L'accoglienza e il mantenimento degli esposti era una funzione svolta dall'Ospedale di S. Maria della Scaletta, coprendo come territorio quello della diocesi di Imola. Il primo riferimento documentario è l'ordinanza emanata nel 1477 dal vescovo di Imola Bucchi con cui si dispone che i neonati abbandonati nei luoghi religiosi siano portati nel baliatico dell'ospedale. Prima dell'introduzione della ruota, sul cui uso si è a conoscenza dalla visita del 23 settembre 1571 del delegato apostolico Marchesini, i bambini venivano abbandonati davanti alla porta dell'ospedale, sull'altare della chiesa di Ca' del Ponte e sui sagrati delle chiese. Sino al 1577 l'ospedale affidò i bambini esposti ai privati, poi fu allestita nell'ospedale una camera per l'allattamento e vennero assunte due balie. I maschi giunti a 7 anni di età (a 4 sino al 1529) venivano dati in adozione a coniugi senza figli, mentre le femmine erano adottate o collocate a servizio e, in alcuni casi, potevano rimanere nell'ospedale sino al matrimonio o alla monacazione. Il brefotrofio diocesano di Imola accoglieva gli esposti nati nei 14 comuni della diocesi di Imola: Casalfiumanese, Castel del Rio, Dozza, Fontanelice, Imola, Mordano, Tossignano; Bagnara, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Conselice, Lugo, Massalombarda e Riolo. Le vicende istituzionali del brefotrofio coincidono con quelle dell'Ospedale di S. Maria della Scaletta. La documentazione comprende bb. 665, regg. 267, mzz. 20 (1273, in copia-1968): libri balie, elenchi degli esposti, carteggio. Provenienza: deposito Azienda Unità Sanitaria Locale di Imola, 1984, 1985.