L'archivio dell'Istituto, fin dalla sua origine, ha raccolto documenti, atti, stampe e memorie sulla Resistenza per la relativa conservazione, catalogazione e disposizione per la ricerca.
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Si tratta di materiali consegnati in maniera discontinua da enti diversi e soprattutto da singole persone: le carte del movimento resistenziale clandestino erano infatti rimaste principalmente nelle mani di partigiani, in virtù del ruolo ricoperto durante la guerra (comandanti, commissari politici, ecc.), oppure in quanto collezionisti e raccoglitori di memorie (1). Avvicinandosi a questo tipo di fonti, è dunque importante rammentare, come ha puntualizzato Gaetano Grassi già negli anni Ottanta, che si tratta di archivi che non sono "espressione di istituti, enti o persone operanti in via legale in un determinato contesto sociale [...], ma al contrario [sono] nati nella clandestinità e nella lotta contro le istituzioni" (2). Il tipo di documentazione, le modalità di raccolta e di conservazione sono diretta conseguenza della clandestinità in cui si sono sviluppate, ma allo stesso tempo sono esplicative del tipo di organizzazione militare e politica della Resistenza e, in alcuni casi, di una precisa volontà di costituzione di archivi della lotta partigiana da utilizzare una volta raggiunta la Liberazione. Da un lato, quindi, si deve tenere conto delle lacune determinate dagli eventi bellici e dalle modalità di organizzazione, dall'altro, è necessario valutare quando le caratteristiche dell'archivio sono frutto di particolari scelte politiche e militari: come infatti ha evidenziato Grassi "L'archivio partigiano non assume allora soltanto il significato di semplice raccolta della produzione documentaria, ma anche di risultato - sia pure limitato dalle contingenze della guerriglia - della volontà di potere espressa dal partigianato" (3). Alla luce di questa premessa e della storia archivistica esplicitata in questo inventario, il fondo "Brigate Partigiane" si presenta come una raccolta di fondi all’interno della quale sono conservate le peculiarità delle singole aggregazioni documentarie, così come sono giunte in Istituto, ed è garantita la "polisemia intrinseca all’archivio" (4) ossia quell'insieme inseparabile di documenti, luoghi, relazioni, biografie, fatti, istituzioni, e nel contempo attraverso una "organizzazione unitaria ricostruita nell’inventario" (5) non si rinuncia al suo valore euristico; piuttosto sono valorizzati, e forse anche potenziati, i rapporti fra le carte, le organizzazioni, gli uomini, le storie, dando vita all'archivio della Resistenza modenese: "Corpo volontari della libertà – CVL – Comando unico partigiano", "Carte delle brigate partigiane" e "Modena M Modena P" e tutti gli altri fondi qui descritti, sono i nuclei che insieme restituiscono la storia militare, politica e sociale della guerra partigiana, della Resistenza in provincia di Modena (6), con delle escursioni fino ai primi anni Cinquanta inerenti il tema dei riconoscimenti della qualifica di partigiani (elenchi dei combattenti e dei patrioti, elenchi dei componenti dei comandi di divisione e di brigata, diari storici) e quindi anche quello della rappresentazione della Resistenza stessa. Si tratta dunque di un complesso documentale costituito di carte originali e di fotocopie, diari storici, verbali, comunicati in codice, ordini militari, relazioni sulla situazione degli effettivi e sull'armamento delle formazioni; notizie sulle condizioni finanziarie e gli approvvigionamenti, sui lanci degli alleati; segnalazioni di provocatori e spie, etc. In sintesi, una fonte indispensabile per la ricerca storica sul nostro Novecento; un patrimonio di grande valore, dove la parola patrimonio va ricondotta alla sua origine etimologica che vede l'unione dei due lemmi pater (padre) e munus (dovere): il patrimonio è il "dovere del padre", dunque per estensione quel lascito che deve essere trasmesso in eredità alle generazioni future.
Note: 1) Ilva Vaccari (a cura di), Archivio storico per la resistenza modenese. Guida sommaria aggiornata a tutto il 1980, Istituto storico per la resistenza in Modena e provincia, Stampa Cooptip - Modena, 1980, p. 1 2) Gaetano Grassi, La guida agli Archivi della Resistenza, in Gli archivi per la storia contemporanea. Organizzazione e fruizione. Atti del Seminario di studi, Mondovì, 23-25 febbraio 1984, Roma 1986, pp. 155-165, p. 159 3) Ivi, p. 161 4) Claudio Pavone, Problemi di metodo nell’inventariazione, catalogazione, preparazione di strumenti di corredo degli archivi per a storia contemporanea, in Gli archivi per la storia contemporanea …, cit., pp. 150 5) Id., p. 151. 6) Una vicenda particolare ha interessato le carte del Comitato di liberazione nazionale di Modena: distrutte quelle prodotte durante la lotta partigiana a seguito di una serie di arresti dei suoi componenti nella fase finale della Resistenza, quelle prodotte nei mesi successivi la Liberazione, fino all'agosto 1946, vengono conservate in deposito presso il Rettorato dell'Università di Modena. A seguito di una vicenda giudiziaria, nel febbraio 1951 - quando l'Istituto è costituito solo da poche settimane - la documentazione viene depositata in Archivio dello Stato di Modena. A questo primo nucleo si aggiungono in seguito i documenti del Cln di Mirandola, della Delegazione provinciale dell'Alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo, e le carte di numerosi Cln comunali, frazionali e aziendali. Dopo un primo intervento di ordinamento iniziato nel 1979, nel 2014 è stato realizzato un nuovo e più approfondito lavoro di analisi della documentazione e il fondo è oggi accessibile agli studiosi. Per approfondire si veda: Maria Carfì e Giovanni Taurasi, Dalla notte all’alba della democrazia. I Comitati di liberazione nazionale di Modena (1943-1946), Milano, Mimesis, 2015; Maria Carfì, "Comitati di liberazione nazionale della provincia di Modena", 2016, Inventario in sala studio dell’Archivio di Stato di Modena, consultabile on line all'indirizzo http://archivi.ibc.regione.emilia-romagna.it/ead-str/IT-ER-IBC-AS00662-0000001
criteri di ordinamento La raccolta denominata "Fondi "Brigate Partigiane" (Modena)" comprende 11 fondi archivistici. Per alcuni di essi la descrizione inventariale è di tipo sommario e quindi si limita al livello della scheda fondo; per altri invece la descrizione della documentazione è analitica e arriva all'unità archivistica; in tutti casi essa è uniformata alle norme stabilite dagli standard internazionali della descrizione archivistica ISAD(G) e, per i soggetti produttori, ISAAR(CPF). In merito a quest'ultimi, va tenuto presente che si è attribuita ai partigiani che hanno depositato le carte la funzione di "soggetto produttore" nell'accezione che si tratta di chi "ha raccolto, conservato e donato le carte all'Istituto storico di Modena". Nel rispetto delle regole della descrizione multilivellare, le schede fondo, serie e raccolta riportano i seguenti dati: denominazione o titolo, estremi cronologici, consistenza, ambiti e contenuto, criteri di ordinamento, storia archivistica, modalità di acquisizione, unità di descrizione collegate, strumenti di ricerca, bibliografia. A loro volta le schede delle unità archivistiche presentano: titolo originale o attribuito, estremi cronologici, titolario di classificazione (là dove presente), tipologia, segnatura attuale e precedente (quella apposta da Ilva Vaccari), ambiti e contenuto; lingua della documentazione. L'area delle note è stata utilizzata per riportare gli elenchi dei toponimi e delle gli antroponimi citati nelle carte; alla voce antroponimi si sono registrati i nomi delle formazioni (divisioni, brigate) e degli organismi politico-militari quali il Cln e il Cumer, riportando fra parentesi i nomi dei rispettivi comandanti, commissari politici e ufficiali di collegamento. Poiché molte unità archivistiche sono state oggetto di un intervento di digitalizzazione (1), le rispettive schede riportano anche le informazioni relative agli Allegati digitali esterni (esempio: url esterno: https://lodovico.medialibrary.it/media/schedadl.aspx?id=8aa836f4-62c2-417c-b4ec-5934fd412fa7; descrizione url esterno: risorsa in digital library Lodovico) All'interno delle serie, le unità archivistiche sono descritte in sequenza cronologica e tale rappresentazione rispecchia anche l’ordine fisico dei materiali. L'esame delle carte durante il lavoro di riordinamento ha messo in evidenza il loro generale buono stato di conservazione.
Note: 1) Grazie ad un finanziamento dalla Fondazione di Modena per la riproduzione digitale e metadatazione delle carte delle "Brigate partigiane", l'Istituto ha pubblicato le digitalizzazioni su Lodovico, la piattaforma sperimentale per la raccolta e la trasmissione di patrimonio storico-culturale digitalizzato di archivi e biblioteche, sviluppata da Dhmore (Centro interdipartimentale sulle Digital Humanities dell'Università di Modena e Reggio Emilia). In merito all'intero progetto si veda: Beatrice Tioli, Tradurre l’archivio in una media library. La valorizzazione digitale della Cronaca Pedrazzi e dei fondi Brigate partigiane, in «E-Review», 10, 2023, DOI: 10.52056/9791254693117/01.
storia archivistica Sul finire degli anni Cinquanta, l'Istituto storico di Modena al fine di dare compimento al proprio dettato statutario (art. 2 a-b), si impegna nel "reperimento di fondi documentari [...] per assicurare al patrimonio della Nazione la più completa e ordinata documentazione del Movimento di Liberazione nella provincia di Modena" (1), a cui si affianca la complementare ricerca di materiale bibliografico. L'archivio resistenziale dell'istituto viene costituito in seguito all'assemblea del marzo 1957 nel corso della quale viene nominata una "Commissione per la ricerca di documenti e materiale vario e per il reperimento di fondi documentari" ed una "Commissione per l'Archivio". Il primo deposito viene effettuato nell'aprile del 1958 da Roberto Monzani che consegna le carte in suo possesso relative alla Resistenza di montagna; ad esso faranno seguito le carte del Corpo volontari della libertà - CVL, e quelle di numerosi altri piccoli fondi tutti identificati dal nome del donatore: "erano, difatti, principalmente partigiani coloro che avevano in consegna atti anche ufficiali del movimento clandestino, sia in qualità di comandanti, commissari o responsabili delle varie formazioni, sia come singoli collezionisti e raccoglitori di memorie dell'epoca. Delle organizzazioni politiche, una soltanto, la segreteria del Pci modenese, aveva conservato organicamente preziosi documenti che poi versò; successivamente anche le brigate Italia (cattoliche) depositarono parecchi atti. Le associazioni partigiane, invece, preferirono conservare gli atti in loro possesso" (2). Principali protagonisti di questa fase sono Ilva Vaccari, già esponente del socialismo democratico modenese e storica della Resistenza, nonchè archivista dell'Istituto, e Filippo Valenti (dal 1960 direttore dell'Archivio di Stato di Modena) che dal 27 novembre 1958 entra a far parte della Commissione archivio quale rappresentante della Soprintendenza archivistica "la quale è tenuta, ope legis, ad esercitare il diritto di vigilanza sugli archivi non statali". Nel 1965, in un articolo della «Rassegna annuale», si informa sullo stato di avanzamento del lavoro condotto sui fondi archivistici ricevuti e si spiega che "l'ordinamento è stato fatto conservando i depositi singoli, nella loro integrità, ma suddividendoli, a loro volta, secondo un titolario che si allega, il quale prende origine dall'organizzazione modenese, essendo parso tale ordinamento il più consono alla consultazione di un piccolo archivio come il nostro, prevalentemente riferentesi alla provincia. Per quanto riguarda il tipo di materiale conservato, trattasi di materiale a carattere prevalentemente militare, anteriore nella massima parte alla liberazione e di carattere locale. Per le modalità di consultazione, non esiste ancora un registro analitico, né uno schedario per argomenti; la consultazione è agevolata dal titolario con le sigle del quale si possono reperire, nelle diverse cartelle, i documenti attinenti all'argomento che interessa. [...] Titolario dell'archivio: 1 - C.V.L. (Corpo Volontari della Libertà) 2 - C.U.M.E.R. (Comando Unico Militare Emilia-Romagna) 3 - C.U.P. (Comando Unico Provinciale) 4 - Comando Piazza di Modena 5 - Comando Divisione Modena Pianura (e Brigate dipendenti, cfr. nota) 6 - Comando S.A.P. 7 - Comando Piazza di Mirandola 8 - Comando G.A.P. 9 - Comando Divisione Modena Montagna (e 18 Brigate dipendenti, cfr. nota) 10 - C.L.N. (Nazionale, Alta Italia, Modena Provincia, Modena, città, di zona, di settore) 11 - Collezione fotografica 12 - Esecuzioni nel modenese (lapidi, foto, memorie, documenti, monumenti) 13 - Giustizia 14 - Propaganda 15 - Elenchi delle forze armate modenesi (nei vari periodi e riconoscimenti finali) 16 - Partiti 17 - Memorie personali di resistenti modenesi. (Note) Le Brigate della Pianura si distinguono coi seguenti numeri: 1a Divis. Tabacchi 5/1, Ivan 5/2, 12a Mario 5/3, Caselgrandi 5/4, Remo 5/5, Italia 5/6, Allegretti 5/7, Monari 5/8. 2a Divis. Bonacini 5/9, Dimes 5/10, Grillo 5/11, Scarpone 5/12, Ivano 5/13, Diavolo 5/14, Guidetti 5/15. Le Brigate della Montagna si distinguono coi seguenti numeri: 1a Divis. Corsini 9/1, Folloni 9/2, Costrignano 9/3, Roveda 9/4, Barbolini 9/5, 7a Modena 9/6. 2a Divis. S. Giulia 9/7, Scarabelli 9/8, Matteotti 9/9, Bigi 9/10, Dragone 9/11, Speranza 9/12, Polizia 9/13, Stop 9/14, Tassoni 9/15, Anderlini 9/16, Italia M. 9/17, Zambelli 9/18" (3).
Al loro ingresso i fondi assumono una denominazione che coincide con il nome del donatore: nell'intenzione della Vaccari e in generale dell'Istituto vi è certamente la volontà di conferire un riconoscimento pubblico a chi si priva di quei documenti per metterli a disposizione di tutti. Nella guida all'archivio dell'Istituto da lei curata, Ilva Vaccari sottolinea l'alto numero di fondi "personali" che contengono però carte di enti e organizzazioni: «tutti i depositi che si ebbero, anche da parte di partiti ed organizzazioni, vennero consegnati da singoli rappresentanti, pertanto (salvo qualche eccezione) rispondono tutti al nome di una singola persona» (4). Gli interventi archivistici successivi però fraintendono il rilievo dato al nome del donatore per cui le carte partigiane vengono trattate come le carte dei partigiani, e quindi si attribuisce a chi le ha conservate e poi donate il ruolo di soggetto produttore delle medesime. Una volta depositati in Istituto, i fondi vengono lavorati ai fini della loro gestione: i materiali sono descritti negli elenchi di deposito e assegnati alla 1a sezione contraddistinta dalla lettera "S" e riservata "al periodo resistenziale vero e proprio" (5); le unità archivistiche (fascicoli) sono classificate sulla base del titolario soprariportato e gran parte delle carte viene etichettata mediante l’apposizione di una piccola etichetta sulla quale si legge la segnatura attribuita ossia l'indicazione dell'armadio, palchetto e sequenza della busta e infine posizione del documento all’interno di questo (esempio: S.II.3 / 7) (6). Nel 2022, nel corso di un più ampio intervento, viene ipotizzata una comune origine archivistica per il fondo "Corpo volontari della libertà - CVL. Comando Unico Partigiano", per le "Carte delle brigate partigiane" (anche note come "Miscellanea") e per il fondo "Modena M Modena P" (precedentemente indicate come "Deposito Cesarini Sforza") per cui sono riuniti in un unico complesso di fondi denominato "Brigate partigiane", a sua volta suddiviso in tre fondi, corrispondenti ai depositi originali. Nello stesso anno tale complesso di fondi denominato "Brigate partigiane" viene interamente digitalizzato e pubblicato sulla media library "Lodovico", previa analisi della documentazione, descrizione delle unità archivistiche e metadatazione a cura di Beatrice Tioli; i contenuti di questo intervento sono poi stati utilizzati ai fini del presente inventario. Con provvedimento n. 7 del 9 dicembre 1995 la documentazione è stata dichiarata di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna.
Note: 1) Archivio dell'Istituto storico di Modena, Carteggio protocollato, fasc. "Reperimento fondi documentari e materiale vario - Corrispondenza" 1958-1960, b. 1, fasc. 1 2) Ilva Vaccari, Guida sommaria all'archivio, in Guida agli archivi della Resistenza, a cura dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, 1974, estratto, p. 333 3) «Rassegna annuale dell'Istituto storico della Resistenza della provincia di Modena», n. 6 - 1965, p. 96-97 4) Ilva Vaccari (a cura di), Archivio storico per la resistenza modenese. Guida sommaria aggiornata a tutto il 1980, Istituto storico per la resistenza in Modena e provincia, Stampa Cooptip - Modena, 1980. Nei riordini e nelle inventariazioni successive, si è proceduto talvolta a rinominare i fondi aggiungendo, accanto al nome del depositante, anche l'oggetto principale delle carte. 5) Ilva Vaccari, Guida sommaria ..., cit., p. 334 6) La segnatura si compone di "una lettera maiuscola, che indica l'armadio dove [i materiali] sono collocati, un numero romano che indica il piano e un numero arabo che indica la busta", così in Pietro Alberghi - Ilva Vaccari, Guida agli archivi dell'Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia, in Guida agli archivi della Resistenza, Ministero per i Beni culturali ambientali, Pubblicazioni degli Archivi di Stato, 1983, p. 626.
unità di descrizione collegate Documentazione strettamente collegata a quella descritta in questo inventario si trova nei seguenti archivi: - Archivio di Stato di Modena, Comitato di liberazione nazionale - CLN di Modena, 1945- 1946 - Istituto storico Parri di Bologna, Comando unico militare Emilia-Romagna, 1943-1946 - Istituto storico Parri di Bologna, Comando zona militare della provincia di Modena, 1945 - Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, Archivio del Comando unico militare Emilia Romagna, 1944-1946; inventario pubblicato in https://www.cittadegliarchivi.it/pages/getDetail/sysCodeId:IT-CPA-ST0116-0000001
strumenti di ricerca - Guida agli archivi storici della Resistenza, a cura della Commissione archivi- biblioteca dell'Istituto nazionale per storia del movimento di liberazione in Italia, coordinatore Gaetano Grassi, Roma, Ministero dei beni e delle attività culturali (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, 99), 1983 - Pietro Alberghi - Ilva Vaccari, Guida agli archivi dell'Istituto storico della Resistenza di Modena e provincia, Modena, 1983 - Caterina Liotti (a cura di), Registro cronologico generale di entrata, Istituto storico della Resistenza di Modena, Modena, 1990 - Franca Baldelli (a cura di), Inventario topografico degli archivi e dei fondi depositati nell'archivio dell'Istituto storico della Resistenza e della storia contemporanea, Modena, 1995 - Letizia Ferri Caselli, Inventario degli archivi dell'Istituto storico di Modena, Modena, 2002
bibliografia - Ermanno Gorrieri, La Repubblica di Montefiorino. Per una storia della Resistenza in Emilia, Bologna, Il Mulino, 1966 - F. Canova, O. Gelmini, A. Mattioli, Lotta di liberazione nella bassa modenese, Modena, Poligrafica Emiliana, 1974 - Gli archivi per la storia contemporanea. Organizzazione e fruizione. Atti del Seminario di studi, Mondovì, 23-25 febbraio 1984, Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 1987 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Saggi, 7) - Claudio Silingardi, Una provincia partigiana. Guerra e Resistenza a Modena (1940-1945), Franco Angeli, 1998 - M. Carfì, G. Taurasi, Dalla notte all'alba della democrazia. I Comitati di liberazione nazionale di Modena (1943-1946), Milano, Mimesis, 2015 - Chiara Lusuardi, Gappisti di pianura. La 65a Brigata Gap Walter Tabacchi a Modena 1944-1945, Milano, Mimesis, 2016 - Mirco Carrettieri, Marcello Flores (a cura di), La Resistenza in Italia. Storia, memoria, storiografia, Firenze, goWare, 2018 - Beatrice Tioli, Tradurre l’archivio in una media library. La valorizzazione digitale della Cronaca Pedrazzi e dei fondi Brigate partigiane, in «E-Review», 10, 2023 in https://e-review.it/patrimonio/tradurre_archivio_in_media-library (consultato il 5 luglio 2023)
codice interno: 659 - 001
informazioni redazionali
Inventario a cura di Beatrice Tioli e Laura Cristina Niero (Cosmos), 2023
realizzato per Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Modena
intervento redazionale a cura di Regione Emilia-Romagna - Settore Patrimonio culturale. Area Biblioteche e archivi, 2023