato dall'azienda e collocato sotto lo store Ducati; il locale infermeria. È stato inoltre coinvolto il personale degli uffici per l'individuazione e la segnalazione delle carte prodotte fino all'anno 2000 ancora presenti nei locali di lavoro.
La mappatura e l'osservazione della documentazione ha permesso di distinguere numerose serie documentarie in precedenza non individuate e di attribuirle ai rispettivi uffici produttori, dei quali, tuttavia - a causa dei numerosi e talvolta repentini cambiamenti intervenuti nel corso del tempo nell'organigramma aziendale - non è sempre stato possibile riflettere il funzionamento.
Pur non essendo prevista in questa fase di lavoro un'attività di riordino fisico della documentazione, non si è potuto a volte prescindere dalla movimentazione dei raccoglitori, soprattutto nei casi in cui tale operazione appariva come la strada più sicura da percorrere per individuare con precisione le differenze tra una serie e l'altra. Ci si riferisce in particolare agli atti conservati nell'Archivio dell'Ufficio tecnico, per loro natura difficilmente comprensibili ai non addetti ai lavori: in questi casi le analogie tra le indicazioni tecniche riportate sui dorsi dei contenitori sono state il riferimento per ricompattare fisicamente unità disperse, ma accomunate da diciture similari, e per ricostruire in tal modo le distinzioni tra le serie archivistiche prodotte dall'ufficio.
Nella descrizione inventariale è stata fornita, per ogni serie e sottoserie individuata, l'indicazione degli estremi cronologici, la descrizione del contenuto, la consistenza in numero di unità di conservazione o in metri lineari e l'attuale collocazione. Quest'ultima informazione risulta particolarmente importante in considerazione della dislocazione delle unità, anche afferenti alla stessa serie, in più locali, oltre che utile nell'ipotesi di un futuro allestimento di uno spazio interno alla ditta interamente adibito ad archivio storico aziendale, nel quale far confluire buona parte degli atti storici, ricompattandoli all'interno di un'unica sede. L'indicazione dell'attuale ubicazione delle carte risulta in questo caso un'informazione indispensabile per evitare di perdere traccia di quanto ad oggi individuato.

informazioni sul contesto di produzione
La nascita dell'azienda Ducati si deve ai fratelli Adriano, Bruno e Marcello Cavalieri Ducati, figli di un ingegnere industriale originario di Comacchio trasferitosi a Bologna nella seconda metà del XIX secolo. Sull'onda del successo riscosso da un esperimento di collegamento radio tra Italia e America compiuto nel 1924 con un'apparecchiatura ideata da Adriano, il 4 luglio di due anni dopo la famiglia Ducati fondò la Società Scientifica Radio Brevetti Ducati, per la produzione di materiale radioelettrico. Dalla prima sede, ubicata in uno scantinato di via Collegio di Spagna in pieno centro storico, poco tempo dopo la società si trasferì nell'immediata periferia della città, nella villa di famiglia di viale Guidotti 51.
Per i primi due anni la produzione della ditta rimase monoprodotto, interamente dedicata alla fabbricazione e commercializzazione del condensatore "Manens" per apparecchi radio, ma nel 1928 cominciò a diversificarsi con l'introduzione del condensatore variabile, particolarmente versatile e per questo molto apprezzato sul mercato. L'azienda contava allora già un centinaio di dipendenti e ben il 70% delle lavorazioni veniva esportato in 45 paesi del mondo.
Nel 1935 cominciò la costruzione del nuovo stabilimento di Borgo Panigale - ideato da Bruno Cavalieri Ducati e ancora oggi sede principale dell'azienda - la prima parte del quale sarebbe stata completata nel 1939. Allo stabilimento principale ne vennero affiancati altri due più piccoli a Crespellano e a Bazzano.
Il successo dell'azienda, che nel frattempo aveva allargato la propria attività alla produzione di apparecchiatture radio e di meccaniche di precisione, la rese presto la più importante realtà industriale bolognese degli anni '30, facendole meritare il primo premio per l'organizzazione scientifica del lavoro e la medaglia d'oro del Premio Rusconi conferito alla migliore azienda bolognese.
Tra gli articoli di maggiore successo prodotti e commercializzati in questo periodo da SSRB Ducati si ricordano l'antenna radio "Radiostilo", un impiano di comunicazione a viva voce ad alta fedeltà di riproduzione chiamato "Dufono" e anche "Raselet", il primo rasoio elettrico italiano. La gamma degli articoli progettati e realizzati si espanse presto a comprendere, oltre alle apparecchiature radiofoniche, anche le ottiche e le calcolatrici manuali. Era evidente che l'obiettivo dei fratelli Ducati era quello di sviluppare una grande industria di precisione, capace di contare sul lavoro di una manodopera altamente specializzata. Così nel 1940, su licenza dell'azienda tedesca Zeiss, Ducati costruì un binocolo marino per la visione notturna, ma anche macchine fotografiche e proiettori cinematografici. Nel 1942 fu la volta di "Duconta", la prima elettroaddizionatrice scrivente costruita in Italia, di cui tuttavia non furono venduti molti esemplari poichè la commercializzazione del prodotto anticipò di pochi mesi soltanto l'inizio della guerra.
I primi anni del secondo conflitto mondiale imposero un ulteriore ampliamento dello stabilimento di Borgo Panigale, reso necessario dalla conversione obbligata della produzione da civile a militare, e il decentramento dell'attività anche in altre sedi (Valpolicella e Salsomaggiore, oltre a Bazzano e Crespellano). Dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 lo stabilimeto principale venne occupata da militari tedeschi, ma la determinazione della dirigenza aziendale - che con rischiose operazioni di trasporto notturno decentrò e nascose macchinari e linee produttive in magazzini e scantinati segreti, divenuti stabilimenti di produzione clandestina - impedì il depauperamento del patrimonio della fabbrica, bombardata e quasi rasa al suolo da un'incursione aerea degli alleati del 12 aprile 1944.
Gli eventi bellici, l'occupazione dei tedeschi e la distruzione dello stabilimento segnarono pesantemente le sorti della SSRB Ducati, che vide quasi del tutto compromessa, a guerra conclusa, la propria attività. Era necessario ricominciare da zero tentando nuovi sbocchi produttivi. La famiglia riuscì a riprendere il controllo dell'azienda con uno sforzo economico notevole, sostenuto anche utilizzando buona parte del patrimonio personale, e già nel 1946 a Borgo Panigale iniziò la produzione dei primi micromotori ausiliari "Cucciolo", che inaugurò l'ingresso della ditta nella produzione motociclistica. Nel contempo, sempre a Bologna, continuavano ad essere prodotti anche condensatori, microcamere, macchine fotografiche, proiettori, mentre a Bazzano e in altri stabilimenti del nord Italia si producevano impianti radio, lenti oftalmiche, dinamo e calibri.
Il progetto e la licenza produttiva del "Cucciolo" vennero acquistati dalla ditta SIATA di Torino, dopo che l'azienda bolognese aveva intuito la necessità di trovare un'alternativa alle produzione delle apparecchiature realizzate nel periodo prebellico, che avrebbero richiesto un investimento di capitali che la famiglia non era in grado in quel momento di sostenere. L'intuizione, che si rivelò vincente, fu quella di assecondare l'esigenza avvertita dagli italiani usciti dalla guerra di poter disporre di un mezzo di trasporto economico come la bicicletta, integrandone i telai con un motore semplice e a basso costo.
Il successo ottenuto dal "Cucciolo" fu indubbio, tuttavia le ingenti perdite subite in conseguenza della guerra e gli ostacoli incontrati nel rilancio dello stabilimento bolognese (tra tutti si ricordano il decreto di blocco del credito voluto dal Ministero del tesoro, il razionamento dell'energia elettrica dovuto alla scarsità d'acqua dei bacini idroelettrici, la direttiva che introdusse le ferie quindicinali per gli operai) rallentarono la produzione, rendendo indispensabile il ricorso ad un aumento del capitale sociale capace di rispondere alla necessità di incrementare le capacità economiche dell'azienda. Alla fine del 1947 vennero emesse quattordici milioni di nuove azioni dal valore nominale di cento lire ciascuna, delle quali settecento milioni furono acquistate dai fratelli Ducati, quattrocento milioni vennero prese in custodia dal FIM - Fondo per l'Industria Meccanica - istituito proprio nel 1947 allo scopo di sostenere la riconversione delle industrie metalmeccaniche che erano state impiegate nella produzione bellica - e trecento milioni da altri enti finanziari.
Gli sforzi sostenuti non furono tuttavia sufficienti: dismessi anche gli stabilimenti di Bazzano e Crespellano, il primo marzo 1948 venne chiesta al Tribunale di Milano l'amministrazione controllata dell'azienda che venne quindi messa in liquidazione e commissariata.
La società passò così sotto il controllo del FIM, mentre ai fratelli Ducati, che in breve tempo avrebbero cercato nuove strade, toccarono cariche poco più che onorifiche.
L'ingresso di Ducati tra le aziende a partecipazione statale ne accentuò la specializzazione dei settori produttivi. La prima vera e propria motocicletta prodotta in Ducati nacque dalla collaborazione con un'altra azienda a partecipazione statale, la Caproni di Trento, cui venne affidato l'incarico di costruire un apposito telaio - brevettato da Gian Luigi Capellino - su cui montare il motore "Cucciolo", assemblaggio che avveniva nello stabilimento di Borgo Panigale. Si trattò di un grande successo commerciale cui si affiancarono presto progetti più articolati e avvenieristici per quei tempi, come quello dello scooter "Cruiser", già nel 1951 completamente carenato, dotato di cambio automatico e di avviamento elettrico.
La pretesa avanzata dal FIM, nell'estate del 1953, di licenziare novecento dipendenti portò ad un'occupazione degli stabilimeti da parte delle maestranze interessate, alla conseguente sospensione delle attività produttive ordinata dalla Direzione e a lunghi mesi di trattative con gli operai che si protrassero fino a quando, alla fine dell'anno, venne presa la decisione di scindere la produzione della Ducati in due settori di attività ben distinti, quello meccanico da una parte e quello elettrotecnico dall'altra, mentre nel frattempo la divisione ottica aveva smesso di esistere. Il 29 ottobre 1953 si giunse così ad un nuovo assetto societario che si concretizzò nella costituzione, da SSRB Ducati spa, di due distinte società per azioni: Ducati Elettrotecnica spa e Ducati Meccanica spa, che ebbero da allora due storie distinte.
Nello stabilimento di Borgo Panigale la progettazione e produzione di motori e motoveicoli continuò fortemente sostenuta da Giuseppe Montano, direttore generale dal 1953 al 1968, cui va riconosciuto anche il merito di aver intuito l'importanza della partecipazione della Ducati a competizioni sportive, stimolo per attività di ricerca e sviluppo i cui effetti positivi sarebbero inevitabilmente ricaduti anche nella produzione di linea. Contrariamente a quanto di solito accadeva nelle altre case produttrici di motociclette, che partivano dalla produzione di moto di serie quali basi su cui sviluppare poi i prototipi da corsa, Montano ipotizzò un percorso esattamente contrario capace di sfruttare le soluzioni tecniche elaborate per i progetti delle moto da corsa vincenti per sviluppare moto di serie. Il progettista innovatore che per primo avrebbe portato a realizzazione le ambizioni di Montano, guidando la trasformazione di Ducati da casa produttrice di motocicli di piccola cilindrata a marchio conosciuto a livello internazionale, immediatamente collegato all'idea della moto sportiva per eccellenza, era Fabio Taglioni, ingegnere reclutato dalla rivale Mondial, approdato in Ducati nel 1954 e rimasto in azienda per quarant'anni. Nella sua lunga carriera l'ing. Taglioni progettò oltre mille motori molto diversi l'uno dall'altro, tra cui, nel 1958, il famoso motore "Desmodromico", con doppia camma comandata meccanicamente per gestire l'apertura e la chiusura delle valvole motore. La vera innovazione non fu tanto l'invenzione di questo sistema, già attestato in alcuni motori utilizzati in Formula 1, quanto la sua applicazione in campo motociclistico, che nel 1956 assicurò, ad esempio, la prima vittoria di Ducati su un circuito internazionale (Hedemora, Svezia) con il modello 125 "Grand Prix Desmo", poi ancora la progettazione di motori che portarono sul podio Ducati in competizioni italiane su strada nei primi anni '50, come nel Giro d'Italia e nelle "gare di gran fondo". Fino al 1958 protagonista in queste gare fu la "Ducati 100 Gran Sport" nota anche come "Marianna".
Tornando alle vicende societarie, il 1958 fu anche l'anno in cui venne messo in liquidazione il FIM e le maggioranze azionarie delle società che erano state da esso controllate, tra cui rientrava anche Ducati, furono trasferite a titolo di comodato alla Finanziaria Ernesto Breda di Milano, istituita nel 1952 con funzioni di holding. La decisione di Breda ed Isotta Fraschini di orientare Ducati alla produzione di motori diesel, motori marini e gruppi elettrogeni - in considerazione della generale crisi che negli anni '60, per molteplici fattori, colpì il settore motociclistico - determinò la sospensione della partecipazione dell'azienda alle competizioni sportive.
Tra la fine degli anni '50 e la fine degli anni '60, videro comunque la luce modelli quali la "Ducati 175", lo "Scrambler" che conobbe un particolare successo nel mercato nordamericano, e la serie "Mark 3".
Perdurando una situazione finanziaria difficile, nel 1970 la Ducati passò sotto la guida di un'altra finanziaria del sistema delle partecipazioni statali, l'Ente partecipazioni e finanziamenti industrie manifatturiere (EFIM), che da un lato proseguì l'impegno motociclistico, dall'altro cercò di inserire Ducati nel gruppo VM spa, azienda di Cento (Fe) specializzata nella produzione di motori diesel marini e terrestri e controllata da Finmeccanica - finanziaria del gruppo IRI - sotto la cui proprietà Ducati in effetti sarebbe passata agli inizi degli anni '80.
Risale agli anni '70 e prosegue fino ai primi anni '80 l'introduzione di altre innovazioni, tra cui il motore bicilindrico con una particolare configurazione a "elle", e la progettazione di nuove moto di grossa cilindrata, come la "750 Super Sport", la bicilindrica 500 denominata "Pantah" (1979) e la versione stradale "750 F1", presentata a Sydney nel 1985, ultimo progetto realizzato da Taglioni.
Nel periodo di proprietà del gruppo VM l'attività di progettazione aziendale venne modificata e si preferì sperimentare e produrre motori diesel per autotrazione, seguendo un piano progettuale che continuò anche quando l'IRI nel 1985 cedette Ducati Meccanica alla Cagiva dei fratelli Claudio e Gianfranco Castiglioni - storica azienda motociclistica di Varese - che dopo l'acquisizione spostarono a Bologna anche la direzione commerciale della loro azienda.
Nel 1990 tra Cagiva spa e Ducati Meccanica spa venne costituita una nuova società denominata Ducati Diesel spa per la produzione e commercializzazione di motori diesel e benzina, motoveicoli, motocicli e veicoli vari per il trasporto terrestre, marittimo ed aereo.
La passione dei nuovi proprietari Castiglioni per moto e corse diede tuttavia un rinnovato impulso alla Ducati anche in questo settore, confermando la partecipazione alle competizioni internazionali e favorendo la produzione di nuovi modelli, si cita per tutti il famosissimo "Monster" disegnato dall'argentino Miguel Galluzzi nel 1993.
Nonostante il rilancio della produzione motociclistica e gli ottimi presupposti che la nuova proprietà lasciava supporre, la miopia dei vertici aziendali verso le reali esigenze di mercato, investimenti poco prudenti e un eccessivo spreco di capitali riportarono Ducati in difficoltà all'inizio degli anni '90.
Nel dicembre 1992 la Ducati Meccanica spa fu estinta per scissione nelle due società Ducati Motorcycles spa e Ducati Services spa: alla prima venne ricondotta la produzione di motoveicoli e motori, alla seconda l'ottimizzazione dei servizi di carattere tecnico e finanziario connessi al marchio Ducati e alla sua diffusione in campo nazionale e internazionale. Nel 1994 nella Ducati Motorcycles furono incorporate Cagiva Ricambi spa, Moto Morini Fabbrica italiana motocicli spa (un'altra storica azienda motociclistica bolognese, benché di dimensioni molto più ridotte, acquisita dai Castiglioni nel 1987) e Ducati Diesel spa.
La profonda crisi finanziaria che attraversò il Gruppo Castiglioni tra il 1995 e il 1996 costrinse la Società a cedere le sue proprietà. Nel 1996 il controllo di maggioranza della Ducati passò a Texas Pacific Group (TPG), un fondo di investimento americano che fu in grado di rilanciare l'azienda. La denominazione fu mutata in Ducati Motor Holding spa e venne quotata in borsa.
La fine degli anni '90, sino ai giorni nostri, sono caratterizzati da nuovi successi commerciali, tra tutti si ricorda la nuova edizione del modello Monster "Monster Dark" che tra il 1998 e il 1999 fu la moto più venduta in Italia, dalle ripetute vittorie nel campionato mondiale Superbike, dall'ingresso nel campionato mondiale Moto GP con la conquista nel 2007 del titolo Piloti, e dei titoli Team e Costruttori.
A inizio XXI secolo si verificano nuovi cambi di proprietà, a fine 2005 la quota di maggioranza della società è stata acquistata da parte di Investindustrial Holding della famiglia Bonomi; nel 2012 la totalità del pacchetto azionario è stato acquistato da Automobili Lamborghini spa del gruppo tedesco AUDI.

Fonti:
- https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=59768&RicVM=ricercasemplice&RicFrmRicSemplice=Ducati&RicPag=9&RicSez=produttori
- https://www.ducati.com/it/it/heritage
- "Il caso Ducati", a cura di Lorenza Angelini e Vittorio D'Amato, LIUC - Università Cattaneo

storia archivistica
Le ricognizioni effettuate sulla documentazione ad oggi presente nei diversi locali aziendali in cui si trova dislocato l'archivio Ducati, hanno reso evidente che il fondo si presenta notevolmente lacunoso. In particolare, accanto alla completezza delle carte e progetti che afferiscono all'Ufficio tecnico e alla notevole consistenza della documentazione prodotta dall'Ufficio personale, mancano quasi completamente le carte storiche della Ragioneria e dell'Amministrazione. Tale lacuna è in parte riconducibile alle periodiche attività di selezione ed eliminazione cui l'azienda sottopone la documentazione contabile non più soggetta ad obblighi di conservazione, in parte pare sia conseguenza dell'abbattimento, avvenuto nel 1973 durante alcuni lavori di ristrutturazione, di un capannone adibito anche a locale archivio, in parte è senza dubbio imputabile ai numerosi e ravvicinati cambi societari che hanno caratterizzato la storia della Ducati.
Con decreto n. 24 del 16 dicembre 2011 l'archivio è stato dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia Romagna, dichiarazione che ha ricompreso anche l'aggregato fondo Moto Morini e il Museo Ducati 1.
Nell'ambito del progetto "Censimento degli archivi di impresa del territorio bolognese" - promosso e finanziato dalla Soprintendenza archivistica per l'Emilia Romagna in collaborazione col Museo del patrimonio industriale del Comune di Bologna, negli anni 2011-2013 - la documentazione dell'archivio Ducati prodotta fino all'anno 1992 è stata oggetto di un primo rilevamento nel 2012, che ha permesso una iniziale e sommaria descrizione del fondo, reperibile su SIUSA - Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche 2. A quel primo rilevamento è poi seguita nel 2017 una seconda ricognizione del patrimonio archivistico presente nell'azienda.

Note
1 http://www.sa-ero.archivi.beniculturali.it/dichiarati/index.php?page=PdfScheda&scheda=313 
2 https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TuttoAperto=1&TipoPag=comparc&Chiave=365402&ChiaveAlbero=&RicProgetto=reg%2demr&RicTipoScheda=ca&RicVM=indice&RicSez=fondi

bibliografia

Ducati, in «SIUSA - Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche», 2014
https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TuttoAperto=1&TipoPag=comparc&Chiave=365402&ChiaveAlbero=&RicProgetto=reg%2demr&RicTipoScheda=ca&RicVM=indice&RicSez=fondi (consultato il  3/06/2020)


codice interno: 1268 - 001

informazioni redazionali
Descrizioni a cura
Angelica Barberini, Sara Spallanzani (Archimedia), 2020

realizzate per
Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna. Intervento diretto nell'ambito del “Protocollo d’intesa tra l’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna e la Fondazione Ducati per lo sviluppo del progetto di valorizzazione dell’archivio storico Ducati” (RPI 2019/76 del 18.07.2019)

intervento redazionale a cura di
Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 2020


modalità di consultazione
L'archivio è consultabile presso la sede di via Antonio Cavalieri Ducati 3, Borgo Panigale – Bologna
previa comunicazione a:
Monica Passerini monica.passerini@ducati.com
Consigliere Delegato di Fondazione Ducati.