Il catasto rappresentava un importante cardine del sistema fiscale dello Stato pontificio. P. A. DE VECCHI così definiva il catasto: "Il catastro, che con altro nome legale chiamasi estimo, altro non è che un libro in cui si descrive l'aes, cioè il patrimonio, o siano li beni e l'avere di ciascuno, ad effetto di ripartire le collette con giustizia, e perché in tal forma uno non venga indebitamente gravato per l'altro" .
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Con chirografo 30 giugno 1681 di Innocenzo XI (1676-1689) fu ordinata la formazione di catasti generali, fondati sulla denunzia da parte dei proprietari detta "assegna" (Catasto Innocenziano). Successivamente con editto 26 settembre 1703 del Prefetto della Congregazione del Buon Governo nei catasti furono compresi i luoghi baronali, e con editto 13 ottobre 1708 dello stesso Prefetto fu disposto l'aggiornamento dei catasti in tutte le comunità con l'indicazione dei nuovi proprietari dei beni. Seguirono poi col 15 dicembre 1777 un editto del Prefetto della Congregazione degli sgravi e del Buon Governo "Sopra la formazione del catasto o al librazione universale del terratico nelle provincie dello Stato ecclesiastico" e una "Istruzione per formare i catastri". La rilevazione durò alcuni anni, divisa in tre fasi: raccolta delle assegne presentate dai proprietari, fissazione da parte delle Commissioni locali del valore generale dei vari tipi di terreno nelle diverse comunità dello Stato, applicazione dei valori teorici stabiliti per i beni denunziati dai proprietari (Catasto Piano) . Tra i catasti è presente un registro di Congregazioni per il catasto dal 1778 al 1785 afferente al Catasto Piano.