L'ufficio di camerlengo presiedeva alla riscossione delle imposte, ma il denaro del Fisco era affidato al "Notaio di Guardia". L'ufficio del Camerlengo veniva appaltato con pubblico incanto e vi potevano concorrere "persone idonee et bene astanti" e "come tutti i Ministri che maneggiano denari ed effetti tanto del Principe che del Publico", prima di entrare in carica, dovevano dare "idonea sicurtà", periodicamente rinnovata, mediante "mallevadori". All'atto di assumere l'incarico il Camerlengo giurava "di bene e fedelmente esercitare e riscuotere a tutto suo rischio e schiena gli assegnamenti dati nel solito Dazaiolo e di rimettere alla Cassa del Magistrato dei Sig.ri Nove (in seguito alla Cassa della Camera delle Comunità) il chiesto dalla medesima nella somma notata in detto Dazaiolo". Era poi tenuto a un rendiconto annuale della propria gestione: la "ragione" era "rivista e salda" da due "Ragionieri", alla presenza del Commissario e di due testimoni e rogata dal Cancelliere. [Da E. Donatini, La città ideale, Imola, 1979, p. 254]
bibliografia - E. Donatini, La città ideale, Imola, 1979.