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  Registri di stato civile 1806 - 1970
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serie
buste 60, registri 105
sei in: Archivio storico del Comune di Alseno 26 marzo 1806 - 1995

La serie conserva con continuità gli originali degli atti di nascita, di celebrazione di matrimonio, di promessa di matrimonio (fino al 1865), di morte e di cittadinanza redatti presso il competente ufficio anagrafico dell'amministrazione comunale di Alseno secondo le corrispondenti normative vigenti di tempo in tempo.
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In particolare anche ad Alseno, con prassi diffusa nel territorio piacentino, dal 1806 al 1865 le elencazioni cronologiche per ciascuna voce dello Stato civile sono sistematicamente conservate insieme in un'unica busta annuale, che comprende gli atti di nascita, di matrimonio e di morte; dal secondo semestre del 1820 vengono aggiunti gli atti di cittadinanza e dal 1822 gli atti di matrimonio vengono bipartiti fra dichiarazioni (o intenzioni, provanti l'adempimento delle formalità preliminari) e celebrazioni (per cui entro un determinato periodo dallo sposalizio in Chiesa il marito doveva presentarsi allo Stato civile con la fede sottoscritta dal parroco), distinzione che cessa nel 1866. Nel periodo dal gennaio 1817 al giugno 1820 gli atti di nascita, di matrimonio e di morte erano tenuti, per legge, dai parroci che ne inviavano copia originale al Comune: ad Alseno per questi anni sono presenti le copie conformi, trascritte e vidimate dal podestà nel 1840, degli atti rilasciati dai parroci. Dal 1866 i singoli registri previsti dallo Stato civile postunitario per gli atti di nascita, matrimonio, morte e cittadinanza, sono poi stati sempre sistematicamente rilegati insieme a formare un unico grosso volume annuale.
La forma degli atti è discorsiva e segue sempre lo stesso schema. Gli atti di nascita contengono la data dell'atto, il nome, l'età, la professione e il domicilio del dichiarante, la dichiarazione della data e dell'ora della nascita, del nome delle madre, del sesso e del nome del bambino nato; segue l'elenco dei testimoni. Gli atti di matrimonio contengono i dati anagrafici completi, la professione e il domicilio dei contraenti; seguono la menzione delle pubblicazioni di matrimonio già avvenute e della formula matrimoniale, infine la dichiarazione conclusiva e i nomi dei testimoni. Gli atti di morte contengono i nomi dei dichiaranti, la data del decesso, il nome, l'età e la professione del defunto, il luogo della morte, infine i nomi dei testimoni. Il registro degli atti di cittadinanza contiene variazioni di cittadinanza, ma viene generalmente vidimato, timbrato e chiuso in bianco.
Dal 1875 un modello stampato con i campi in bianco viene sostituito alla forma manoscritta dell'epoca precedente. Gli atti sono scritti in una colonna dalla parta della rilegatura, mentre una colonna più piccola dalla parte esterna presenta il numero progressivo dell'atto e il nominativo della persona (o le persone) cui l'atto stesso si riferisce. L'ampiezza di tali indicazioni varia a seconda degli anni: vi si possono talora trovare indicazione della frazione di provenienza, della parrocchia o il nome dei genitori. Dal 1878 inoltre compaiono saltuariamente in questa sede segnalazioni di atti conservati in altri comuni e riguardante i soggetti in questione, specialmente matrimoni o decessi. Dal 1890 i registri di nascita, matrimonio e morte sono divisi in due parti: la prima conserva gli atti veri e propri, la seconda, scritta a mano, presenta atti trascritti dai registri di altri comuni in cui è avvenuto l'evento legato all'atto.

informazioni sul contesto di produzione
Con l'entrata in vigore del Code civil des Français, tradotto in italiano e in latino da un'apposita commissione e approvato con decreto imperiale del 6 gennaio 1806 che ne prescriveva l'applicazione a partire dal 1° aprile successivo, e con l'approvazione del "Regolamento per l'attivazione in tutto lo Stato dei Registri delle nascite, de' matrimoni e delle morti" venne istituito in tutto il Regno d'Italia lo stato civile. La registrazione delle nascite, matrimoni e decessi, che tradizionalmente era stata tenuta dalla Chiesa, venne attribuita a pubblici ufficiali, affidandola ai maires. I parroci continuarono, in realtà, a compilare i registri di battesimo, matrimonio e morte, ma questi erano privi di valore ai fini dell'amministrazione civile.
Dopo la caduta di Napoleone, nei restaurati Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, con il Decreto sovrano intorno ai registri dello stato civile emanato da Maria Luigia il 14 agosto 1816, n. 99, la tenuta dei registri delle nascite, dei matrimoni e delle morti tornò ad essere affidata, a partire dal 1° gennaio 1817, ai parroci (o comunque ai vari ministri di culto nel caso di altre religioni). I registri, numerati, cifrati e segnati in ciascuna carta dal pretore, dovevano essere compilati dai parroci ogni anno in due copie originali: una legata in libro, l'altra in fogli volanti. Questi ultimi venivano inviati mensilmente al pretore del Comune che alla fine dell'anno chiudeva il registro, lo confrontava con il suo doppio dichiarando e sottoscrivendo di aver ottemperato a tale prescrizione, lo legava in libro e infine lo trasmetteva all'Archivio pubblico. Le sole pubblicazioni di matrimonio continuarono ad essere tenute direttamente dall'autorità civile. Il successivo atto di matrimonio veniva poi iscritto nel registro. Al pretore veniva inoltre affidato il compito di fare in doppio e di chiudere ogni anno la tavola alfabetica delle nascite, delle morti e dei matrimoni e di inviarne una copia al governatore.
Questa nuova organizzazione del sistema dimostrò di non funzionare in modo adeguato e fu rapidamente abbandonata. Nel 1820, con l'entrata vigore del nuovo Codice civile e secondo quanto stabilito dal decreto sovrano dell'11 giugno 1820, n. 78, si tornò "sino a nuovo ordine alle formole usate prima del 1817", e lo stato civile passò alla competenza di podestà e sindaci. Veniva introdotto il registro di cittadinanza, portando così le tipologie dei registri a quattro, cinque considerando la divisione dei registri di matrimonio in dichiarazioni e celebrazioni. I registri di questi anni, redatti in duplice originale, venivano preventivamente cartolati e cifrati dall'archivista dell'Archivio pubblico, cui veniva inviata il secondo originale del registro.
Nel Regno d'Italia il nuovo stato civile venne istituito con il Regio decreto 15 novembre 1865, n. 2602, che attribuendo al sindaco o a un suo delegato la qualifica di ufficiale dello stato civile, lo preponeva anche al ricevimento degli atti, al rilascio di copie e certificati e alla tenuta e la conservazione dei relativi registri, le cui nuove serie partirono con 1866. Queste, come per gli anni precedenti, erano costituite dai registri di cittadinanza, nascita, matrimonio (divisi tra pubblicazioni ed atti) e morte. I registri venivano preventivamente vidimati dal presidente del Tribunale competente e compilati in duplice originale, uno dei quali da trasmettersi alla cancelleria del Tribunale; controlli e verifiche in ordine alla loro regolarità e legittimità venivano periodicamente effettuati dalle preture.
Con il Regio decreto 23 ottobre 1874, n. 2135, vennero approvati i modelli per la tenuta uniforme degli atti di stato civile in registri stampati. Successivamente la materia fu disciplinata, senza che venissero introdotte particolari novità, dal Regio decreto 9 luglio 1939 n. 1238 che, con successive modificazioni, è rimasto in vigore per vari decenni, venendo quasi interamente abrogato dal Decreto del Presidente della Repubblica del 3 novembre 2000, n. 396, attuativo della Legge 15 maggio 1997, n.127, la cosiddetta "Legge Bassanini-bis".

stato di conservazione discreto


lingua della documentazione
Gli atti sono scritti in francese negli anni tra il 1810 e il 1814; tra il 1817 e il 1820, invece, vengono redatti in latino.


codice interno: 0393 - 0001.0044