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Documentazione organizzata in senso cronologico e per la maggior parte in copia relativa ad attentati e scontri di natura politica, avvenuti in Romagna tra 1919 e 1926. E' presente materiale relativo ad attentati alla ferrovia (Rimini, 21 luglio 1919 e 22 gennaio 1920); sciopero dei ferrovieri (Rimini, 23 gennaio 1920); scontri tra socialisti popolari in cui muore Guido Cesarini (Montalbano, 4 aprile 1920); scontri tra socialisti e repubblicani (Civitella, 30 aprile 1920); scontri tra dimostranti e polizia in cui muore Gennaro Di Gigli (Cesena, 27 giugno 1920); scontri tra dimostranti e carabinieri (Rimini, 27-28 giugno 1920); scontri tra socialisti e repubblicani in cui muore Raffaele Zamagni (Roncofreddo, 26 dicembre 1920); scontri tra socialisti e repubblicani in cui muore Paolo Picchetti (Meldola, 26 dicembre 1920); omicidio di Guglielmo Malatesta (Ravenna, 8 novembre 1920) e atti processuali inerenti scontri armati minori avvenuti in Romagna. Per gli scontri fra socialisti e repubblicani del 1919 si veda anche la serie "Cronologia - Scontri tra socialisti e repubblicani".
Contiene inoltre:
Situazione politico-elettorale in provincia di Forlì nel 1926.
criteri di ordinamento Titolo originale della serie: "Cronologia"
informazioni sul contesto di produzione La violenza politica caratterizzò pesantemente, dal cosiddetto "biennio rosso" 1919 - 1920, la vita politica e sociale delle province romagnole. "La sub-regione romagnola gioca un ruolo simbolico di rilievo, partecipando a quella maieutica culturale su cui si sarebbe impostato, a partire dalla campagna elettorale del 1921 "quell'abito mentale e quello stile di comportamento ritualizzato e simbolico", parafrasando Emilio Gentile, che avrebbe fatto 340 morti soltanto tra marzo e maggio di quell'anno (...) Quel che rilevava della Romagna era piuttosto la sua elevata e variegata politicizzazione di massa, fenomeno già di per sè atipico di uno Stato liberale che aveva sempre fallito l'obiettivo dell'integrazione nazionale delle cosiddette classi subalterne". Già dal 1919 gli scontri all'ordine del giorno tra socialisti e comunisti, repubblicani, popolari e forze dell'ordine destabilizzarono una già fragile situazione politica. A questi scontri si aggiunsero sapientemente le violenze fasciste all'insegna del "divide et impera", indirizzandosi dapprima sulle strutture dei socialcomunisti e repubblicani e popolari poi. "E' il sintomo di una potenziale guerra civile, su cui piomba l'ipoteca fascista: il 12-13 settembre 1921, le camicie nere, ancora movimento e non partito, tengono la loro prima manifestazione militare (...) mobilitando 3000 militari per sfilare su Ravenna (...)".
Fonti: Domenico Guzzo, “...Quando due elementi sono in lotta e sono irriducibili, la soluzione è la forza...”. L’assillo della rivoluzione ed Il dilagare della violenza politica nella mancata normalizzazione del dopoguerra, in Carlo De Maria (dir.), Dalla fine della guerra alla nascita del fascismo. Un punto di vista regionale sulla crisi del primo dopoguerra (Emilia-Romagna 1918-1920), Bologna, Edizioni Pendragon, pp. 241-260.