Gli archivi in Emilia-Romagna
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<persname authfilenumber="IT-ER-IBC-SP00001-0000847">Stefano Tumidei</persname>
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<unittitle encodinganalog="ISAD 1 - 2 title">Archivio Stefano Tumidei
<unitdate encodinganalog="ISAD 1 - 3 date(s)" normal="19490101-20081231">
<emph>con antecedenti dal 1949</emph>1982 - 2008
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<p>L’archivio professionale di Stefano Tumidei e la sua biblioteca sono stati donati dalla famiglia alla Biblioteca della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna, in adempimento dell’espressa volontà del professore omissis, e l’acquisizione dei materiali da parte della Facoltà ha avuto luogo fra il 2010 e il 2013.
L’archivio fotografico di Tumidei è stato invece donato alla Fondazione Federico Zeri dell’Università di Bologna, mentre la raccolta di diapositive, disegni e il suo personal computer sono rimasti nella disponibilità della famiglia.</p>
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<p>Il fondo, conservato da Tumidei presso la propria abitazione bolognese, è stato prelevato dopo la donazione e il trasloco è stato curato dal personale bibliotecario dell'Università di Bologna: dopo aver contrassegnato il materiale e documentato le operazioni, i volumi della biblioteca sono stati trasportati al Centro di catalogazione del Sistema Bibliotecario di Ateneo per il trattamento catalografico, mentre la documentazione archivistica è stata trasferita alla Biblioteca Centrale Campus di Ravenna dove la cooperativa <em>Le Pagine</em> ha portato a termine un primo intervento di ricognizione sulla documentazione, individuando le due serie documentarie dei <em>Quaderni manoscritti</em> e <em>Scritti raccolti per studi e ricerche</em> e ha prodotto un elenco di consistenza (Casotto e Andreotti, 2010) nel quale le unità archivistiche (quaderni e fascicoli) sono descritte all’interno delle due partizioni sopracitate, in sequenza cronologica e contraddistinte da una doppia numerazione, ossia dal numero di corda provvisorio ("numero in nero") e dal "numero definitivo gerarchico assegnato ad ogni unità" ("numero in rosso"). Successivamente le singole unità archivistiche sono state catalogate nella banca dati del Polo bibliotecario bolognese tramite il software Sebina OpenLibrary: tale catalogazione si è avvalsa delle notizie riportate nell'elenco di consistenza di Casotto e Andreotti, e le informazioni sul contenuto - solo in parte rilevate e spesso circoscritte alla segnalazione delle "emergenze" - sono state inserite nel campo "Abstract", ricercabile sia in SOL che in NEXT solo attraverso il campo dedicato.
L’archivio fotografico di Tumidei è stato invece donato alla Fondazione Federico Zeri dell'Università di Bologna (2009) dove è stato descritto mediante l'utilizzo del tracciato della scheda ICCD "FF - Fondi fotografici", quindi sono state catalogate le singole unità documentarie nel sistema informativo della Fondazione stessa <a href="http://www.fondazionezeri.unibo.it/it/fototeca/donazioni/donazione-stefano-tumidei-2009/index.html">Fototeca Tumidei</a>. Si tratta di una raccolta di 11.247 fotografie articolata in due sezioni: la prima organizzata in fascicoli monografici divisi per artista e archiviati in ordine alfabetico in 31 faldoni, la seconda ancora da ordinare.</p>
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<p>All’avvio del presente intervento di inventariazione analitica delle carte di Stefano Tumidei, i materiali si presentavano suddivisi fisicamente in due parti sulla base di categorie di tipo formale ("quaderni", "fascicoli") per cui sugli scaffali si susseguivano dapprima i quaderni di appunti e poi i fascicoli, e lo stesso criterio si trovava rispecchiato nell’elenco di consistenza.
Il riordino di un archivio di persona, domestico o professionale che sia, richiede preliminarmente un "profondo studio del soggetto produttore, dei soggetti con esso interagenti e della realtà nella quale ha operato" al fine di "un intervento di riordinamento sufficientemente aderente alla realtà" (1): prima di agire sulle carte e di descriverle è necessario "conoscere la persona nelle sue stesse esatte dimensioni "culturali" […] significa individuare le fasi operative e le attività svolte e, successivamente […] significa accertare quali furono i metodi di organizzazione della documentazione archivistica conservata e quali sono i nessi interni ed esterni" (2).
Alla luce della riflessione teorica accennata, dopo una preliminare indagine generale sulla documentazione, seguita dalla schedatura dei fascicoli, che ha consentito di recuperare le informazioni necessarie alla formulazione di un'ipotesi di riordino da attribuire alle carte, è stato possibile riconoscere le aree di interesse del fondo e delineare una struttura archivistica in grado di rappresentare lo <em>stato delle carte</em> e insieme l'esperienza professionale di chi le ha prodotte, una rappresentazione inventariale che evidenziasse il rapporto fra le carte e le ricerche, gli incarichi e i ruoli assunti da Tumidei nel corso della sua vita.
Considerando che le modifiche fanno parte della storia di un archivio – trasformazioni e selezioni di ogni tipo, a partire da quelle poste in atto innanzitutto dal produttore e successivamente dai suoi eredi per giungere a quelle più o meno incidentali dei traslochi e delle ricollocazioni – e che gli archivi di persona sono costituiti da documentazione poco "strutturata", ossia sedimentatasi e poi conservata secondo regole per nulla "cancelleresche" ma piuttosto secondo un'esigenza "esistenziale" (3), l'esito dell'analisi e della descrizione di questo fondo archivistico si presenta come un inventario nel quale si cerca di coniugare concisione e analiticità attraverso una struttura semplice nelle cui unità archivistiche sono riportate quante più informazioni possibili. Questa opzione ha permesso di delineare una griglia dalle maglie abbastanza larghe poiché esperienze professionali e ambiti di ricerca – e le carte ad esse afferenti - si avvicendano e nel contempo si sovrappongono, prendono spunto le une dalle altre, si approfondiscono reciprocamente, per cui spesso i loro confini non sono affatto netti, bensì alquanto mobili, fluidi.
L’archivio nella sua unitarietà (fascicoli e quaderni) risulta pertanto organizzato in 5 serie che afferiscono nel contempo agli studi giovanili e poi specialistici e alle attività professionali di Tumidei (Conservatore dei Musei Civici d'Arte Antica, Museo Civico d'Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini di- Bologna; pubblicazioni diverse) poiché non vi è soluzione di continuità fra i due momenti della sua vita. A queste partizioni si affianca un raggruppamento dedicato ai suoi studi e alle sue ricerche, nel quale si avvicendano 19 serie denominate secondo un criterio <em>tematico</em> e in secondo luogo <em>geografico</em>, riscontrato anche nella raccolta fotografica ordinata dallo stesso Tumidei (4).
Infine, vi sono altri 6 nuclei dedicati alla raccolta fotografica (Immagini a soggetto artistico), alla docenza (Critica d’arte, metodologia e museografia), agli inserti estratti dai libri e dai periodici della biblioteca di Tumidei, alla Fondazione Federico Zeri di Bologna, all’attività di consulente storico-artistico per perizie e stime, e infine alle carte di natura prettamente privata.
Nel rispetto delle norme stabilite dagli standard internazionali della descrizione archivistica ISAD(G) e ISAAR(CPF), e nello specifico delle regole della descrizione multilivellare, le schede dei livelli fondo, serie e raggruppamento riportano i seguenti dati:
- denominazione o titolo
- soggetto produttore (per il fondo)
- estremi cronologici
- consistenza
- ambiti e contenuto
- criteri di ordinamento
- storia archivistica (per il fondo)
- unità di descrizione collegate (se presenti)
- unità di descrizione separate (se presenti)
- bibliografia.
Le schede descrittive del livello unità archivistica e sottounità archivistica a loro volta presentano i seguenti dati:
- denominazione o titolo
- estremi cronologici: poiché moltissimi documenti si presentano senza data, quando non è stato possibile attribuirne una di circoscritta, si è inserita tra parentesi quadre la data 1993- 2008, che identifica il periodo dell’attività di Tumidei post dottorato
- tipologia
- livello di descrizione
- ambiti e contenuto con la rilevazione delle fotografie, negativi o diapositive conservate all’interno delle singole unità archivistiche
- unità di descrizione collegate (se presenti) con particolare riferimento alle differenti tipologie di materiali che costituiscono il fondo: nello specifico i collegamenti sono stati realizzati con le descrizioni della "Fototeca Stefano Tumidei" al link: <a href="http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.livello.jsp?id=2&tipo_scheda=fondo&decorator=layout_resp&apply=true&locale=it">Fototeca Tumidei - Catalogo</a>
- unità di descrizione separate (se presenti): rinvio agli <em>Inserti estratti da libri e periodici</em> della biblioteca Tumidei
- segnatura precedente: ove presente si riporta il "numero rosso" al fine di non perdere i collegamenti con eventuali citazioni pregresse
- segnatura attuale.
Le fotografie rinvenute sono state analizzate, descritte e attribuite agli ambiti di pertinenza dell'inventario dalla dott.ssa Silvia Massari, storica dell'arte appositamente incaricata dal Polo Scientifico-Didattico di Ravenna - Università di Bologna.
Il fondo è conservato all’interno di bb. 112, per complessivi 18 metri lineari.
Note:
1) Antonio Romiti, <em>Gli archivi domestici e personali tra passato e presente</em>, in L. Casella, R. Navarrini (a cura di), <em>Archivi nobiliari e domestici: conservazione, metodologia di riordino e prospettive di ricerca storica</em>, Udine, 2000 (atti del convegno del 1998), p. 30-31
2) Antonio Romiti, <em>Per una teoria della individuazione e dell’ordinamento degli archivi personali</em>, in Claudio Leonardi (a cura di) <em>Specchi di carta. Gli archivi storici di persone fisiche: problemi di tutela e ipotesi di ricerca</em>, Firenze, Fondazione Ezio Franceschini, 1993, p. 89-111.
3) Michele Santoro, <em>Archivi privati: esperienze a confronto</em> in «Biblioteche oggi» vol. 19, ottobre 2001
4) La fototeca di Tumidei è stata da lui stesso ordinata secondo un criterio che distingue dapprima i generi (“Pittura italiana”, “Scultura”) poi alcuni soggetti (“Palazzo S. Giacomo o Rasponi”, “Disegni Collezione Certani”), e infine dispone le unità in sequenza alfabetica, cronologica e topografica.</p>
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<p>Le carte del fondo Stefano Tumidei esprimono gli studi, le attività e gli impegni professionali assunti dallo storico dell’arte nel corso della sua vita, rivelandoci la ricchezza e l’ampiezza delle questioni affrontate nonché la precisione e la cura del metodo di indagine: pittura, scultura, disegno, oreficeria, miniatura, ebanisteria, sono le materie da lui frequentate; Melozzo da Forlì, Marco Palmezzano, Francesco Menzocchi, Antonio Trentanove, il Bernini a Roma, Filippo Parodi a Venezia, i paesaggisti di età romantica, i plasticatori bolognesi di età tardobarocca, sono alcuni dei temi esaminati, talvolta a più riprese, sempre attento alle relazioni che uniscono artisti e opere (filiazioni, caposcuola e allievi, artisti minori di una bottega, etc.) e alla geografia di queste relazioni, mostrando un vero e proprio "talento […] nel ricostruire personalità artistiche difficili attraverso accostamenti inediti e mai banali" (1).
La documentazione traccia l'intenso percorso formativo dello storico dell'arte che va dagli studi universitari al dottorato presso l'ateneo bolognese, per poi passare al biennio di studio presso la Fondazione di Studi di Storia dell'Arte "Roberto Longhi" di Firenze e infine al conseguimento del Diploma di perfezionamento in Storia dell'Arte Medievale e Moderna di nuovo a Bologna.
Quindi - dalla formazione alla professione - fanno seguito le carte relative al prolungato incarico di Conservatore presso i Musei civici d'arte antica di Bologna e di responsabile del Museo Civico d'Arte Industriale Galleria Davia Bargellini (1994-2000) e quelle inerenti le tante pubblicazioni che, di volta in volta in misura diversa, lo hanno impegnato.
Se, con le parole di Luigi Crocetti, le carte di una persona "non possiamo vederle che come una rappresentazione della sua libertà in vita: libertà intellettuale (che comprende, se vogliamo, la sua libertà morale e sentimentale)" (2), allora l’archivio di Stefano Tumidei si offre a studiosi e ricercatori come la rappresentazione di quella libertà perseguita attraverso ciò che più lo realizzava e gratificava: lo studio, la ricerca, la storia dell’arte. L’archivio professionale diventa allora inevitabilmente archivio personale e privato, poiché il confine fra i due ambiti è piuttosto indefinito e le esperienze - la professione e la vita - si sovrappongono.
E' vero però che le carte di Tumidei sono quasi esclusivamente di lavoro poiché minime sono le intrusioni di tipo privato - poche cartoline, alcuni biglietti augurali, qualche fotografia - espresse perlopiù dagli inserti rinvenuti fra le pagine dei suoi libri (un fortuito archivio nell’archivio). La rete delle sue relazioni amicali è assente da questo fondo, così come lo è gran parte di quella professionale: è infatti un archivio mutilo, non per strane vicende conservative, ma per le caratteristiche del lascito in base al quale, ad esempio, non rientrava nella donazione il pc di Stefano, ossia quello strumento di lavoro e di comunicazione attraverso il quale si svolgeva una parte della vita relazionale del professore (mail, scambio di materiali, progetti, chat, etc.), "crocevia di incontri, conoscenze, riflessioni e soprattutto di relazioni interpersonali" (3).
Questo aspetto della storia archivistica del fondo va tenuto presente: in archivistica come in un mosaico, "nessuna tessera ha meno valore dell’altra" (4) e nel contempo le <em>assenze</em> non sono mute ma raccontano anch'esse una parte della storia e quindi della vita.
Note:
1) <a href="https://fondazionezeri.unibo.it/it/mostre-online/l2019arte-in-emilia-e-in-romagna-nelle-fotografie-di-stefano-tumidei/proposte-e-problemi">https://fondazionezeri.unibo.it/it/mostre-online/l2019arte-in-emilia-e-in-romagna-nelle-fotografie-di-stefano-tumidei/proposte-e-problemi</a>
2) Luigi Crocetti, <em>Indicizzare la libertà</em>, in «Biblioteche oggi» gennaio-febbraio 2002 <a href="http://www.bibliotecheoggi.it/2002/20020100801.pdf">http://www.bibliotecheoggi.it/2002/20020100801.pdf</a><em>
3)</em> Lorenzo Pezzica e Federico Valacchi (a cura di),<em> Dimensioni archivistiche. Una piramide rovesciata</em>, Milano, Editrice Bibliografica, 2021, p. 16
4) Luigi Crocetti, <em>Che resterà del Novecento?</em> in «IBC» IX, 2001, n. 3 <a href="http://rivista.ibc.regione.emilia-romagna.it/xw-200103/xw-200103-a0003">http://rivista.ibc.regione.emilia-romagna.it/xw-200103/xw-200103-a0003
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<p>- Anna Casotto – Valentina Andreotti (a cura di), <em>Fondo Stefano Tumidei. Elenco di consistenza</em>, 2010
- <em>Fondo Stefano Tumidei - Materiale documentario 1980 - 2008</em> (la collocazione è ARCH.TUM) in https://sol.unibo.it/SebinaOpac/resource/fondo-stefano-tumidei-19802008/UBO3408964?tabDoc=tabcontiene</p>
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<p>- Lorenzo Pezzica e Federico Valacchi (a cura di),<em> Dimensioni archivistiche. Una piramide rovesciata</em>, Milano, Editrice bibliografica, 2021
- Francesca Ghersetti, Annantonia Martorano, Elisabetta Zonca (a cura di), <em>Storie d'autore, storie di persone. Fondi speciali tra conservazione e valorizzazione</em>, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2020
- Giovanni Di Domenico e Fiammetta Sabba (a cura di), <em>Il privilegio della parola scritta. Gestione, conservazione e valorizzazione di carte e libri di persona</em>, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2020
- Convegno <em>L’archivio costruito: autobiografia e rappresentazione negli archivi di persona</em>, Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, 9 novembre 2018 (https://www.youtube.com/watch?v=U6HPKDSU2oM&list=PLsjEnJ6PdekzI6c_XG2sb9bSD-uHYkWxO)
<em>- Collezioni speciali del Novecento. Le biblioteche d'autore. Atti della Giornata di studio (Firenze, Palazzo Strozzi, 21 maggio 2008)</em>, Firenze, Polistampa, stampa 2009 («Antologia Vieusseux» giornale di scienze, lettere e arti con unito il Bollettino delle pubblicazioni italiane e straniere, N.S. A.XIV, n.41-42, maggio-dicembre 2008)
- Luigi Crocetti, <em>Indicizzare la libertà</em>, in «Biblioteche oggi» gennaio-febbraio 2002 http://www.bibliotecheoggi.it/2002/20020100801.pdf
- Michele Santoro, <em>Archivi privati: esperienze a confronto</em> in «Biblioteche oggi» vol. 19, ottobre 2001
- Luigi Crocetti, <em>Che resterà del Novecento?</em> in «IBC» IX, 2001, n. 3 http://rivista.ibc.regione.emilia-romagna.it/xw-200103/xw-200103-a0003
- Antonio Romiti, <em>Gli archivi domestici e personali tra passato e presente</em>, in Laura Casella, Roberto Navarrini (a cura di), <em>Archivi nobiliari e domestici. Conservazione, metodologia di riordino e prospettive di ricerca storica, </em>Udine, Forum, 2000 (Atti del Convegno di Studi tenuto a Udine, 14-15 maggio 1998)
- Antonio Romiti, <em>Per una teoria della individuazione e dell’ordinamento degli archivi personali</em>, in Claudio Leonardi (a cura di), <em>Specchi di carta. Gli archivi storici di persone fisiche: problemi di tutela e ipotesi di ricerca</em>, Firenze, Fondazione Ezio Franceschini, 1993
- Federico Zeri, Mostra online "L’arte in Emilia e in Romagna nelle fotografie di Stefano Tumidei"
<a href="https://fondazionezeri.unibo.it/it/mostre-online/l2019arte-in-emilia-e-in-romagna-nelle-fotografie-di-stefano-tumidei/proposte-e-problemi">https://fondazionezeri.unibo.it/it/mostre-online/l2019arte-in-emilia-e-in-romagna-nelle-fotografie-di-stefano-tumidei
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<p>La biblioteca di Stefano Tumidei si compone di opere di carattere generale, di saggi specialistici (testi di critica e di ricerca sulla storia dell’arte), di numerosi cataloghi di mostre nazionali ed internazionali e di riviste di arte.
La raccolta, prelevata dalla sua abitazione bolognese, è stata catalogata in SBN e in ACNP (per i periodici) presso il Centro di catalogazione dello Sistema bibliotecario di Ateneo.
Fatta eccezione per le riviste, l’attuale collocazione dei volumi rispecchia quella originaria riscontrata nell’abitazione di Stefano Tumidei e rispondente ad un criterio basato sul contenuto dei libri, per cui si hanno le seguenti 5 sezioni:
"A – 935 volumi di reference, bibliografie, fonti di ambito storico artistico, in maggioranza già appartenuti al padre
B – 1.217 volumi di storia, storiografia, linguistica, sociologia e filosofia
C – 400 volumi di opere monografiche su pittori e cataloghi di mostre e collane
D – 1.163 volumi dedicati alla storia e ai luoghi dell’arte e alla pittura, raccolti nello studio
E – 1462 volumi: la meno coerente perché includeva testi impilati sul pavimento, accatastati su tavoli e scrivanie in attesa di essere utilizzati per studi e ricerche future, oppure di trovare posto nelle sezioni già presenti" (2).
Ai volumi è stata pertanto assegnata una collocazione TUMIDEI seguita da una lettera A, B, C, D e da un numero progressivo, mentre le riviste sono state raccolte e collocate in ordine alfabetico di seguito alle monografie. Le seconde copie sono conservate separatamente dal fondo.
La raccolta è interamente accessibile. (1)
Note
1) Si veda <a href="http://www.unibo.it/it/campus-ravenna/biblioteca/scheda-del-fondo-tumidei">http://www.unibo.it/it/campus-ravenna/biblioteca/scheda-del-fondo-tumidei</a>
2) Margherita Zambotto, <em>Per una proposta operativa di trattamento dei dati della copia nei fondi d'autore in biblioteca</em>, tesi di laurea in Management delle biblioteche, Università di Bologna, Relatore proff.ssa Fiammetta Sabba, correlatore dott.ssa Silvia Bergamaschi, a.a. 2019-2020; Chiara Semenzato et al., <em>Tra ricerca e metodo: il fondo Stefano Tumidei</em> in Francesca Ghersetti, Annantonia Martorano, Elisabetta Zonca (a cura di), <em>Storie d'autore, storie di persone. Fondi speciali tra conservazione e valorizzazione</em>, Roma, AIB, 2020
L’archivio fotografico appartenuto a Stefano Tumidei è conservato dalla Fondazione Federico Zeri dell’Università di Bologna dal 2009 per donazione della famiglia. Il lascito conferma il rapporto professionale che dal 2002 legava lo studioso alla Fondazione come consulente scientifico per l’attività di ricerca e per il progetto di catalogazione della Fototeca Zeri.
"Il fondo, costituito da 11.247 fototipi, si articola in due sezioni: la prima organizzata dallo studioso in fascicoli monografici divisi per artista e archiviati in ordine alfabetico in 31 faldoni, la seconda ancora da ordinare.
I 5.655 fototipi che costituiscono la parte ordinata del fondo riflettono il percorso critico e l’attività scientifica dello studioso, dalla pittura del Quattrocento, alla scultura del Sei-Settecento in Emilia e in Romagna.
Questa sezione è costituita prevalentemente da stampe in bianco e nero alla gelatina ai sali d’argento e fotografie a colori (cibachrome e stampe a sviluppo cromogeno), diapositive e stampe fotomeccaniche databili tra l’inizio degli anni Ottanta e il 2007.
Le fotografie provengono dagli archivi fotografici di musei e soprintendenze (450 dall’archivio della Soprintendenza di Bologna), dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, da case d’asta, da ditte fotografiche italiane e straniere.
Numerosi gli scatti realizzati da fotografi attivi in Romagna, come la ditta Giorgio Liverani di Forlì e il fotografo Enrico Para di Russi. Una cinquantina sono le ristampe di negativi di importanti studi fotografici bolognesi non più in attività (Villani, Croci, C.N.B. & C., Fotofast) i cui fondi sono in parte confluiti presso gli archivi fotografici della Soprintendenza e del Dipartimento Arti Visive di Bologna.
Si segnalano circa 60 ristampe, commissionate da Tumidei a partire dall’inizio degli anni Ottanta, da negativi di Anderson e dei Fratelli Alinari.
Ai faldoni dedicati alla pittura e alla scultura se ne aggiungono due con fotografie e fotocopie di disegni di ornato della collezione Certani, conservati presso la Fondazione Cini di Venezia, ai quali Tumidei dedicò uno studio nel 2003, e due faldoni con fotografie del palazzo San Giacomo a Russi, oggetto di una monografia pubblicata nel 2004.
La parte più interessante di questa sezione è costituita da 450 negativi e 1.750 provini che testimoniano l’attività di fotografo dello studioso. Realizzati durante i suoi numerosi viaggi, in chiese e musei italiani ed europei, gli scatti rivelano una costante ricerca del punto di osservazione migliore, dell’inquadratura perfetta, e l’attenzione ai particolari delle opere.
Nei fascicoli, accanto alle fotografie, vi sono numerosi allegati: appunti manoscritti dello studioso, fotocopie di fotografie conservate al Kunsthistorisches Institut di Firenze e alla Biblioteca Hertziana di Roma, fotocopie di schede della Soprintendenza di Bologna, di saggi e di cataloghi d’asta.
La seconda sezione del fondo ancora da ordinare è costituita da 5.592 fototipi (di cui oltre 4.000 negativi e 700 provini realizzati dallo studioso, 560 positivi, 252 cartoline e 3 stereoscopie). Vi sono inoltre alcuni CD di immagini e microfilm.
Non ci sono annotazioni sui versi delle fotografie. Solo sulle stampe utilizzate per le pubblicazioni e sui provini si possono trovare note manoscritte dello studioso.
Tutti i materiali fotografici sono stati inventariati e condizionati per permetterne la consultazione. È stata inoltre realizzata la scheda Fondo Fotografico (FF), che fornisce una descrizione dettagliata dell’archivio."(1)
Note
1) Si veda <a href="http://www.fondazionezeri.unibo.it/it/pubblicazioni/libri/studi-in-onore-di-stefano-tumidei">http://www.fondazionezeri.unibo.it/it/pubblicazioni/libri/studi-in-onore-di-stefano-tumidei</a>.</p>
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