La parte più rilevante del subfondo è costituita dalla serie dei Libri dei partiti costituita da 22 registri che hanno una sostanziale continuità anche se i salti di datazione segnalano la mancanza di alcune unità.
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Una certa consistenza si è anche mantenuta nelle due serie parallele delle Lettere dai superiori e dei Copialettere soprattutto dalla metà del XVIII secolo fino ai primi anni del XIX quando questa tipologia documentaria troverà la sua struttura tipica nel carteggio classificato e organizzato secondo titolario. Per alcune serie, invece, la consistenza di una sola unità è anche giustificata dalle notizie recuperate come nei casi del Libro delle estrazioni dei pubblici ufficiali, del Libro degli arringhi o ancora il caso dell' "Amministrazione di Carlo Ressi". Molto frammentaria anche la parte della documentazione contabile da cui traspare però un certo disordine nella tenuta dei conti che può aver avuto una qualche incidenza proprio sulla conservazione degli stessi registri. In conclusione le peculiarità di alcune tipologie documentarie, fra cui per esempio i registri di copialettere o i registri contabili che non trovano riscontro nella documentazione più moderna, unitamente alla frammentarietà o esiguità di molte serie, rendono in diversi casi difficile se non forzata l'individuazione di forme di continuità fra questa parte dell'archivio e quella ottocentesca. Si è optato perciò per una soluzione descrittiva che mantiene una separazione logica nella descrizione di queste due porzioni d'archivio.
storia archivistica Si tratta della parte più antica dell'archivio storico definibile come di Antico regime sia sotto l'aspetto cronologico sia per le tipologie documentarie presenti e caratterizzata da una struttura delle serie molto scarna e lacunosa. Al momento non sono stati identificati strumenti o repertori che riportino indicazioni relative alle consistenze originarie o che ci permettano di ricostruire la storia di questa porzione d'archivio, di cui abbiamo la prima descrizione solo nel repertorio realizzato da Umberto Foschi fra 1965 e 1966 e pubblicato nel 1967 (1). Dalle poche notizie recuperabili all'interno della documentazione archivistica risulta però probabile che le dispersioni risalgano a un periodo relativamente antico. In particolare un periodo critico dev'essere stato quello del trasferimento fra città vecchia e città nuova. Le notizie ricavabili dalla documentazione cervese a proposito di questo periodo sono particolarmente scarne ma alcune note suggeriscono una situazione di precarietà rispetto alla sede di conservazione che potrebbe aver avuto conseguenze sull'integrità dell'archivio. Nel giugno 1739 nei partiti consiliari si segnala la ricezione di un rescritto del Prefetto degli archivi con cui si ordina di trasportare l'archivio dalla casa in cui è custodito, al Palazzo priorale. In risposta nel settembre si decide di collocare l'archivio in "una stanza con volta in pietra" stabilendo anche di fare un inventario (2) di cui al momento non abbiamo traccia, come non c'è traccia dell'inventario a cui si fa cenno nuovamente nell'ottobre 1743 (3). L'unica distruzione fin qui documentabile con certezza è quella del cosiddetto 'Libro d'oro', bruciato sulla pubblica piazza il 15 novembre 1797 in occasione della festa dell'albero della libertà sulla piazza di Cervia, di cui ci riporta testimonianza il canonico Pietro Senni (4).
Note (1) L'Archivio storico del comune di Cervia, Umberto Foschi, Ravenna, tipografia S.T.E.R., (1967) sulla copertina "estratto da Bollettino economico della Camera di commercio, industria e agricoltura di Ravenna, n. 1/2 (gen.-feb. 1967)". (2) "Deliberazioni del consiglio dal 1724 al 1739" c. 269r e c. 273v. (3) "Partiti consiliari dal 14 febbraio 1740 al 29 luglio 1758", c. 45. (4) Notizia in Umberto Foschi, "Cervia fra Settecento e Ottocento", Ravenna, Edizioni Capit, 1998.