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  "Per una storia della 'grande lotta' delle 'Reggiane' " 1905 - 1987
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subfondo
buste 3, fascicoli 72, registri 5, quaderni 3, volumi 2
sei in: Archivio Giuseppe Soncini - Bruna Ganapini 1905 - 1994

Il subfondo comprende una ricca raccolta di materiali tutti inerenti la storia delle Officine Meccaniche Italiane (OMI) "Reggiane" di Reggio Emilia ed in particolare del biennio 1950-1951 nel corso del quale ha avuto luogo, all'interno dell'azienda, il più lungo sciopero della storia sindacale italiana, costantemente citato nelle carte come "la grande lotta".
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Si tratta di documentazione eterogenea per tipologia e provenienza, raccolta da Giuseppe Soncini dopo il 1981, anno delle celebrazioni del trentennale dello sciopero realizzate a Reggio Emilia mediante un convegno che offre a Soncini lo spunto per approfondire il tema e in seguito pubblicare un volume (1), che purtroppo però non ha visto la luce.
Nel suo complesso il subfondo consente di accedere a documenti di natura aziendale (atti delle Assemblee ordinarie e straordinarie, allegati ai bilanci, relazioni tecniche, rapporti di lavoro, etc.), a fascicoli della Camera Confederale del Lavoro di Reggio Emilia, inerenti sia la lunga e complessa vertenza sindacale che le tante espressioni della solidarietà nei confronti degli operai manifestatesi durante i due anni di occupazione (Comitato Provinciale di Solidarietà, Comitato comunale di solidarietà con i lavoratori delle "Reggiane" - Sezione di Montecchio); e ancora, a documentazione proveniente dalla Sezione S. Croce "Reggiane" del Partito Comunista Italiano di Reggio Emilia; infine ad una consistente raccolta di "materiali diversi" (volantini, periodici, ritagli di giornale, spogli di articoli, etc.) recuperati da Giuseppe Soncini presso amici e conoscenti e ovunque possibile.
La documentazione riguarda per lo più, anche se non esclusivamente, la battaglia condotta dai lavoratori per la "salvezza" del posto di lavoro e delle "Reggiane" stesse. Della lunga vertenza sindacale e delle azioni poste in atto si da di seguito breve sintesi.

Nel luglio del 1949 la Direzione delle Officine Meccaniche Italiane "Reggiane" (d'ora in poi solo "Reggiane") manifesta l'intenzione di procedere ad una consistente riduzione del personale a cui fa seguito una lunga vertenza sindacale che si conclude con l'accordo (16 ottobre 1949) di istituire un corso di riqualificazione per 700 operai a conclusione del quale l'azienda si impegna al riassorbimento dei lavoratori. Nel giugno del 1950, terminati gli esami dei 700 allievi, la Direzione dichiara l'impossibilità di procedere secondo gli accordi. Questa presa di posizione apre una lunga stagione di trattative durante la quale si susseguono la proposta di un prolungamento e poi di un ulteriore corso di riqualificazione, il rifiuto da parte degli operai delle "Reggiane" di lavorare a cottimo individuale (modalità che faceva parte dell'accordo dell'ottobre 1949), lo sciopero generale del 20 giugno e gli scioperi a scacchiera all'interno dello stabilimento (quattro fermate di un quarto d'ora al giorno, in una sezione e reparto, cambiando reparto e sezione ogni giorno), manifestazioni di protesta per le vie della città, il coinvolgimento dell'amministrazione comunale e dei parlamentari di tutti i partiti politici della provincia (riunione del 26-27 giugno 1950).
Il 21 luglio 1950 le parti vengono convocate a Roma presso il Ministro Ugo La Malfa, e in quella sede la Direzione aziendale presenta la richiesta di 1600 licenziamenti fra operai e impiegati oltre ai 700 allievi del corso di riqualificazione. La Camera Confederale del Lavoro (CCdL) di Reggio Emilia rifiuta di continuare la discussione su quelle basi e si riserva di presentare al Ministro una contro relazione al fine di dimostrare l'infondatezza della richiesta aziendale. Riconvocate le parti il 29 luglio presso il Ministero del Lavoro, la situazione viene ulteriormente aggravata dalla richiesta di ulteriori licenziamenti (3100 dipendenti ossia il 50% del personale). Aggiornato il tutto al 2 agosto le trattative vengono nuovamente sospese e rimandate in sede provinciale secondo le procedure previste dall'accordo interconfederale del 21 aprile 1950.
Fino al 18 agosto la CCdL, l'Unione Sindacale Provinciale (USP) e la Direzione continuano a discutere, ma a quella data, a fronte della determinazione dell'azienda a procedere ai licenziamenti (ridimensionati a 2100 unità compresi i 700 ex allievi), vengono rotte le trattative.
La Prefettura, nel tentativo di trovare una soluzione al problema, prende l'iniziativa di convocare una riunione dei parlamentari e delle parti interessate alla vertenza per il 21 agosto, poi rinviata di 15 giorni per consentire agli organi governativi di esaminare la questione. Giunti alla metà di settembre senza un nulla di fatto, il giorno 19 viene posto in essere uno sciopero generale di protesta di 2 ore di solidarietà con gli operai e contro la minaccia di smobilitazione dello stabilimento; di nuovo il 26, uno sciopero generale di 24 ore alle "Reggiane".
La situazione precipita nei giorni 29-30 settembre poiché la Direzione aziendale invia le lettere di licenziamento ai 700 ex allievi e ad altri 1400 operai: le maestranze appresa la notizia del provvedimento, sospendono immediatamente il lavoro; la Direzione da parte sua blocca tutto il materiale proveniente da altre provincie e destinato alla fabbrica, e trasferisce in alcuni locali in città i propri uffici. CCdL e USP dapprima concordano uno sciopero generale per il 2 ottobre, poi prolungato alle giornate del 3 e 4, ma in seguito non riescono più a "stabilire una comune azione di lotta" (2). Così mentre la USP proclama lo sciopero per altre 24 ore alle "Reggiane", sulla scorta delle indicazioni date dal Consiglio generale delle Leghe e dei Sindacati, "le maestranze nella giornata del 5 ottobre entrano nello stabilimento iniziando regolarmente il lavoro" (3) invece di restare inattivi fuori dai cancelli. Per tutta risposta la Direzione proclama "la serrata facendo trovare al mattino, i cancelli chiusi con la laconica comunicazione di sospensione dell'attività produttiva" (4) e chiede (12 ottobre 1950) che sia predisposto un presidio armato attorno alla fabbrica.
Inizia in questo momento una straordinaria campagna di solidarietà morale e materiale: "il 15 ottobre aveva luogo una prima grande sottoscrizione di massa a favore dei lavoratori delle "Reggiane" con una pubblica assemblea tenuta al Teatro Ariosto della nostra città, durante la quale, mentre i dirigenti sindacali illustravano la giusta lotta e i sacrifici delle maestranze, affluivano in città da tutti i comuni e villaggi della provincia, carri, camions addobbati con bandiere, parole d'ordine inneggianti all'unità della classe operaia con i contadini, carichi di grano, di altri generi alimentari per alcune centinaia di quintali, oltre a forti somme in denaro. Tale giornata ha segnato veramente l'inizio di una importante azione di solidarietà, che abbraccia tutti gli strati sociali della provincia in una nobile gara, onde mettere in condizione i lavoratori delle Reggiane di resistere in questa grande lotta per la difesa del posto di lavoro e della fabbrica" (5). La Federazione delle Cooperative invita tutte le cooperative di consumo ad aprire crediti ai lavoratori delle Reggiane per il sostentamento delle loro famiglie; si susseguono scioperi nelle diverse categorie e il 20 ottobre un nuovo sciopero generale: "tutti i negozi, gli esercizi pubblici hanno chiuso i battenti. I lavoratori sono usciti in modo compatto dalle fabbriche […] In tutti i comuni della provincia lo sciopero è stato totale […] Le donne hanno dimostrato un grande spirito di combattività non lasciandosi intimorire dall'atteggiamento provocatorio della polizia, la quale per alcune ore, con rinforzi venuti dalla vicina Modena, ha effettuati caroselli. Il giorno 27 ottobre hanno cominciato a sfilare per la città le "colonne mute" che consistono in gruppi di operai delle Reggiane che, con un cartellino nel quale si denuncia il loro stato di operai colpiti dal licenziamento, passano sui marciapiedi per le vie principali e le maggiori piazze. La polizia persiste nella sua azione di disturbo." (6)
Il 1° novembre ha luogo una seconda manifestazione denominata "Giornata della solidarietà" e organizzata dalla FIOM provinciale al Teatro Ariosto di Reggio Emilia: oltre ai tantissimi lavoratori, alle decine di delegazioni provenienti da fabbriche e uffici, è presente anche una delegazione di donne braccianti del Fucino.
A fronte di questo grande movimento di lotta, nei giorni 4 e 5 novembre la Direzione dello stabilimento inviava le lettere di licenziamento a 182 impiegati.
Nel frattempo gli operai che hanno occupato la fabbrica continuano a lavorare regolarmente pur non percependo alcuno stipendio e decidono di procedere con la produzione del trattore cingolato R60 per dimostrare che l'azienda ha la forza per superare la crisi e passare dalla produzione bellica a quella di macchine per l'agricoltura: il 4 dicembre, davanti a tutta la cittadinanza, "le maestranze danno inizio in forma ufficiale alla prima colata del trattore" (7), e dopo un Natale e un Capodanno in fabbrica, il 31 gennaio "il primo trattore R60, simbolo di pace e lavoro, è ultimato": "Ecco la risposta agli affossatori della industria nazionale da parte della classe operaia e del popolo di Reggio Emilia" (8). Tutto questo però non basta a dare nuovo indirizzo alla vicenda; il perdurare dell'occupazione, gli scioperi e le manifestazioni di solidarietà, gli interventi della polizia, le biciclette degli operai fracassate, l'intransigenza della Direzione, la passività del Governo, costringono i lavoratori in fabbrica anche per la Pasqua.
Il 21 maggio il FIM (Fondo di finanziamento dell'industria meccanica) annuncia il provvedimento di chiusura delle Reggiane.
Nel mese di luglio a Reggio Emilia convergono artisti, letterati, registi che si recano alle "Reggiane", incontrano gli operai e parlano con loro, sostenendoli e spronandoli (Carlo Levi, Renato Guttuso, Italo Calvino, Marino Mazzacurati, Ezio Taddei, Giuseppe Petronio, Carlo Salinari, Corrado Cagli, Renzo Renzi).
Si arriva così all'accordo sindacale del 5 ottobre sulle "Nuove Reggiane" alla presenza del Ministro del Lavoro e alla cessazione dell'occupazione (6 ottobre) durata 493 giorni. L'8 ottobre le "Reggiane" vengono sgomberate e alle ore 16, al suono dello "sciflòun", gli operai escono dai reparti con alla testa 3 esemplari del trattore R60 e vanno in corteo in piazza della Vittoria insieme a Giuseppe Di Vittorio.
Se la lotta sindacale ha avuto una indubbia "valenza infracomunitaria" per tutta la provincia, poiché la "salvezza" delle "Reggiane" rappresentava "l'equivalente della lotta per il lavoro, la pace, il progresso", l'esito della vertenza è stato un vero e proprio "schiaffo dato alla città": la chiusura delle OMI Reggiane, il licenziamento di migliaia di lavoratori, la nascita delle "Nuove Reggiane" con la riapertura di alcuni reparti e la riassunzione di qualche centinaio di uomini, non ha fatto che "gettare nuovo sale sulla ferita" (9).

Note:
1) La ricerca viene preannunciata da Giuseppe Soncini nel 1981 nel corso del suo intervento al seminario di studio organizzato dall'Istituto "Gramsci" - Sezione di Reggio Emilia e dedicato al "trentennale della lotta delle Reggiane" (1980-1981); gli atti del seminario sono stati pubblicati in Nel trentennale della lotta per le reggiane (1950-1951). Atti del seminario di studio, Sala convegni isolato S. Rocco, 26-27 febbraio 1981, s.l., s.n., 1982
2) Carte della Camera del Lavoro di Reggio Emilia 1942-1969, serie Carteggio 1942-1969, fasc. "Relazioni sulla lotta" 1949-1951, unità doc. "Relazione sull'azione condotta durante la nota vertenza alle Off. Mecc. "Reggiane". 28.9.1950 - 10.11.1950"
3) Id., p. 3
4) Id., pp. 3-4
5) Id., p. 4
6) Id. p. 5
7) Materiali diversi 1922-1987, serie Raccolta di volantini sulle "Reggiane" 1948-1961, fasc. "Volantini Reggiane" 1948-1951, unità doc. "Calendario delle Reggiane" 25 marzo 1951, volantino
8) Id.
9) Antonio Canovi e Lorenzo Reggiani, Un'esplorazione geostorica nel territorio della Circoscizione 7, Quaderni CdS n. 1 - Centro Documentazione Storica di Villa Cougnet, in https://issuu.com/villacougnet/docs/140209

criteri di ordinamento
Dopo una preliminare indagine generale sulla documentazione, seguita dalla schedatura dei fascicoli che ha consentito di recuperare le informazioni necessarie alla formulazione di un'ipotesi di struttura archivistica da attribuire alle carte, si è giunti all'individuazione delle partizioni interne al subfondo poiché esso si è rivelato come un complesso letteralmente messo insieme da Giuseppe Soncini e costituito dalla documentazione che afferisce alla storia di un particolare evento che ha profondamente toccato la città di Reggio Emilia, ossia lo sciopero dei lavoratori delle Officine meccaniche Italiane "Reggiane" durato un anno intero (1950-1951). In considerazione di ciò, la documentazione è stata riordinata e descritta innanzitutto sulla base dell'archivio di provenienza, per cui sono state create 4 distinte "raccolte" i cui materiali provengono da un produttore certo e ben identificato (l'azienda OMI "Reggiane", la Camera Confederale del Lavoro di Reggio Emilia, la Sezione S. Croce "Reggiane" del PCI di Reggio Emilia), fatta eccezione per quella denominata "Materiali diversi" che riunisce invece carte di Giuseppe Soncini miste ad altre ricevute da amici e conoscenti e la cui distinzione non è stata sempre possibile. Successivamente sono state individuate le serie archivistiche all'interno delle quali aggregare le diverse unità archivistiche, che sono state riordinate e descritte in sequenza cronologica.
Questa interpretazione è stata naturalmente supportata dalle informazioni ricavate sia dagli appunti di Giuseppe Soncini relativi al suo progetto di ricerca sul tema sopra citato, sia dai titoli scritti di suo pugno sulle carpette dei fascicoli, spesso accompagnati da annotazioni.
La descrizione inventariale è analitica e scende fino al livello dell'unità archivistica (fascicolo, busta, etc.), avendo cura di inserire, là dove necessario, dettagliate informazioni relative all'esistenza e localizzazione di documentazione prodotta dal medesimo soggetto produttore e collegata quindi a quella riscontrata in questa sede (Area delle informazioni relative alla documentazione collegata e complementare).

storia archivistica
Il complesso archivistico si è costituito nel corso degli anni parallelalmente al procedere delle ricerche condotte da Giuseppe Soncini sulla storia dello sciopero delle "Reggiane" del 1950-1951. Si tratta di una raccolta formata sia da materiali provenienti da archivi e persone diverse sia da documenti appartenuti allo stesso Soncini: in considerazione dei fatti a cui le carte fanno riferimento, si è di fronte ad una raccolta di tipo tematico; se invece ci si sofferma sullo scopo per cui è nata, allora si può dire che è l'archivio di una ricerca, ossia l'archivio di Giuseppe Soncini che ha selezionato i depositi e le fonti e ha dato vita ad nuovo fondo che porta i segni delle sue scelte, delle sue interpretazioni e degli obiettivi che si era dato.
I materiali sono stati in parte descritti da Claudia Codeluppi nel suo elenco di consistenza del 2001, rispetto al quale il presente lavoro si qualifica come aggiornamento, essendo nel frattempo stata versata altra documentazione da parte della famiglia di Soncini, e nel contempo come totale revisione, dal momento che proprio gli ultimi materiali hanno consentito una chiara lettura e interpretazione delle carte e di conseguenza una corretta rappresentazione della struttura archivistica nella descrizione inventariale.


codice interno: 0590 - 0001.0005