L'archivio Grillenzoni di Carpi è un archivio di famiglia e in quanto tale la documentazione che conserva è il "prodotto delle diverse attività volte alla gestione, conservazione, incremento e trasmissione agli eredi del patrimonio" ed è dunque l'esito di "comportamenti volti alla difesa del patrimonio tramite contenzioso, al mantenimento del potere e prestigio del casato, all'organizzazione dell'economia familiare, al finanziamento e all'autofinanziamento": tutti gli archivi di famiglia pertanto trovano nel possesso e nella amministrazione di un bene il motivo centrale della produzione documentaria e della sua conservazione. "La difesa e implementazione del patrimonio familiare sono strumentali al raggiungimento dei fini istituzionali, ovvero il mantenimento e l'accrescimento del prestigio sociale, economico e politico del nucleo familiare e la conservazione della famiglia nel suo insieme e dei suoi singoli membri". Alla luce di ciò, la formazione dell'archivio diventa una modalità di autorappresentazione, una costruzione razionale e intenzionale della memoria familiare e dei rapporti fra la famiglia e il territorio. In particolare spesso le famiglie per tutelare il proprio lignaggio avevano bisogno di ricostruire le proprie origini, la genealogia: a questo scopo si affidavano ad eruditi e storici, esperti nella predisposizione di registri, compendi e riordini; si trattava perlopiù di figure appartenenti al ceto aristocratico o al mondo ecclesiastico, i quali riorganizzavano le carte dell'archivio familiare, indagavano gli archivi delle più antiche istituzioni locali, laiche ed ecclesiastiche, al fine di trovare atti e contratti riguardanti la famiglia e ottenerne una copia autentica da inserire nel complesso archivistico domestico (1).
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Questa descrizione generale pertiene anche all'archivio Grillenzoni la cui storia archivistica e specifica documentazione sono per noi indicatori del duplice processo di sedimentazione, quello spontaneo, legato alle attività svolte dai singoli membri e dalle diverse generazioni, e quello volontario, posto in essere in un determinato momento storico da uno o più membri della famiglia a fini di tutela del casato. Il fondo dunque comprende la documentazione di interesse dei Grillenzoni: si tratta di rogiti per compravendite, permute di terreni, case e beni; contratti dotali, testamenti, censi, livelli, in parte in originale ma in gran parte copia di atti rinvenuti presso l’archivio notarile di Carpi. Sono inoltre presenti inventari di beni immobili e mobili, descrizioni di fondi rustici, con le scorte morte e vive, contratti di mezzadria, benefici ecclesiastici; e ancora, carteggi, fra i quali si rileva, per consistenza, quello di Ludovico Grillenzoni del sec. XVIII; lettere di principi e autorità diverse, documenti dell’arciprete Tommaso Grillenzoni del XVI secolo; raccolte di poesie, appunti di scuola; alberi genealogici e raffigurazioni degli stemmi; diplomi imperiali di nobiltà; diplomi di laurea miniati, copie degli statuti di Carpi. A tutto questo si affiancano le raccolte di fogli a stampa, grida ducali, manifesti cisalpini e napoleonici, opuscoli religiosi, sonetti per nozze, feste religiose e varie circostanze, manifesti del Teatro di Carpi. Infine, fanno parte dell’archivio Grillenzoni anche le carte acquisite per via femminile ossia delle famiglie che si sono imparentate con loro per via di matrimonio (i Bresciani di Finale Emilia, i Monari di Cento, i Barigazzi e i Rocca di Carpi).
Note: 1) Matteo Lorenzi, Archivi domestici: caratteristiche, criticità e prospettive, tesi di laurea Corso di Laurea Magistrale in Storia e Gestione del patrimonio archivistico e bibliografico, Relatore Ch. Prof.ssa Giorgetta Bonfiglio-Dosio, Correlatore Ch. Prof.ssa Flavia De Rubeis, A.A. 2016 / 2017 in http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/10867/851859-1198518.pdf?sequence=2 (consultazione: 18 gennaio 2024)
criteri di ordinamento L'archivio della famiglia Grillenzoni, come già evidenziato, è stato riordinato e descritto da Alfonso Garuti nel 1975: da allora le carte sono state più e più volte indagate, studiate, citate; in questi cinquant'anni la rappresentazione da lui data al fondo (struttura) si è talmente storicizzata da farne parte in maniera non più modificabile, nel senso che è entrata a far parte dei processi storici di formazione e trasmissione della documentazione. Sono queste le considerazioni che hanno guidato il presente intervento archivistico che - nel rispetto della storia archivistica, del contesto di conservazione ed uso del fondo - si qualifica come revisione e informatizzazione dell'inventario predisposto nel 1975 nonché adeguamento agli standard internazionali della descrizione archivistica ISAD(G) e ISAAR(CPF), per il Soggetto produttore. L'archivio risulta strutturato in unità di conservazione all'interno delle quali vengono descritte le unità archivistiche (fascicolo, registro), secondo la sequenza già riscontrata e rispettata dal Garuti e dunque non sempre in rigoroso ordine cronologico. Le schede di Unità archivistica riportano i seguenti dati: titolo originale (o regesto in italiano quando il titolo in latino si presentava troppo lungo e articolato, nel qual caso il titolo originale è stato fedelmente riportato in Ambiti e contenuto); estremi cronologici, segnatura attuale (che corrisponde a quella originale), tipologia e numero delle carte contenute. In questa sede, non per tutte le unità di conservazione si è proceduto con l'inventariazione delle unità archivistiche o documentarie: infatti per quelle che contengono le raccolte di materiali a stampa ci si è limitati ad una descrizione sommaria, rinviando per il dettaglio agli elenchi del Garuti. Un'altra variazione apportata al lavoro di quest'ultimo è la sequenza delle Unità di conservazione nell'inventario poiché essa non rispecchia la loro numerazione, nel senso che per favorire uno sguardo d'insieme, una lettura complessiva del fondo e orientare il ricercatore, si sono avvicinate – solo virtualmente – le unità che contengono documentazione caratterizzata da qualche affinità, abbozzando una forma di gerarchia interna al fondo che va dai testamenti e rogiti fino alle carte acquisite per via femminile per matrimonio (carte delle famiglie Rocca, Barigazzi, etc.) e alle raccolte di materiali diversi (opuscoli, fogli a stampa, grida etc.), passando per la documentazione di natura economica, informale (la corrispondenza) e le carte private di alcuni membri. Fra le carte dei Grillenzoni è stata rinvenuta anche la documentazione della Società del Gioco del Pallone di Carpi, presumibilmente accorpata per errore a questo fondo nel periodo in cui è stato conservato e gestito dalla Commissione di Storia Patria e Belle Arti: alla luce delle caratteristiche formali delle carte e della loro estraneità al fondo Grillenzoni, l'inventariazione di tali materiali è stata realizzata separatamente.
storia archivistica L'archivio dei Grillenzoni pervenne al Comune di Carpi nel 1922: con una lettera datata 18 giugno e indirizzata alla Commissione municipale di Storia Patria e Belle Arti, Alberto Grillenzoni (n. 1886), nipote di Lodovico (1804-1875) (1), si dichiarava onorato di consegnare al Museo, anche a nome di tutti i parenti cointeressati, "il proprio archivio di famiglia riunito in apposito scaffale", ma "privo di catalogo". Ultimo depositario e custode ne era stato il padre Vincenzo Luigi (1851-1922), subentrato al fratello premorto Livio (1833-1919), che di Carpi era stato sindaco (2). L'archivio fu sistemato al primo piano del palazzo dei Pio, nella vasta sala dell'aggiunzione estense, denominata dal 1914 "sala degli archivi" proprio per la sua destinazione. Nel 2001 il luogo è stato completamente smantellato per consentire la realizzazione di un nuovo percorso museale e gli archivi sono stati trasferiti nella nuova sede dell'Archivio storico comunale. Qui, l'archivio dei Grillenzoni ha trovato definitiva collocazione in una spaziosa stanza situata nell'ammezzato tra il primo e il secondo piano dell'Istituto, insieme agli archivi privati aggregati "Famiglia Pio di Savoia" e "Paolo e Policarpo Guaitoli". La documentazione, oggi condizionata in quarantacinque tomi, è ancora tutta raccolta nell'armadio di foggia settecentesca, di legno dipinto in nero, con due ante centrali finestrate all'inglese e due colonne laterali con ante chiuse: sul fronte, nella fascia sotto la cornice, spicca in colore bianco la scritta "ARCH.vio GRILLENZONI".
Al 1975 data la stesura dell'elenco di consistenza curato dal direttore del Museo, Alfonso Garuti, che si occupò anche di un primo generale riordino del fondo. Dall'introduzione al "Catalogo" (3) - così è nominato il mezzo di corredo - apprendiamo che l'archivio è stato a lungo trascurato e una ricognizione sui documenti ha avuto luogo solo verso il 1960, per scrupolo del direttore del tempo Mario Garuti, di cui restano diverse note manoscritte su tomi e fascicoli. Ad Alfonso Garuti si devono in particolare il restauro dei tomi lacerati, la sostituzione di quelli irrimediabilmente compromessi e l'integrazione di quelli mancanti (va ricordato infatti che parte della documentazione era giunta confezionata in pacchi legati con spago) (4). Nel medesimo contesto è stata apposta una piccola etichetta su ciascuno dei fascicoli, con la denominazione dell'archivio, il numero del tomo e il numero progressivo di collocazione; questo intervento non opportuno e giudicato vistoso anche dal responsabile viene tuttavia motivato come utile "ai fini della tutela e conservazione dei documenti". Oggi sono preservati nell'archivio trentuno tomi originali, contrassegnati sul dorso con i numeri romani da I a XXXIV e dallo stemma della famiglia, incisione su carta del secolo XVIII: sono stati sostituiti con nuove "cassette" i tomi XIV, XIX (suddiviso in due) e il XX. Sono invece probabilmente tutte integrazioni quelle dei tomi dal XXXV al XLIV, ma Alfonso Garuti non riferisce i dettagli dell'intervento e dunque si rimane nel campo delle ipotesi. Lo studio dell'intera documentazione autorizza poi a pensare che nel corso del tempo siano stati eseguiti interventi di riordino da parte del soggetto produttore: ne rimane traccia, ad esempio, sui documenti conservati in alcuni tomi, distinti dall'applicazione ordinata di un timbro con la lettera "T" seguito dal numero di tomo. Una prima sistemazione dell'archivio potrebbe essere cominciata nel 1726 per iniziativa di Bartolomeo del fu Bartolomeo Grillenzoni (1709-1733): ne sono indizio le attestazioni di conformità dei notai poste in calce a numerose copie di atti notarili presenti nel fondo e i cui originali sono in maggioranza conservati nell'archivio notarile di Carpi. Tra il 1726 e il 1733 lavorarono per Bartolomeo Grillenzoni i notai carpigiani Ignazio Pittori, Giovanni Gandolfi e Nicolò Pace. L'analisi delle grafie svela però che il loro apporto si limitò all'autenticazione dei documenti, mentre la copiatura integrale degli stessi va assegnata ad una quarta persona, da identificare con don Alfonso Menotti (1699-1769), sacerdote carpigiano e mansionario della cattedrale, abituale frequentatore di casa Grillenzoni (5). Che cosa spinge Bartolomeo Grillenzoni a mettere mano all'archivio di famiglia non è noto (6), ma l'iniziativa è coerente con quanto avviene nel corso del diciottesimo secolo in diversi stati italiani, dove si assiste a un crescendo di richieste e di iniziative per inventariare il proprio patrimonio archivistico, non solo da parte di organismi statali, ma anche di istituzioni religiose e d'assistenza e di casate che godevano da lungo tempo di titoli e privilegi (7). Per queste ultime si trattava in primo luogo di un'esigenza connessa a interessi di carattere patrimoniale e giuridico, ma nel secolo dei Lumi e sotto gli influssi del pensiero muratoriano – tanto più qui nel Ducato Estense - le carte d'archivio iniziarono ad essere valutate non solo sotto il profilo giuridico-privatistico, ma anche per il loro significato di fonti storiche L'interesse di Bartolomeo Grillenzoni per le vicende dei suoi antenati e la storia locale è testimoniato dal frate minore osservante Luca Tornini (1719-1790) che, durante la stesura della sua Storia di Carpi, poté accedere all'archivio della famiglia e visionare il manoscritto Uomini illustri di casa Grillenzoni di Carpi trasunti da me Bartolomeo Grillenzoni, confluito nel XIX secolo nella raccolta di don Paolo Guaitoli ed in seguito andato perduto (8). Il secondogenito di Bartolomeo, Ludovico (1728-1794), unico sopravissuto di cinque figli, sebbene giovane non trascurò quanto iniziato dal padre: altre copie di documenti datano infatti tra il 1740 e il 1741 e sono autenticate da Francesco Tarquinio Superbi (1713-1777), notaio e storiografo di Carpi (9), che si avvale ancora di don Menotti per la copiatura (10). Negli anni che seguono si contano pochi esemplari di copie di atti autenticati, mentre un numero consistente è datato 1761, anno in cui riprende un'attività sistematica di ricerca e copiatura da parte di don Alfonso Menotti, che firma il suo lavoro ricordando di averlo fatto in passato per il nobile Bartolomeo Grillenzoni ("Ego Alphonsus Menotti Sacerdos Carpensis et huius Ecclesiae Cathedralis Mansionarius, ac antiquitatis in veteribus chartis indagator"); il notaio prescelto per l'autenticazione delle copie è Giovanni Gandolfi (11). Con la morte di Ludovico si può ritenere concluso il riordino settecentesco dell'archivio di famiglia: documenti prodotti e copiati vengono organizzati come archivio thesaurus, concetto preponderante fino al secolo XIX, per cui ogni singolo atto di compravendita, di contratto dotale o testamento – tanto per fare alcuni esempi – manteneva una sua rilevanza giurididica e con più cura si custodivano quelli che potevano provare diritti e privilegi. Per una famiglia di antica nobiltà, come furono i Grillenzoni, l'archivio rappresentò un vero "tesoro di carte".
Una significativa operazione di schedatura dell'intero corpus documentario fu realizzata da Cecilia Tamagnini (con la collaborazione di Federica Collorafi) negli anni 2005-2007 su incarico dell'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna. Il presente inventario ha ampiamente usufruito di quell'intervento, ma proponendo una diversa organizzazione delle schede stesse.
Note: 1) Per ulteriori notizie sulla famiglia Grillenzoni, si rinvia al Soggetto Produttore del presente inventario. 2) Archivio della Commissione di Storia Patria e Belle Arti di Carpi, "Atti della Commissione municipale di storia patria e belle arti di Carpi" 1870-1972, b. 7, fasc. 2, doc. n. 72, Lettera di Alberto Grillenzoni. 3) Alfonso Garuti, Catalogo dell'Archivio Grillenzoni, prefazione, dattiloscritto 1975. 4) Ibidem. 5) Bartolomeo Grillenzoni destina da testamento ad Alfonso Menotti due sacchi di frumento e alla di lui sorella Margherita trecento lire in caso di matrimonio; lo invita poi a "voler continuare a frequentare in ogni occorrenza la casa di esso signor testatore come fa presentemente e ha fatto in passato"; cfr. Archivio Famiglia Grillenzoni, tomo I, fasc. 85. 6) Per Bartolomeo Grillenzoni, il cui padre muore giovane e lui stesso è forse conscio del destino fatale che lo attende – si sposa a 15 anni e muore a 24 – il riordino dell'archivio dovette rappresentare una priorità assoluta. 7) La bibliografia sugli archivi di famiglia è assai ampia; per questa scheda il riferimento è al testo di Elisabetta Insabato, Un momento fondamentale nell’organizzazione degli archivi di famiglia in Italia: il Settecento, in Il futuro della memoria, Atti del convegno di studi sugli archivi di famiglie e persone, Capri 9-13 settembre 1991, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1997 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Saggi 45), pp. 289-310. 8) Archivio Guaitoli, n. 246, Tornini frà Luca, Storia di Carpi, 3 voll., cfr. vol. 2, c. 359; Policarpo Guaitoli, Ricordanze patrie. Miscellanea di notizie carpigiane. Bibliografia storica carpigiana redatta da don Paolo Guaitoli, vol. I, Carpi 1882-1883, p.307. 9) Francesco Tarquinio Superbi (il cui nome di battesimo era Francesco Domenico) nacque a Carpi il 27 novembre 1713 da Giovanni e Camilla Magnani. Nel 1738 divenne notaio e nel 1762 fu nominato Cancelliere stabile della Comunità di Carpi, morì il 10 novembre 1777. Girolamo Tiraboschi lo inserisce nella Biblioteca Modenese, menzionando le pubblicazioni a stampa e i tanti manoscritti di storiografia locale, in parte ancora conservati nell'Archivio Guaitoli e tra cui figura: Sopra la genealogia, la parentela, i fatti, e i diritti della Famiglia Pio di Savoia di Carpi in Lombardia già signora di questa città e d’altri luoghi. Cfr., Memorie storiche e documenti sulla città e sull’antico principato di Carpi, Atti della Commissione Municipale di Storia Patria e Belle Arti di detta Città, vol. VI, Carpi 1894-1895, pag. 350-366, nota alla lettera XXXVII; Girolamo Tiraboschi, Biblioteca Modenese, Tomo V, in Modena MCCLXXXIV, pp. 145-146. 10) Negli stessi anni, Menotti e Superbi collaborano insieme anche nella ricerca e copiatura di atti spettanti alla famiglia Pio di Savoia di Carpi. 11) Archivio Famiglia Grillenzoni, b. 2, unità 10. Negli anni di frequentazione dell'archivio di Casa Grillenzoni Don Menotti compila i suoi due volumi di Memorie per la Storia di Carpi (confluiti in Archivio Guaitoli, n.197), ricca raccolta di annotazioni e documenti, tra cui parecchi riferibili a membri della famiglia.
modalità di acquisizione L’archivio dei Grillenzoni è pervenuto al museo civico del Comune di Carpi nel 1922.
bibliografia - Matteo Lorenzi, Archivi domestici: caratteristiche, criticità e prospettive, tesi di laurea Corso di Laurea Magistrale in Storia e Gestione del patrimonio archivistico e bibliografico, Relatore Ch. Prof.ssa Giorgetta Bonfiglio-Dosio, Correlatore Ch. Prof.ssa Flavia De Rubeis, A.A. 2016 / 2017 in http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/10867/851859-1198518.pdf?sequence=2 (consultazione: 18 gennaio 2024) - Giorgetta Bonfiglio-Dosio, Gli archivi di famiglia e Gli archivi privati, in Archivistica speciale, Padova, CLEUP, 2011 - Giovanni Marcadella (a cura di), Un archivio per la città. Le carte della famiglia Muzani dal recupero alla valorizzazione. Atti del Convegno, Giornata di Studio sugli Archivi di Famiglia, Vicenza, 4 aprile 1998, Vicenza, Archivio di Stato, 1999 - Il futuro della memoria. Atti del Convegno internazionale di studi sugli archivi di famiglie e di persone, Capri, 9-13 settembre 1991, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1997, 2 v. (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Saggi , 45) - Roberto Navarrini, Archivi pubblici e archivi privati, in Paola Longo (a cura di), Importanza degli archivi privati per lo studio delle discipline storiche. Atti del Convegno, Villa Contarini, Piazzola sul Brenta, 30 settembre 1995, Piazzola sul Brenta, Fondazione G. E. Ghirardi, 1996
codice interno: 1586 - 001
informazioni redazionali
Inventario a cura di Laura Cristina Niero (Cosmos), 2024
realizzato per Regione Emilia-Romagna - Settore Patrimonio culturale. Area Biblioteche e Archivi
intervento redazionale a cura di Regione Emilia-Romagna - Settore Patrimonio culturale. Area Biblioteche e Archivi, 2024