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  Libri dei partiti del Consiglio 15 maggio 1526 - giugno 1527, febbraio 1539 - febbraio 1550, marzo 1557 - agosto 1563, aprile 1587 - agosto 1611, gennaio 1618 - febbraio 1685, giugno 1686 - 13 giugno 1801
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serie
registri 22
sei in: Archivio storico del Comune di Cervia 1511 - 1971, con successivi fino al 1981 / Archivio antico 1511 - 1822

Serie composta da 22 registri, generalmente in discrete condizioni di conservazione, datati fra 1526 e 1801.
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Si tratta per lo più delle registrazioni verbali delle congregazioni del Consiglio generale in cui si riportano datazione cronica e topica, registrazione dei presenti e descrizione dei partiti proposti alla discussione. In chiusura di ciascun partito si riportano gli esiti di eventuali votazioni.
Quando connessi all'attività del Consiglio sono trascritti anche memoriali rivolti al governatore o al Consiglio relativi all'attività di deputati, a funzioni e incarichi particolari, copie di lettere di autorità superiori - per lo più dei legati di Ravenna - relative al governo di Cervia e alle sue magistrature, verbali delle estrazioni degli ufficiali della Comunità, trascrizioni di lettere patenti dei governatori e loro giuramenti. Nei registri dal 1557 al 1563 e dal 1594 al 1664 in calce al registro sono riportate annotazioni relative alle bollette per il trasporto della legna fuori dalla pineta.
Pur nella sostanziale continuità cronologica della serie ci sono alcune cesure evidenziate dai salti di datazione presenti fra alcuni registri. Anche l'ultimo registro che va dal 1796 al 1801 presenta diverse cesure interne segnalate dal segretario della comunità, dovute ai cambi di regime di quegli anni per i quali si rimanda alla descrizione dell'unità. Dopo il 1801 e fino al 1809, data di avvio della serie delle Deliberazioni del consiglio, non sono presenti registri relativi all'attività del consiglio comunale.



Note
(1) Riforma degli statuti del 1526 ad opera di Jacopo Guicciardini in "Statuta civitatis Cerviae", Ravennae, 1588, pp. 59 - 66, lib. II, cap. 32 "Statuta reformationis consilii et introitus civitatis Cerviae".
(2) Serie Copialettere reg. 9, c. 30r/v.
(3) Tra le due serie prosegue la numerazione dei registri frutto di precedenti interventi. Si passa infatti dal registro n. 22 al n. 23 che prende il via dal 13 gennaio 1809.

informazioni sul contesto di produzione
Il Consiglio generale era composto dagli anziani, dai consiglieri ordinari e dai consiglieri aggiunti ed era presieduto in origine dal podestà e poi dal governatore.
La struttura del consiglio dal XVI al XVIII secolo rimase sostanzialmente invariata anche se cambiarono più volte il numero dei componenti e le denominazioni dei due gruppi di consiglieri sia sulla spinta delle mutazioni sociali sia per l'effetto, fra XVI e XVII secolo, di una permanente crisi demografica.
All'interno degli Statuti pubblicati a stampa nel 1588, al libro II, capitolo 32 sono riportati gli "Statuta reformationis consilii et introitus civitatis Cerviae" formulati nel 1526 da Jacopo Guicciardini, all'epoca preside di Romagna. Nella riforma i due gruppi consigliari degli ordinari e degli aggiunti vengono progettati come paritetici ma già nel corso del XVI secolo si trasformano prima in due organi rappresentanti dei due principali ceti sociali, il ceto nobile (consiglieri ordinari) e il ceto dei cittadini (consiglieri aggiunti), per divenire in seguito il secondo un subordinato del primo. Infatti il XVIII secolo il consiglio degli aggiunti non solo cambiò nome in consiglio di popolo ma venne inquadrato in un "cursus honorum" che vedeva nel consiglio di popolo una riserva cui attingere per la successione ai consiglieri nobili morti privi di eredi e per la funzione di consigliere suffraganeo (si trattava di rappresentanti che svolgevano le veci di consiglieri, anche onorari, non residenti a Cervia). Originariamente i due consigli erano composti pariteticamente da 24 consiglieri ma sulla spinta della citata crisi demografica si passò per successive riduzioni. Una denominazione tarda dei due consigli era riferita al numero dei componenti, diciotto per il consiglio dei nobili e nove per il consiglio di popolo.
Anche il numero degli anziani subisce un mutamento. Da due, uno per consiglio, si passò a tre per i quali si intuisce una appartenenza al solo ceto nobile. Durante il XVII secolo si ebbe un riequilibrio con la nomina di un quarto anziano detto di popolo.


codice interno: 207 - 0001.0001.0002