"Nostro obiettivo è di raccogliere, con la maggiore ampiezza e completezza possibile, il materiale documentario e le fonti, che debbono servire per studiare ed elaborare la storia delle lotte e del cammino del proletariato italiano. [...] Rintracciare questo materiale prezioso per la storia del movimento operaio, per la storia del partito e per la storia stessa d’Italia, salvarlo dalla dispersione, dalle tarme o dal macero [...] è compito al quale le organizzazioni di partito - commissioni culturali - si debbono sentire impegnate e per il quale si debbono mobilitare sollecitamente" (1): queste parole della Segreteria del PCI, inviate a tutte le Federazioni nel 1950, rilanciano "un aspetto costante e costitutivo della tradizione del comunismo italiano, vale a dire la centralità della memoria storica nella costruzione dell’identità politica" (2), e pertanto risultano ben adeguate ad introdurre la descrizione dell’archivio della federazione modenese del Partito Comunista Italiano, un fondo ricchissimo di materiali, conservati con cura nel corso degli anni, ad evidenziare che questo appello era stato accolto e compreso. Le carte prodotte ed acquisite dalla Federazione modenese durante la propria attività comprendono i documenti posti in essere dall’apparato politico, dalla federazione giovanile comunista e dalle donne, dagli amministratori locali e dagli attivisti: al di là dell’organizzazione "gerarchica" dei materiali dettata dall’adozione di un titolario di classificazione degli atti, nel complesso si tratta della corrispondenza e dei fascicoli della Segreteria federale, di carteggio amministrativo afferente alle diverse commissioni nelle quali la Federazione era strutturata (commissione di organizzazione, stampa e propaganda, elettorale, femminile, sanità e assistenza, problemi del lavoro, etc.), dei verbali delle sedute degli organi dirigenti del partito, dei fascicoli relativi ai congressi sia nazionali che locali, della raccolta dei dati elettorali e sul tesseramento, di dossier tematici predisposti dai responsabili delle commissioni federali, di carte dei dirigenti; e ancora materiali a stampa (bollettini periodici, propaganda elettorale, volantini, opuscoli) relativi ad iniziative della Federazione e di tutte le sezioni, oppure ricevuti, o semplicemente raccolti, da associazioni, gruppi, movimenti e partiti e inerenti la più vasta gamma di problematiche locali e nazionali (scuola, scioperi nelle aziende, consultori, aborto, lavoro, sviluppo urbanistico, trasporti, etc.). Il fondo è inoltre valorizzato da una ricca biblioteca e dalle consistenti raccolte degli opuscoli, dei giornali di fabbrica, dei manifesti, degli audiovisivi e infine da quella fotografica. Complessivamente ca. 200 metri lineari di materiali che aprono ad approfondimenti sui rapporti tra gruppi dirigenti, tesserati e base elettorale, la selezione dei candidati, il reclutamento e il coinvolgimento della base; i diversi orientamenti manifestati nel tempo in relazione alle mutate situazioni socio-politiche in cui si operava e al peso della segreteria politica; il rapporto centro-periferia e i livelli di autonomia delle diverse strutture di partito (sezioni, comitati, associazioni); il dibattito interno in merito ai problemi affrontati e i riflessi che poteva avere sulla vita amministrativa locale; l’organizzazione dei congressi e soprattutto la linea politica stabilita in quel contesto per gli anni futuri; la presenza ed incidenza del partito sul territorio, sulla sua vita culturale, economica e sociale, testimoniando i tentativi di riforma e di autoriforma, lo sforzo organizzativo ad adeguarsi a nuove espressioni della società e la conservazione di caratteristiche ed articolazioni date dai vecchi modelli (3).
Note:
1) Circolare, datata giugno 1950, della Segreteria del Pci e della Direzione della Fondazione Gramsci dal titolo Raccogliere i materiali e le fonti per la storia del movimento operaio in Italia, in “Istruzioni e direttive di lavoro della direzione del Pci a tutte le federazioni”, 1950, pp. 12-13 2) Linda Giuva (a cura di), Guida agli archivi della Fondazione Istituto Gramsci di Roma, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, 1994, p. XXVI 3) Maurizio Gentilini, Gli archivi dei partiti politici, in Giorgetta Bonfiglio-Dosio (a cura di), Archivistica speciale, Padova, Cleup, 2011, p. 420
criteri di ordinamento All’avvio del presente intervento di riordino ed inventariazione, il fondo nel suo complesso non presentava una condizione uniforme dal punto di vista conservativo e della descrizione archivistica. Un segmento infatti - quello relativo al periodo 1944-1972 - si trovava ordinato e collocato sugli scaffali dell’archivio dell’Istituto storico ed era stato inventariato nel 1998. Un secondo segmento invece - relativo al periodo 1973-1991 – non era mai stato oggetto di riordino né di inventariazione e si prospettava come di seguito: a prosecuzione della prima parte si susseguivano ca. 900 buste con i materiali che coprivano l’arco cronologico 1973-1980; la documentazione invece relativa al decennio 1981-1991 (ca. 90 metri lineari) era conservata nei locali dell’archivio di deposito dell’Istituto ed era solo in parte condizionata poiché i fascicoli sciolti avevano una consistenza di ca. 30 metri lineari. L’inventario del 1998 descrive un archivio strutturato nelle seguenti serie: Congressi provinciali, Verbali degli organi direttivi, Atti della Federazione, Protocollo, Risultati elettorali, Dossier, Tesseramento, Miscellanea. La parte più cospicua della documentazione è quella descritta negli “Atti della Federazione”, serie che riunisce tutte le carte relative all’attività degli uffici e delle commissioni di lavoro dal 1948 al 1972: questi materiali sono stati ordinati negli anni ’80 dall’Ufficio archivio della Federazione secondo un sistema di classificazione in uso nell’Archivio Nazionale del PCI; si è trattato dunque di un’operazione a posteriori attraverso la quale la documentazione è stata raccolta per anno e poi fascicolata in base al codice di classificazione e al livello gerarchico ad essa attribuiti (N = Nazionale; R = Regionale, F = Federale). Questa premessa era necessaria al fine di rendere ragione dei criteri di ordinamento addottati e delle scelte descrittive privilegiate, operazioni che non potevano prescindere dalla storia archivistica del fondo e nel contempo neppure dalla reale organizzazione (struttura e modus operandi) della Federazione del PCI modenese, ben documentata proprio dal suo archivio e purtroppo trascurata in occasione del precedente intervento che si è limitato a fotografare un archivio già manomesso dall’errata interpretazione e applicazione di un titolario di classificazione, dimenticando che “l’archivio va letto e vissuto dentro l’organizzazione come una delle componenti del processo, alla pari delle altre funzioni” (1). In un documento ad uso interno, “Nota dall’archivio 8 novembre 1984”, a firma di Antonella Anderlini si legge “Non ha senso che i compagni si facciano ognuno il proprio archivio di settore” (2): questa semplice frase rispecchia la reale condizione dell’archivio del PCI modenese attestando che esso si era formato e continuava a formarsi sulla base dell’organizzazione della Federazione ossia l’attività delle Commissioni e degli organi direttivi. In questo senso viene in aiuto anche il dettato statutario del PCI: “Allo scopo di assicurare la più larga partecipazione dei militanti all’elaborazione delle questioni di partito e alla realizzazione della sua attività, i vari organismi dirigenti devono costituire, ogni volta che sia necessario o in modo permanente, commissioni di studio, di iniziativa e di lavoro, a cui devono essere chiamati anche compagni non facenti parte degli organismi dirigenti e che siano particolarmente competenti per le questioni cui devono dedicarsi […]”. (3) In considerazione della situazione illustrata, delle informazioni recuperate e delle indicazioni statutarie, con il presente intervento si è deciso di “ri-ordinare” – virtualmente e, solo dove possibile, materialmente - tutto il fondo: le carte già ordinate (1944-1980) sono rimaste fisicamente nelle buste originali; le partizioni del titolario sono state analizzate e ricondotte alle competenze delle Commissioni, degli uffici, degli organi direttivi e delle strutture del partito (associazioni, circoli, etc.), senza disperdere alcuna notizia inerente il precedente intervento (classificazione e segnatura) e conservando l’impianto “gerarchico/geografico” che lo caratterizzava. Poiché non era possibile far coincidere la descrizione con l’ordinamento reale delle carte, data la mole del fondo, si sono create aggregazioni “virtuali” (serie e sottoserie) che sono però l’esito di uno studio archivistico e storico sulle carte del soggetto produttore, trovando attestazione nelle parole di Pavone: “L’inventario secondo la struttura consente di fare sulla carta quegli spostamenti che circostanze varie impediscono di fare sulle carte. L’organizzazione unitaria ricostruita nell’inventario può cioè non corrispondere alla materiale collocazione dei documenti, senza peraltro perdere nulla del suo valore euristico” (4). Si è pertanto proceduto secondo le modalità che ora si elencano:
recupero delle informazioni riportate dall’inventario del 1998 mediante la loro predisposizione ai fini della migrazione in IBC-XDAMS;
studio del titolario e delle competenze di ogni Commissione al fine di individuare quali voci del primo rientravano nell’ambito di quest’ultime;
rappresentazione della struttura archivistica del fondo mediante l’attribuzione del livello “Serie” agli organismi direttivi, agli Uffici e alle Commissioni e alle aggregazioni documentarie trasversali a tutte le altre; attribuzione del livello “Sottoserie” alle partizioni gerarchiche Nazionale – Regionale – Federale e alle differenti articolazioni in cui si esplicava l’attività degli organismi succitati;
sequenza delle serie archivistiche derivata dalla successione delle classi del titolario;
riordino dei materiali non condizionati secondo il criterio sopraesposto;
attribuzione del numero di corda alle unità di conservazione (buste); si è optato per l’adozione della numerazione progressiva unica all’interno di tutto il fondo poiché va incontro alle esigenze di conservazione e gestione del medesimo;
inventariazione generale del fondo; la descrizione rispetta le norme stabilite dagli standard internazionali della descrizione archivistica ISAD(G) e, per il Soggetto produttore, lo standard ISAAR(CPF). Nel rispetto delle regole della descrizione multilivellare, le schede fondo, serie, sottoserie e raccolta riportano i seguenti dati: denominazione o titolo, soggetto produttore (per il fondo), estremi cronologici, consistenza, ambiti e contenuto, criteri di ordinamento, storia archivistica (per il fondo), bibliografia. A loro volta le schede delle unità archivistiche presentano: titolo originale o attribuito, titolario di classificazione (se presente), estremi cronologici, segnatura attuale e precedente, ambiti e contenuto.
Note:
1) R. Scortegagna, L’organizzazione e l’archivio, in Università degli Studi di Padova, Titulus 97. Atti della 1ª conferenza organizzativa degli archivi delle università italiane: verso la creazione di un sistema archivistico universitario nazionale - Padova, 22-23 ottobre 1998, a cura di G. Penzo Doria, Padova, CLEUP, 1999, pp. 21-36, 2) Archivio storico del Partito Comunista Italiano – Federazione di Modena (d’ora in poi Archivio PCI-MO), Ufficio Archivio e Biblioteca, fasc. “Note dall’Ufficio Archivio – Suddivisione generale dell’archivio” 1984, doc. “Nota dall’archivio 8 novembre 1984” a firma di Antonella Anderlini, b. 1636, fasc. 13 3) Partito Comunista Italiano, Statuto del Partito Comunista Italiano, Roma, 1966 (testo approvato dal 11° Congresso nazionale, Roma 1966), art. “22. Le commissioni di studio, di iniziativa e di lavoro”, p. 17, in Archivio PCI-MO, Biblioteca della Federazione modenese, Raccolta di opuscoli, b. 1790 4) Claudio Pavone, Problemi di metodo nell’inventariazione, catalogazione, preparazione di strumenti di corredo degli archivi per la storia contemporanea, in Gli archivi per la storia contemporanea. Organizzazione e fruizione. Atti del Seminario di studi, Mondovì, 23-25 febbraio 1984, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, 1986 (Pubblicazioni degli archivi di Stato - Saggi, 7), p. 152
storia archivistica Il fondo è stato dichiarato di notevole interesse storico con atto del Soprintendente archivistico per l’Emilia Romagna in data 29 aprile 1994 (atto n. 8646 a firma della dott.ssa Maria Rosaria Celli-Giorgini). L’archivio è sempre stato conservato a Modena in Viale Fontanelli 11, nella sede della Federazione del PCI, e nel 1993 risulta avere la seguente disposizione: “Locale 1 - ospita la raccolta di manifesti [...]. Locale 2 - contiene le buste e le valige del fondo della Federazione modenese PCI-PDS relative agli anni che vanno dal 1823 al 1970. Locale 3 - contiene le buste del fondo della federazione modenese relative agli anni che vanno dal 1970 al 1980 compreso (in parte) e le buste del fondo PSIUP. Il locale 3 contiene inoltre il fondo del Casellario politico centrale ed uno scaffale (tra le finestre) su cui sono conservati diversi documenti e pubblicazioni anche del Ministero dell’Interno tutte inerenti la materia elettorale e l’elaborazione di dati e risultati di consultazioni elettorali. Il materiale relativo al periodo che va dal 1970 al 1974 è complessivamente conservato in maniera ordinata [...] diversa è invece la situazione in cui si trovano le centinaia di buste contenenti il materiale inerente gli anni 1975-1980, non sempre collocate in ordine, alcune sparse sul tavolo o a terra. Buona parte del materiale [...] non è stata neppure ancora raccolta in buste. Locale 4 - è collocata parte del materiale del fondo [...] relativa al periodo che va dal 1980 al 1989. Gran parte del materiale è raccolta in buste, una parte comunque consistente è ancora depositata in semplici carpette ed una piccola parte è ancora conservata in raccoglitori appesi negli armadi” (1). Questa descrizione è inserita nel progetto generale elaborato dall’Istituto Gramsci di Modena (dicembre 1993), a seguito di un accordo sottoscritto con la Federazione del Partito Democratico della Sinistra (PDS) (2), per la realizzazione di un intervento di riordino e inventariazione del patrimonio documentario del PCI modenese e successivo trasferimento presso l’Istituto storico di Modena. Grazie a questo documento siamo in grado di conoscere la storia archivistica del fondo ossia le modalità con cui è stato trattato dal personale interno della Federazione, le condizioni in cui si trova al momento della cessazione dell’esperienza del partito, quale intervento di natura archivistica viene posto in essere negli anni 1994-1998 e quali soggetti sono coinvolti a vario titolo. Fin dai primi anni ‘80 l’archivista della Federazione, Antonella Anderlini, si è occupata del riordino della documentazione storica dell’archivio: “La federazione del PCI e la stessa Anderlini [...] puntarono non solo alla sistemazione dell’archivio che possiamo chiamare storico, ma si attivarono nel senso e con l’intenzione di costituire un vero e proprio centro di documentazione che, pur ruotando attorno all’archivio ed alla biblioteca così come si erano storicamente costituiti, costituisse prevalentemente uno strumento al servizio diretto dell’apparato politico della federazione” (3). Con queste finalità, l’archivista ha proceduto a ritroso andando a riordinare e classificare il materiale relativo al periodo che va dal 1945 al 1972 secondo i criteri adottati dall’Archivio Nazionale del Partito Comunista Italiano ossia sulla base di un titolario di classificazione degli atti messo a punto proprio agli inizi degli anni Ottanta. Il sistema di classificazione prevedeva una suddivisione del materiale d’archivio in diversi blocchi a seconda dell’istanza di partito che aveva prodotto il documento o a cui faceva capo un determinato affare: Nazionale, Regionale, Provinciale o di federazione, Comunale. Quindi per ognuno dei blocchi sopra individuati, che sono contraddistinti da specifiche lettere (R= Regionale, F= Federazione o Provinciale, Z= Zone o Comuni; il materiale del blocco nazionale non riporta lettere), esisteva poi una classificazione numerica (4). Per ragioni di tempo, l’intervento si è arrestato al 1972 per cui la documentazione successiva a quella data si presenta, nel 1993, nelle seguenti condizioni: quella relativa al periodo 1973-1978 risulta essere ordinata cronologicamente all’interno di buste ma non classificata; per il biennio 1979-1980 si riscontra oltre al condizionamento anche l’attribuzione dei codici del titolario; le carte relative agli anni 1981-1990 sono definite come “materiale non classificato, depositato semplicemente in carpette e raccolto ora su scaffali [...] materiale ancora non catalogato né collocato in buste proveniente dagli uffici di Alfonsina Rinaldi, Maurizio Maletti ecc., provvisoriamente collocato a terra a destra dell’entrata dell’archivio [...] consistente quantità di materiale ottenuta dalla liberazione degli uffici collocati all’ultimo ed al penultimo piano dello stabile” (5). Dopo aver illustrato la condizione in cui si trova l’archivio, la relazione del Gramsci prosegue con il dettaglio delle attività portate a termine negli ultimi mesi del 1993, rilevando come sia necessario "prevedere sin d’ora il modo in cui l’archivio sarà tenuto, aggiornato e gestito [...] un’attività continua, anche se non quotidiana, di controllo, aggiornamento e manutenzione", a fronte della quale si ritiene opportuno prendere in considerazione la proposta avanzata dall’Istituto storico della resistenza e della storia contemporanea con una nota spedita il 10.04.1992 a tutte le organizzazioni politiche, economiche e sociali della provincia di Modena mediante la quale l’Istituto avanza l’idea di "operare congiuntamente al fine di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale e documentario presente nella nostra Provincia, favorendone la raccolta, la tutela e lo studio" (6). I passi successivi sono rappresentati dall’elaborazione di un piano di lavoro che interessa l’archivio del PCI modenese nel suo complesso e che comprende i rapporti con la Soprintendenza archivistica, lo studio di un progetto esecutivo dettagliato (primavera del 1994), la realizzazione del riordino e l’inventariazione analitica delle carte in due tranches di lavoro rispettivamente per i materiali relativi ai periodi 1945-1972 e 1973-1991 (1994-1997), la stipula di una convenzione con l’Istituto storico di Modena (settembre 1997), il successivo trasferimento dell’archivio nella sede di quest’ultimo. Rispetto a questo programma, non tutti gli obiettivi vengono raggiunti; infatti, il riordino e l'inventariazione si fermano al primo step interessando dunque soltanto la documentazione compresa fra il 1945 e il 1972. La relazione sui lavori di riordino ed inventariazione dell’Archivio della Federazione modenese del Partito Comunista Italiano firmata da Gabriele Bezzi (Bologna, 9 marzo 1998) descrive perfettamente gli interventi portati a termine per le carte 1945-1972, le scelte fatte, i problemi incontrati: “I lavori di riordino ed inventariazione dell’archivio della Federazione modenese del PCI sono stati avviati nel novembre del 1995 [...] A fine giugno 1996 si è svolta una riunione di verifica con il Comitato Scientifico (Aldo Borsari e Franca Baldelli) ed Ennio Correnti per valutare lo stato dei lavori e le modalità di prosecuzione anche alla luce della nuova prospettiva di un prossimo trasferimento della sede della Federazione, con conseguente trasloco dell’archivio [...] Dal luglio del 1996 si è quindi da un lato proseguito nei lavori in parte già avviati di inventariazione della documentazione fino a tutto il 1972 [...] e dall’altro si è provveduto alla individuazione, al riordino e al ricondizionamento di tutto il materiale di cui bisognava prevedere il trasferimento. Il lavoro di inventariazione della documentazione fino a tutto il 1972 ha subito un notevole rallentamento per una serie di difficoltà impreviste riscontrate nello stato delle carte che, in base alla relazione dell’Istituto Gramsci, si prevedevano essere quasi completamente ordinate. Invece, si sono riscontrati diversi errori di classificazione e numeroso materiale sciolto da classificare e collocare, tra cui documentazione dei congressi provinciali. In particolare, l’errore più grave è stato quello di inserire nello schema di classificazione anche i documenti del fondo PSIUP e probabilmente di altri fondi, ora irriconoscibili (ad es. il materiale della Lega dei Comuni Democratici). Pertanto, è stato necessario separare le carte del PSIUP da quelle del PCI e costituire nuove serie documentarie non previste, come quella dei Congressi provinciali e dei Dossier. Ciò ha reso necessario un’ampia movimentazione fisica, il ricondizionamento di numeroso materiale e la quasi completa rinumerazione delle buste. [...] Si è provveduto, nei limiti della disponibilità dei faldoni, al ricondizionamento delle carte sciolte suddividendole per anno dal 1973 al 1991. Si sono anche effettuate operazioni di individuazione, selezione e scarto sui materiali depositati nella stanza audiovisivi, che sono stati suddivisi per uffici di provenienza. [...] Il materiale trattato fino al 1972, comprese le carte del PSIUP, è ora condizionato in circa 540 buste, mentre la documentazione successiva, propria del fondo del PCI, può essere stimata, dopo l’intervento di selezione e scarto, in circa 1600 buste. In particolare, la documentazione dal 1973 al 1980 può essere stimata in circa 720 buste [...]" (7).
Note:
1) Archivio dell’Istituto storico di Modena (ISMO), Carteggio non protocollato, fasc. "Fondo PCI-PDS", "Archivio storico della Federazione modenese del Partito Democratico della Sinistra (Modena, dicembre 1993)" relazione a cura dell’Istituto Gramsci di Modena, pp. 18-19 2) Il Partito Democratico della Sinistra nasce nel 1991 come fase storica del Partito Comunista Italiano e a Modena assume la responsabilità del patrimonio del PCI 3) Archivio ISMO, Carteggio non protocollato, fasc. "Fondo PCI-PDS", relazione dell’Istituto Gramsci di Modena, p. 21; di seguito si legge anche: "L’idea della costituzione di un vero e proprio centro di documentazione venne ripresa nel 1989. Fu Ennio Correnti, che nel frattempo era succeduto ad Antonella Anderlini, a coordinare un apposito gruppo di lavoro che nel novembre del 1984 predispose un progetto per la sistemazione dell’archivio e la creazione di un centro di documentazione [...] Se il progetto della metà degli anni ‘80 fu in piccola parte realizzato, il progetto del 1989 rimase disatteso, almeno nei termini in cui fu proposto. Va detto infatti che in realtà parte importante degli obiettivi che si intendevano raggiungere con la creazione di un centro di documentazione che ruotasse attorno e che fosse anche fisicamente collocato a fianco dell’archivio storico del PCI, sono stati raggiunti attraverso il lavoro dell’Istituto Gramsci. Non a caso l’apertura dell’Istituto Gramsci nella sede di via Ganaceto è stata accompagnata dalla costituzione di una biblioteca ottenuta attraverso la selezione delle opere della biblioteca della Federazione del PCI-PDS [...]. La mancata nascita del centro di documentazione così come proposto nel documento del 1989 ed il conseguente mancato avvio delle operazioni di inventariazione e sistemazione dell’archivio storico, non possono che essere peraltro anche legati alla delicata ed impegnativa fase politica che il PCI ha attraversato a partire dal 1989". 4) Titolario - quadro di classificazione in uso negli archivi del PCI http://ibc.xdams.net/media/IBC/IBCCMSPortale/simpleUpload/IBC/000/000/293/IBC.000.000293.0001.pdf 5) Archivio ISMO, Carteggio non protocollato, fasc. "Fondo PCI-PDS", relazione dell’Istituto Gramsci di Modena, pp. 7 e 19 6) Id., pp. 23-24; in merito alle attività svolte, si legge: “nei mesi di settembre, ottobre e novembre è stata effettuata una operazione di pulizia e riordino materiale della sala adibita a biblioteca, in cui era depositato a terra materiale interessante misto a pubblicazioni e documenti di nessun interesse o che poteva essere eliminato per diverse ragioni. La stessa operazione è stata effettuata nelle sale dell’archivio vero e proprio, ove si è proceduto anche ad ordinare, classificare ed inserire in apposite buste il materiale dell’anno 1984, precedentemente depositato in semplici carpette”. 7) Archivio ISMO, Carteggio non protocollato, fasc. "Fondo PCI-PDS", s.fasc. "PdS", "Relazione sui lavori di riordino e inventariazione dell'Archivio della Federazione modenese del Partito Comunista Italiano" Bologna, 9 marzo 1998
modalitą di acquisizione Il fondo è stato depositato nel 1997 nei locali dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Modena. L'anno successivo (11 luglio 1998) il Partito Democratico della Sinistra - Federazione di Modena, proprietario e responsabile del patrimonio documentario del Partito comunista modenese, ha firmato una convenzione con l'Istituto ai fini della custodia, gestione e valorizzazione dell'archivio.
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