La documentazione conservata dall’Archivio storico del Comune di Dozza tramanda con rimarchevole continuità le vicende della sua amministrazione comunitativa dal XVI secolo, senza traumatiche cesure ai passaggi dall’età dell’antico regime a quella rivoluzionario-napoleonica e dalla restaurazione all’epoca postunitaria.
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Con le serie deliberative, la corrispondenza nelle sue diverse organizzazioni interne, e soprattutto con la contabilità generale che spicca per la rara conservazione continuativa fin da epoca molto risalente (addirittura dalla fine del XIV secolo), la struttura dell’archivio comunale dozzese si riconosce per quella di una “classica” municipalità preunitaria e postunitaria, che però nell’archivio di antico regime vede messa in particolare evidenza la complessa trama dei rapporti con le famiglie Campeggi e Malvezzi Campeggi, che ne tennero il governo feudale per investitura pontifica con sostanziale continuità dalla seconda metà del XVI secolo fino ai rivolgimenti rivoluzionari.
criteri di ordinamento La sedimentazione delle carte legata all’attività dell’ente riflette coerentemente la notevole continuità delle vicende della amministrazione comunitativa, senza significative cesure ai passaggi dall’età dell’antico regime a quella rivoluzionario-napoleonica e dalla restaurazione all’epoca postunitaria. Esso vede così il carteggio di antico regime che si presenta con un ordinamento ottocentesco per materie che non appare oggi più reversibile, mentre le ricchissime serie di contabilità coeve sono state fisicamente riordinate in stretto ordine cronologico all’inizio del Novecento dall’intervento condotto da Armando Marabini, ma frammiste fra loro, per cui - con l'ausilio dello strumento di descrizione archivistica utilizzato - hanno potuto essere ricondotte alla loro distinta identità e al relativo ordinamento cronologico interno su di un piano di riordino virtuale senza alterarne la successione e la collocazione fisica, facendo sempre riferimento quale collocazione fisica alle numerazioni fornite da Marabini, che consentono tuttora l’efficace reperimento della documentazione. Per quanto riguarda la documentazione otto-novecentesca, invece, essa si presenta senz’altro ordinata con il costante ricorso all’organizzazione degli atti in serie a stretto accrescimento cronologico, e con l’uso dei consueti titolari per la classificazione degli atti amministrativi
storia archivistica La prima menzione documentata dell’esistenza dell’archivio della comunità di Dozza risale al 25 novembre 1653 quando, in una seduta del consiglio comunitativo (Archivio Storico Comunale di Dozza, Campioncelli, 5, c. 11r) il governatore di Dozza, d’ordine del marchese Malvezzi, esprime il suo desiderio «che la comunità faci levare l’archivio, che è nella sala grande di palazzo, con farlo fare nella prima stanza della scala, che le piace di fare di legno [...], perché non sta bene detto archivio per più rispetti. Et poi sua signoria illustrissima intende fare a tutte sue spese un palco [...], in detto loco dove è l’archivio, per recitare comedie». Dal che si deduce che l’archivio a quell’epoca era conservato all’interno della rocca, e che verosimilmente vi rimase ancora, seppur trasferito da un locale all’altro, finché non dovette essere trasportato nella casa comunale che sorgeva e sorge tuttora di fronte alla chiesa parrocchiale; di tale trasporto non si conosce per ora l’epoca esatta, ma la cesura manifesta nelle carte alla fine dell’antico regime porta a ipotizzare che questo sia logicamente avvenuto con la fine del governo feudale dei Malvezzi Campeggi (che riducendo gli aristocratici formalmente a semplici cittadini, in questo caso trasformò anche la loro rocca in dimora privata) e la nascita della municipalità rivoluzionaria. Dopo di ciò si passa con sicurezza al 1842, quando la magistratura comunale dozzese affida a Pietro Galvani di Imola, figura di educatore e di storico di un qualche rilievo, il compito di «riordinare l’archivio delle carte comunitative, che cominciano dal 1401 al 1797». Già il sicuro riscontro della mano di Galvani sulle coperte degli atti delle cosiddette «Carte sciolte», cioè il carteggio dell’epoca di antico regime, mostra come si debba a lui il riordino artificioso per materie di questa massa documentaria; ne fornisce poi prova ulteriore anche il fatto che negli Annali dell’avito castello di Dozza dai più remoti tempi fino al 1797, redatti da Galvani coll’occasione di quell’intervento di riordino e rimasti inediti fino al 2018, egli cita più volte documenti sotto posizioni come «Titolo Culto» o «Titolo Acque e strade», che sono tuttora riscontrabili. Infine si giunge all’intervento promosso dal Consiglio comunale di Dozza il 10 aprile 1911: poiché «alcune persone colte e studiose, avendo visitato recentemente l’Archivio antico del Comune, rilevarono l’importanza storica delle notizie che da esso si desumono» (e si trattava sicuramente di Serafino Gaddoni e di Goffredo Zaccherini, che l’anno seguente avrebbero pubblicato nel II volume del loro Chartularium Imolense il documento più antico conservato dall'Archivio del Comune di Dozza, poi andato perduto; nonché del celebre bibliotecario imolese Romeo Galli), l’amministrazione comunale decide all’unanimità di affidare al segretario comunale Armando Marabini l’incarico del riordino, finanziando anche il «far riparare le legature dei libri del Massaro, dei Campioncelli, ecc.» e il «provvedere buste per riporveli». L’elenco di consistenza risultato finale del lavoro di Marabini è stato fortunatamente pubblicato a stampa nel 1913, con una breve relazione finale del suo autore che permette anche di conoscere come, durante i suoi lavori di riordino, per le «fruttuose insistenze» del Sindaco di Dozza Riccardo Foschi si accrebbe l’archivio con la consegna da parte dell’Archivio Notarile di Imola «di 20 pergamene interessantissime, risalenti fino al 1175 è già appartenenti a quest’archivio», e come «nel disfacimento di cartoni dei manoscritti del secolo XV parecchie pergamene di diverso genere e d’indubbio valore sono venute alla luce». In effetti in queste frasi risiede il punto critico dell’intervento di Marabini: se, per quanto riguarda il carteggio di antico regime, egli si limitò a mantenere l’ordinamento per materie dato da Galvani, che peraltro ancora oggi non appare più in alcun modo reversibile, limitandosi a condizionarlo nelle nuove buste d’archivio tuttora in uso, quando invece si è applicato alle ricchissime serie di contabilità antica del Comune di Dozza (i Libri dei malpaghi, i Libri del massaro, i Libri delle bocche, i Libri del taglione) vi ha promosso la sistematica eliminazione delle antiche coperte membranacee, conservatesi integre in pochissimi casi, sostituendole sistematicamente con moderne coperte di cartoncino e obliterando così per sempre una grande quantità di informazioni archivistiche. Oltre a ciò, tutte le serie di contabilità sono state fisicamente riordinate in stretto ordine cronologico ma frammiste fra loro. Dopo di ciò l’archivio è venuto sedimentando secondo le linee più consuete delle serie ad accrescimento cronologico tipiche di un archivio comunale postunitario, soltanto ricevendo negli anni Settanta del Novecento un intervento di ricondizionamento affidato ad Enzo Andraghetti. Infine, a seguito dell’intervento di riordino e di inventariazione analitica della documentazione archivistica dell’Archivio storico comunale di Dozza promosso negli anni 2019-2020 dall’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, si è provveduto - per quanto possibile - alla ricostituzione dell’ordinamento originario delle serie documentarie e alla loro descrizione nel rispetto degli standards internazionali di descrizione archivistica ISAD (G) e ISAAR (CPF).
bibliografia Armando Marabini, Comune di Dozza. Archivio storico dal secolo X al XIX, Imola, Coop. Tipografico-Editrice P. Galeati, 1913 https://sol.unibo.it/SebinaOpac/resource/archivio-storico-dal-secolo-10-al-19/UBO0899687
Annali dell'avito Castello di Dozza dai più remoti tempi fino al 1797 raccolti da Pietro Galvani imolese. 1852, a cura di Enrico Angiolini, Imola, Editrice Il Nuovo Diario Messaggero, 2018
codice interno: 1310 - 001
informazioni redazionali
Inventario a cura di Enrico Angiolini (Open Group), 2022
realizzato per Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna [L.R. 18/2000. Piano bibliotecario 2016. Intervento diretto]
intervento redazionale a cura di Regione Emilia-Romagna Settore Patrimonio culturale. Area Biblioteche e Archivi, 2022