Si tratta a tutti gli effetti di una raccolta di documenti membranacei, contenenti - a parte alcuni frammenti di codici usati come coperte di riuso - atti privati dal XIV secolo relativi a Vicenza e al suo territorio (in particolare Chiampo), che appaiono essere il frutto di un acquisto antiquario compiuto da Domenico Zauli Naldi a Verona nel 1867. La provenienza di questi documenti non è, allo stato attuale delle conoscenze, ricostruibile; la sua acquisizione cadde peraltro in un momento di passaggio storico-istituzionale rilevante, quando il Veneto era appena stato annesso al Regno d’Italia per effetto della III Guerra d’Indipendenza del 1866, e anche gli archivi pubblici e privati si trovavano nel trapasso fra il precedente ordinamento austriaco e la futura applicazione dell’ordinamento italiano.
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Allo stesso modo non si può affermare con certezza quale interesse e quali circostanze portarono a questo acquisto: un unico, tenue legame con gli interessi storici faentini può essere dato dalla presenza di un solo documento dato a Faenza nel 1499. Nel 1950 risulta da alcune note frammentarie qui conservate che il conte Luigi Zauli Naldi coinvolse monsignor Giuseppe Rossini (1877-1963), il sacerdote che fu autore di memorabili contributi alla storiografia faentina con i suoi studi ed edizioni di fonti, in un progetto di redazione dei regesti di queste pergamene; questi regesti dattiloscritti sono tuttora conservati assieme ai documenti nei rispettivi fascicoli. Dopo di ciò, nell’ambito dell’inventariazione sommaria compiuta nel 2007, una nuova regestazione di questi documenti è stata affidata all’archivista e storica medievista Corinna Mezzetti di Ferrara, il cui efficacissimo lavoro, improntato ai più moderni criteri diplomatici, viene qui assunto fedelmente.