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Archivio storico comunale di Carpi
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  Periodo estense. Partiti della Comunità 1538 - 1796
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serie
registri 21
sei in: Archivio storico del Comune di Carpi 1353 - 2003

La documentazione è costituita da registri nei quali sono riportate le delibere emesse dai "provvisori" della comunità:
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- registri contrassegnati dalle lettere A-Z, 1538-1794, 20 registri;
- "Registro dei partiti del pubblico di Carpi dell'anno 1795 e 1796", 1795-1796, 1 registro.

informazioni sul contesto di produzione
Nei Libri dei Partiti sono racchiusi due secoli e mezzo di attività del Consiglio comunale in epoca estense; la vastità della materia è tale che una qualsiasi sintesi sarebbe inadeguata, non solo per la molteplicità delle competenze deputate all'organismo, ma anche e soprattutto per i complicati rapporti giuridico-amministrativi ed economico-finanziari intercorsi tra la periferia (il Comitatus di Carpi, poi Principato) e il suo centro (la capitale estense, Ferrara e poi Modena). In questa sede ci limiteremo ad evidenziare alcuni aspetti che hanno riguardato l'Ufficio nel passaggio dalla signoria dei Pio agli Estensi. Al lettore si sottopone per un approfondimento la bibliografia esistente. Negli Statuti riformati di Carpi del 1447, concessi da Alberto e Galasso Pio, spicca nel libro primo, dedicato agli organi deputati all'amministrazione del luogo, l'introduzione di una nuova magistratura pro evidenti utilitate comuni, i dodici sapientes (più tardi chiamati "provvisori") le cui competenze si sovrappongono a quelle del massaro generale previsto dagli Statuti del 1353, e non più contemplato da quelli quattrocenteschi. Eletti annualmente e direttamente dai Magnifici Domini, i sapienti avevano il compito di portare ad esecuzione la volontà dei Signori Pio: amministravano le finanze della Comunità, con l'obbligo di registrare in appositi libri entrate e uscite, avevano potere in materia fiscale, con l'imposizione e la riscossione dei tributi e dei gravami, e in materia di lavori pubblici. Inoltre conservavano il libro dell'estimo del Comune di Carpi. La procedura di elezione dei provvisori muta nel 1527, dopo la destituzione di Alberto III Pio, a seguito di una supplica inoltrata dai membri in carica al nuovo signore di Carpi, Alfonso I d'Este. Il sistema approvato dal duca prevedeva che ogni anno ad essere eletti fossero solo cittadini "originari" della Terra di Carpi, scelti tra i migliori e prudenti, e che il numero dei nominativi "imbussolati" non dovesse superare i venti; tra questa rosa di notabili solo dodici, eletti dal commissario ducale (poi governatore), avrebbero retto il comune a sorte e a turno (tre provvisori per tre mesi scelti a sorte per imbussolamento), con la collaborazione di un massaro e di un dottore in legge. Il duca, concedendo l'estrazione a sorte e accordando la designazione dei candidati agli stessi membri del consiglio, in unione con il suo governatore, conferiva loro un'autorità a suo tempo non riconosciuta dai Pio. Purtroppo le delibere di quasi un decennio sono andate perdute, pertanto non sappiamo come e quando furono adottate le nuove regole, ma dalla lettura del primo registro che data al 1538 sembra di capire che i nominativi dei candidati alla carica di provvisore non venissero in realtà "imbussolati", ma consegnati direttamente dai provvisori uscenti al governatore che eleggeva i dodici incaricati. Tale sistema fu modificato nel 1550 dal duca Ercole II, a seguito di numerose contestazioni e critiche pervenute sull'operato dei membri del consiglio. Il regolamento emanato, teso ad eliminare la corruzione e l'ingiustizia che prevaleva nell'assegnazione degli incarichi, sia quelli di provvisore sia di altri ufficiali, affidava a quattro cittadini anziani (ovvero di antica cittadinanza), esponenti delle famiglie maggiorenti in città, il compito di designare, in accordo con il governatore, trenta candidati, da distribuire in tre liste, procedendo poi per "imbussolatione et extractione per sorte", come si usava fare a Modena e in altre città dello Stato e come si era deliberato in un consiglio comunale del 1546. Qui non daremo conto di tutta la procedura, ben in illustrata in lavori specialistici, limitandoci ad osservare che il sistema misto di elezione ed estrazione a sorte venne adottato anche per l'elezione degli altri ufficiali della Comunità (sindaci, massari generali, ufficiali della Piazza, ufficiali alla bovatera, ufficiali alle acque e anche maestri). Negli anni seguenti furono adottate altre misure orientate ad un maggiore e diretto controllo da parte del governo centrale sui meccanismi elettivi: nel 1584 Alfonso II ordinò che le liste dei provvisori da imbussolare fossero inviate a Ferrara perché lui potesse personalmente confermare o sostituire i candidati, mentre nel 1599 il duca Cesare, insediatosi a Modena dopo la devoluzione di Ferrara alla Santa Sede, scrisse al governatore di Carpi che esigeva la presenza del podestà durante le sedute consiliari, e che anche il governatore vi poteva intervenire, sia coi suoi "consigli" sia con la sua autorità qualora lo ritenesse necessario al bene pubblico. Tuttavia, come riportano diversi studi, anche questi provvedimenti non posero fine al mancato rispetto delle norme che prevedevano la rotazione dei pubblici rappresentanti e la questione rimase aperta sino alla fine del XVIII secolo.

bibliografia
Maria Cristina VerriniLa comunità di Carpi nel primo periodo estense 1527-1559


codice interno: 0317 - 001.004