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Archivio Luigi Orlandi e Diana Franceschi 1906 - 2001
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vai al soggetto produttore: Luigi Orlandi

vai al soggetto produttore: Diana Franceschi

fondo
fascicoli 205

Si compone della documentazione prodotta da Luigi Orlandi e da Diana Franceschi nel corso delle rispettive vicende lavorative e personali e delle comuni vicende familiari.
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Si conserva documentazione prevalentemente cartacea (manoscritta, dattiloscritta e a stampa), nonché materiale su vari supporti, ovvero:
- documentazione fotografica (positivi e negativi su pellicola, cartoline);
- documentazione sonora su supporto magnetico (bobine a nastro);
- oggetti (monete, medaglie).
Nello specifico, il fondo comprende per lo più documentazione relativa a:
- attività svolta da Luigi Orlandi per il Partito comunista italiano (PCI) e per varie istituzioni e associazioni, quali l’Associazione Italia-Ungheria, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia (ANPI), l’Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti (ANPPIA), il Centro di educazione sanitaria e tecnologie appropriate sanitarie (CESTAS), l’Ente amministrazione degli ospedali di Bologna, l’Istituto Ramazzini, la Provincia di Bologna, il Senato della Repubblica;
- attività svolta da Diana Franceschi per il Partito comunista italiano (PCI) e per varie istituzioni e associazioni, quali il Comune di Bologna, la Cooperativa Servizio ristoro bar, l’Istituto per ciechi “Francesco Cavazza”, l’Unione donne italiane (UDI), l’Unità sanitaria locale (USL) 29;
- vicende personali e familiari, tra le quali per esempio la corrispondenza di carattere privato e la gestione domestica e familiare.
Completano il fondo alcuni documenti prodotti presso le Officine Viberti di Torino e verosimilmente acquisite da Luigi Orlandi nell'ambito dei suoi incarichi piemontesi

criteri di ordinamento
Tra il 2022 e il 2024 sono stati condotti alcuni successivi interventi finalizzati alla ricognizione, al riordinamento, alla descrizione e al definitivo ricondizionamento del complesso.
Innanzitutto, la presenza di due soggetti produttori e dei rispettivi nuclei è stata evidenziata adottando per il fondo una nuova denominazione che li comprendesse entrambi (Archivio Luigi Orlandi e Diana Franceschi).
L’analisi della documentazione e delle rispettive vicende biografiche ha permesso poi di identificare e ricondurre le carte di lavoro rispettivamente all’uno o all’altra, in particolare prendendo in esame sia i caratteri estrinseci (carte intestate, grafie) sia i caratteri intrinseci (date topiche e croniche, contenuto informativo) dei documenti. La documentazione di carattere lavorativo è stata così organizzata in due serie distinte in base al soggetto produttore, mentre sono andati a costituire delle serie autonome i documenti prodotti e/o relativi a entrambi, ovvero quelli di carattere personale e familiare, il materiale a stampa e gli oggetti non attribuibili esclusivamente a uno dei due soggetti e, infine, il materiale fotografico, che è stato mantenuto come nucleo a sé.

Pertanto, il fondo si articola nelle seguenti serie:
- Attività lavorativa di Luigi Orlandi;
- Attività lavorativa di Diana Franceschi;
- Documenti personali e familiari;
- Materiale a stampa e oggetti;
- Materiale fotografico.

In particolare, le serie Attività lavorativa sono organizzate in sottoserie seguendo un duplice criterio istituzionale (ente o funzione ricoperta) e topico-cronologico (sede e periodo di attività in quella sede). Al loro interno, le partizioni maggiormente documentate (es. attività nel PCI, Comune di Bologna) presentano unità archivistiche uniformi e ricorrenti (Attività e organizzazione, Formazione e scuole di partito, Eventi e relazioni, Corrispondenza), nonché altre unità peculiari dei singoli ruoli istituzionali ricoperti dai due soggetti (es. Assessorato ai problemi femminili).
Le sottounità archivistiche, laddove presenti, sono state ordinate in ordine cronologico (es. nelle unità archivistiche Eventi e relazioni) o alfabetico (es. nelle unità archivistiche Attività e organizzazione), e successivamente numerate.
Infine, i due nuclei documentari prodotti, rispettivamente, dalle Officine Viberti di Torino e da Giorgio Orlandi sono andati a costituire due subfondi omonimi. In particolare, la documentazione relativa e prodotta da Giorgio Orlandi, a eccezione di alcune fotografie di famiglia confluite nel fondo principale, è stata collocata in coda all’intero complesso, al fine di agevolare futuri eventuali incrementi non attualmente prevedibili.
Sulla documentazione del fondo si è adottato il criterio della “serie chiusa”, attribuendo dunque un numero di corda progressivo sia alle unità di condizionamento (bb. 1 - 68) sia alle unità archivistiche (fascc. 1- 200). Per i subfondi Officine Viberti (bb. 69-70) e Giorgio Orlandi (b. 71-72) è stata adottata una numerazione autonoma delle unità archivistiche, che va da 1 a 5 per ciascun subfondo.

incrementi previsti
Nessun incremento previsto

storia archivistica
La documentazione prodotta da Luigi Orlandi e Diana Franceschi è stata conservata presso l’abitazione di famiglia, sita a Bologna, fino al 2007. In quell’anno è stato avviato il deposito presso la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, avvenuto in due fasi successive: nel 2007 sono stati trasferiti 24 scatoloni, mentre nel 2010 ne sono stati aggiunti altri 3, per un totale di 27.  Nel 2020 il complesso è stato oggetto di un intervento di ricondizionamento che ha interessato i contenitori esterni, tramite il trasferimento della documentazione dagli scatoloni nei quali era conservata in 66 buste d’archivio. 
La sedimentazione originale della documentazione è stata fortemente influenzata dai molteplici trasferimenti compiuti da Luigi Orlandi nel corso della propria vita, per lo più in qualità di dirigente del Partito comunista italiano (PCI). I trasferimenti da una sede all’altra in varie regioni d’Italia, ai quali talvolta prese parte anche Diana Franceschi, hanno determinato la formazione di nuclei documentari relativi a specifici luoghi e periodi, in parte successivamente smembrati in varie buste d’archivio e non più immediatamente riconoscibili data l’assenza di un vero e proprio ordinamento originale, e quindi anche di serie o di specifiche segnature coeve, nonché di strumenti di descrizione. Inoltre, per l’intero complesso si tramandava unicamente la denominazione “Fondo Luigi Orlandi”, per cui non risultava evidente la presenza di documentazione prodotta da Diana Franceschi, che non costituiva un preciso nucleo autonomo, ma si presentava contigua e frammista a quella del coniuge.
Solo una minima parte della documentazione presentava tracce di una volontà di organizzazione da parte di Luigi Orlandi il quale, negli ultimi anni di vita, avviò un’operazione di riordinamento che interessò una minima parte dei documenti cartacei e fotografici, inserendoli in buste da spedizione sulle quali descriveva il contenuto tramite annotazioni ed elenchi manoscritti. La selezione di tali documenti non ha rivelato, però, l’adozione di un preciso criterio di ordinamento tra i documenti presenti nella stessa unità fisica, che di fatto risultavano eterogenei per tipologia, contenuto e datazione. 
Quindi, il complesso si presentava in uno stato generale di disordine, prevalentemente come una successione di documenti sciolti suddivisi in buste d’archivio e, in misura inferiore, di fascicoli originali per lo più tematici, a volte dotati di camicie con denominazioni originali non sempre coerenti con il contenuto, altre volte vincolati da elementi metallici o in plastica. In particolare, i documenti relativi alle diverse attività lavorative e ai singoli ruoli istituzionali ricoperti si presentavano per lo più dispersi in diverse buste non contigue.
Il materiale fotografico era conservato per lo più separatamente in contenitori di varia natura e dimensione.
Una ricognizione analitica dell’intero complesso ha fatto emergere, infine, la presenza di documentazione prodotta da due ulteriori soggetti (Officine Viberti di Torino e Giorgio Orlandi), confluita nel fondo in seguito a diverse vicende.

modalità di acquisizione
Dopo la morte di Luigi Orlandi, tra il 2007 e il 2010 l’archivio è stato depositato dalla famiglia presso la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, affinchè fosse riordinato, descritto e reso fruibile all’utenza.

condizioni che regolano l'accesso
Si ritiene che parte della documentazione sia soggetta ai limiti di consultabilità previsti dal decreto legislativo 42/2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio".

lingua della documentazione
Italiano, inglese, francese, russo, ungherese


codice interno: 1646 - 001

informazioni redazionali
Inventario a cura di
Silvia Mura, 2024

realizzato per
Fondazione Gramsci Emilia-Romagna

intervento redazionale a cura di 
Regione Emilia-Romagna - Settore Patrimonio culturale. Area Biblioteche e Archivi, 2025