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Conservatore

Biblioteca comunale Manfrediana di Faenza
Via Manfredi 14

48018 Faenza (RAVENNA)

tel: 0546691700

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responsabile: Daniela Simonini scrivi


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Biblioteca comunale Manfrediana di Faenza

descrizione

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nota storica
  • La Biblioteca di Faenza aprì al pubblico il 25 novembre 1818 nella sede del Palazzo degli Studi (ex collegio dei Gesuiti) e solo nel 1825 fu trasferita, in unico complesso con la scuola comunale, la pinacoteca, il gabinetto di fisica, nella sede attuale, l'ex convento dell'Ordine dei Servi di Maria, in seguito alla restituzione del complesso conventuale ai Gesuiti, ritornati a Faenza nei primi decenni dell'Ottocento. Le origini Biblioteca risalgono al 1797 anno delle soppressioni napoleoniche delle case religiose e alle conseguenti confische avvenute. A questo primo nucleo proveniente dagli ordini religiosi si aggiunsero successivamente altri volumi con l'estensione all'ex Legazione delle Romagne della legge del Regno di Sardegna. Infine ulteriori incrementi si devono alla soppressione delle case religiose volute dallo Stato italiano (1866 e 1867). I pochi documenti conservati nell'Archivio della Magistratura del Comune di Faenza non contribuiscono a far luce sugli eventi convulsi di quei giorni. Dalla Notificazione dell'avvoc. Scardavi relativa alle librerie delle soppresse case religiose di Faenza si apprende era stato stimato in circa 15.000 i volumi appartenuti ai religiosi confiscati. Di questi solo 4.000 vennero ritenuti degni di essere destinati alla nascente biblioteca. Scardavi organizzò la raccolta dapprima nelle stanze del Convento dei Cistercensi, già dei Gesuiti, e poi nell'oratorio della Compagnia degli Angeli. Pochi mesi dopo i libri furono consegnati a Marino Borsieri. La nota firmata da Marino Borsieri in data 6 marzo 1798 relativa alla consegna dei libri in numero di "quindicimilaquarantasei" è conservata nel fondo Scardavi dell'Archivio storico del Comune di Bagnacavallo. Borsieri segnala la presenza anche di numerosi breviari, salteri e antifonari non presenti nell'elenco e di altri volumi scartati e gettati sotto il tavolo.
    L'assenza dei libri di molte importanti congregazioni e di altri elementi identificatori della provenienza in misura assai superiore alle aspettative ha fatto presumere che non tutti i libri siano giunti subito in biblioteca. In parte potrebbero essere stati restituiti ai religiosi con il ritorno della sovranità pontificia e la ricostituzione di molte famiglie religiose. Lo studio delle note di possesso sembra confermare questa teoria. Alcuni contenziosi si trascinarono a lungo, come dimostra l'incameramento della libreria dei Minori Osservanti, terminato con l'autorizzazione da parte del Gonfaloniere dell'apposizione del timbro della biblioteca, solo nel febbraio del 1818. I documenti d'archivio tacciono fino al 1804 quando, dietro sua richiesta, venne nominato bibliotecario a vita l'abate Andrea Zannoni, in cambio del dono dei suoi libri. Solo nel 1816 fu redatto l'inventario della Biblioteca che annovera 7.391 volumi. Il catalogo, in ordine alfabetico, comprendeva anche una sezione dedicata agli scrittori faentini, prototipo dell'attuale Raccolta Faentina. Dopo l'unità d'Italia altre biblioteche degli ordini religiosi soppressi furono incamerati grazie al lavoro Gian Marcello Valgimigli, al quale si deve anche l'indicazione del numero dei volumi conservati nelle biblioteche dei Cappucini, Riformati, Conventuali, Osservanti di Brisighella. Valgimigli contò quasi 6.000 volumi ma purtroppo moltissimi si persero con i bombardamenti del 1944; gli fu affidata inoltre la compilazione dell'inventario della libreria dei Gesuiti, che contava oltre 9.000 volumi.
    Per tutto l'Ottocento le attività dei bibliotecari si concentrarono sugli adeguamenti strutturali e sull'incremento del patrimonio librario, anche grazie alle donazioni di consistenti librerie private, fra cui quella della famiglia Bucci, pervenuta nel 1888. L'obiettivo principale dei direttori ottocenteschi fu quello di costituire un fondo dei manoscritti faentini (cronache, corrispondenza, carteggi, memoriali), che portò all'acquisizione di molti documenti legati al territorio, come le carte della famiglia Laderchi e le carte dell'egittologo Francesco Salvolini, conservati ora presso la Sezione Manoscritti della Biblioteca. Allo storico Gian Marcello Valgimigli, direttore dal 1848 al 1877, si devono l'acquisto di numerosi manoscritti locali, di opere di botanica, medicina, architettura e di testi classici, e la stesura del primo catalogo alfabetico per materia e un catalogo generale dei libri. Dopo la sua morte, avvenuta il 12 settembre 1877, la sorella si premurò di adempiere le volontà del fratello di donare tutti i suoi manoscritti alla biblioteca, fra cui i 26 manoscritti, che costituiscono ancora oggi una delle fonti più ricche di informazioni per la storia di Faenza.
    Nel 1923, sotto la direzione di Piero Zama, che guidò l'istituto dal 1920 al 1956, furono trasferiti in Biblioteca l'Archivio notarile e l'Archivio storico comunale. Trovarono posto nelle antiche scaffalature realizzate nel 1784 da Francesco Sangiorgi su disegno di Luigi Gallignani, appositamente restaurate e qui trasferite. Si tratta delle scaffalature che danno il nome alla Sala del Settecento che oggi ospita i fondi librari costitutivi della Biblioteca. Al suo operato si deve anche la ripresa della formazione della Raccolta Faentina, la sezione in cui vengono conservate con criteri sistematici le pubblicazioni a stampa relative alla città, al territorio e al comprensorio di Faenza, alle valli del Lamone, del Senio e del Marzeno, nonché alla diocesi di Faenza-Modigliana. Oggi, la raccolta, parzialmente distrutta nel 1944, è conservata nell'Aula Magna e conta oltre 49.000 unità. La disponibilità degli archivi consentì a monsignor Giuseppe Rossini di produrre un lavoro di esame e di compilazione di regesti a schede e indici sull'archivio notarile, oggi noto come Schedario Rossini e consultabile anche on line.
    Durante la Seconda Guerra Mondiale la biblioteca fu pesantemente danneggiata con la distruzione del corpo centrale dell'edificio e la perdita di gran parte del patrimonio storico dell'istituto, con la distruzione di diverse decine di migliaia di volumi, la perdita di inventari e cataloghi storici. Nel corso dei bombardamenti andò distrutto anche uno dei due globi di Vincenzo Coronelli, improvvidamente spostati dalla sala di consultazione in una saletta a fianco dell'Aula Magna. La volontà di ricostruire portò alla riapertura una piccola sala già nell'inverno del 1945. Negli anni successivi si procedette alla ricostruzione dell'ala che oggi ospita la Sala Dante al pianterreno e l'Aula Magna al piano superiore. Il ripristino delle collezioni fu reso possibile anche da importanti donazioni, come quelle di Lamberto Caffarelli, di Domenico Rambelli e della Libraria Zauli Naldi, il fondo che ha contribuito al maggiore incremento del patrimonio librario antico. L'esiguità degli spazi, a fronte di una biblioteca sempre più frequentata, non impedì che nel 1965 una sala di lettura venisse riservata ai ragazzi in attesa di approntare uno spazio dedicato con personale qualificato.
    Nel 1967 fu creata a Faenza con decreto ministeriale una sezione di Archivio di Stato e i materiali archivistici, pur rimanendo di proprietà del Comune di Faenza, furono scorporati dalla biblioteca e affidati alla nuova istituzione, ubicata peraltro nel medesimo palazzo.
    Oltre al ricco patrimonio di raccolte librarie storiche e contemporanee, la Biblioteca conserva fondi musicali, materiale iconografico di varia natura (stampe, disegni, cartoline, fotografie, cartografie, etc.) raccolto dal 1974 nel Gabinetto dei disegni e delle stampe.
    Sotto la direzione di Maria Gioia Tavoni (1973-1983) la Biblioteca affermò la volontà di inserirsi nel contesto cittadino organizzando importanti attività culturali. Furono ben presto organizzate mostre per far conoscere anche al grande pubblico l'ingente patrimonio della biblioteca, prima fra tutte "La biblioteca sconosciuta", convegni e momenti di approfondimento. La delega alle Regioni delle funzioni relative alle biblioteche di ente locale e una nuova fase di crescita democratica e di maturazione culturale indirizzarono anche la Biblioteca di Faenza verso un più stretto collegamento con il territorio e le istituzioni scolastiche. Nel 1980 furono intrapresi i lavori di recupero dei fondi librari danneggiati dal bombardamento del 1944 e rimasti chiusi in casse per oltre trent'anni. Furono avviati importanti interventi di catalogazione, fra cui quello delle Cinquecentine, che confluì nel censimento regionale, e quello dei periodici faentini. Altre rilevanti esposizioni, frutto di importanti collaborazioni vennero realizzate negli anni successivi sotto la direzione di Anna Rosa Gentilini (1983-2010), alla cui sensibilità per gli studi si deve l'organizzazione di numerosi convegni, con relativi atti, fra cui quelli dedicati a Dino Campana (1999), fra Sabba da Castiglione (2000), Ennio Golfieri, (2004). Alla Sua curatela si deve la pubblicazione del volume sulla storia e le collezioni dell'Istituto La Biblioteca comunale di Faenza: la fabbrica e i fondi (Studio 88 editore, 1999).
    Nel 1986 l'Istituto sostenne il progetto di informatizzazione delle biblioteche nell'ambito del sistema informativo dell'Amministrazione Provinciale di Ravenna che portò alla nascita del Polo SBN di Ravenna, diventato nel 2000 Rete Bibliotecaria di Romagna e nel 2008 Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino
    Nel 2021 ha preso avvio un intervento di riordino e inventariazione promosso dalla Regione Emilia-Romagna ai sensi della L.R, 18/00 relativo agli archivi Zauli Naldi e Corbara. Nella primavera 2022 si è completata la descrizione dell'Archivio Zauli Naldi che ha portato all'individuazione di nove archivi famigliari, i cui inventari sono pubblicati online nel Sistema informativo partecipato degli archivi storici in Emilia Romagna. A breve prenderà avvio la descrizione dell'Archivio Clara e Antonio Corbara. Tra i fondi archivistici - alcuni ancora non inventariati oppure dotati di strumenti di corredo limitati ai soli elenchi dei corrispondenti - si segnalano: Archivio Zauli Naldi, Carte Laderchi, Fondo Francesco Lanzoni (1862-1929), Fondo Carlo Mazzotti (1880-1980), Piero Zama (1886-1984), Fondo Lamberto Caffarelli (1880-1963), Fondo Domenico Rambelli (1886-1972), Fondo Ennio Golfieri (1907-1994), Fondo Clara e Antonio Corbara (1909-1984), Fondo Emilio Biondi.
    Per le richieste di consultazione dei fondi inventariati si può scrivere a manfrediana.reference@romagnafaentina.it. La consultazione avviene su prenotazione nell'ambito del servizio di consultazione materiali antichi, rari e di pregio (lunedì ore 10.30 – 13.00, dal martedì al venerdì ore 9.00 – 13.00).
    La scheda è in corso di implementazione: per ulteriori informazioni si rinvia al sito della Biblioteca Manfrediana www.manfrediana.it

condizioni di accesso

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Le informazioni sono in corso di aggiornamento. Si invitano gli utenti a rivolgersi ai recapiti del Conservatore (indicati nella colonna di sinistra) per verificare puntualmente le condizioni di accesso, le modalità di consultazione e i servizi erogati.

dati aggiornati al 30/04/2022