L'archivio della famiglia Pasolini (volumi 19, fascicoli 12 con documentazione dal 1484 al 1890) nelle forme in cui è giunto ad aggregarsi all'Archivio Zauli Naldi si presenta in realtà piuttosto come una raccolta - evidentemente selezionata "a monte" - di carteggio ed opuscoli. In pratica non vi appaiono le altre, più consuete serie per un antico archivio gentilizio (privilegi, contenzioso, contabilità), bensì soltanto carteggio familiare sette-ottocentesco, carteggio di diversi, di altre famiglie collegate (come i Rondinelli) ma anche di estranei alla famiglia, e una miscellanea di opuscoli. L'archivio presenta un ordinamento per serie di documentazione uniforme ad accrescimento cronologico. Non si hanno particolari notizie dirette sulle vicende della documentazione prodotta dalla famiglia Pasolini, a parte l'ovvia considerazione che durante la plurisecolare storia della famiglia essa dovette essere prodotta e conservata presso i palazzi di residenza e di proprietà per lo più in Faenza, per poi divenire un archivio aggregato dell'Archivio Zauli Naldi in seguito all'unione matrimoniale delle due casate. Il successivo passo epocale si ebbe quindi nel 1965 quando, a seguito del munifico lascito testamentario del conte Luigi Zauli Naldi (1894-1965), personalità di raffinata cultura che si segnalò - fra l'altro - per essere stato assieme a Gaetano Ballardini uno dei fondatori dell'attuale Museo Internazionale delle Ceramiche, il complesso degli archivi (Naldi, Zauli Naldi e altri aggregati) e delle biblioteche appartenuti alla famiglia Zauli Naldi è pervenuto al Comune di Faenza ed è passato a essere conservato presso la Biblioteca comunale Manfrediana. Anche questo archivio, come tutti quelli oggetto del lascito del 1965, è stato descritto nell'inventario sommario Inventario Archivio Famiglia Zauli Naldi (1141-sec. XX) realizzato nel 2007 a cura di Allegra Paci. Infine negli anni 2021-2022 pure l'Archivio Pasolini è stato interessato da un intervento di riordino e di inventariazione analitica mediante, che ha portato al recupero della distinta identità e autonomia dei complessi archivistici afferenti i diversi enti produttori, alla ricostituzione dell'ordinamento originario delle serie documentarie e alla loro descrizione nel rispetto degli standards internazionali di descrizione archivistica ISAD (G) e ISAAR (CPF).