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Archivio Emilio Sereni

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            <p>La documentazione iconografica rappresent&ograve; sempre, per Sereni, una fonte di prima mano per ricostruire le vicende della storia agricola italiana e rendere "visibile" la mutevolezza del volto agrario della penisola, come &egrave; dimostrato non solo dalla Storia del paesaggio agrario italiano, ma anche dal volume Comunit&agrave; rurali nell'Italia antica. Sereni non fu certo il primo ad utilizzare le immagini del paesaggio che ci sono tramandate dalle opere d'arte per integrare la ricerca storica ed economica, ma &egrave; stato senza dubbio "lo studioso che ne ha portato a fondo l'impiego e ne ha ricavato frutti di straordinaria penetrazione, aprendo la via ad una vera e propria disciplina ausiliaria della geografia umana e della storia agraria". Una novit&agrave; che venne ben colta dai suoi recensori (1).
Nella prefazione al volume sulla Storia del paesaggio agrario italiano, affermava di aver censito ed esaminato oltre duecentomila riproduzioni d'arte e di loro dettagli, di cui solo una minima parte era stata riprodotta per mantenere il volume ad un prezzo accessibile ad una pi&ugrave; vasta platea di lettori (2).
Per l'Antichit&agrave;, il Medioevo e fino alla met&agrave; dell'Ottocento, Sereni ricorse - n&eacute; poteva essere altrimenti - alla riproduzione di opere d'arte e dei loro dettagli, come dipinti, mosaici, miniature, tratte da libri e riviste. Per l'et&agrave; contemporanea, invece, cerc&ograve; di utilizzare non tanto la documentazione fotografica, che gli sembrava sempre "un po' fredda", quanto le opere d'arte che oltre al valore documentario, presentassero un "interesse artistico" (3).
Sull'importanza da attribuirsi al "dato" paesaggistico, rivelatrice &egrave; una nota redatta il 21 gennaio 1949, intitolata "il paesaggio agrario", contenuta nel suo schedario bibliografico, sotto la voce "Teoria del paesaggio": "Il paesaggio agricolo ha una sua inerzia nei confronti del mutare dei rapporti di produzione. Anche un mutamento nei rapporti sociali e di propriet&agrave; difficilmente muta la distribuzione (il modo di distribuzione) delle parcelle, sicch&eacute; non intervenga un mutamento radicale dei metodi di coltura. Cos&igrave; nei campi allungati della cultura a tre campi, la distribuzione delle parcelle perdura, anche quando, alla comunit&agrave; primitiva, nella propriet&agrave; del suolo si sostituisce il signore. Etc. etc. Di qui l'importanza documentaria del paesaggio agricolo, una volta che siano stabilite le epoche degli insediamenti e le tappe dei mutamenti dei sistemi di coltura. Tutto questo, beninteso, va compreso cum grano salis."
Nelle quattro buste sono raccolte fotografie e negativi di paesaggi, illustrazioni, riproduzioni di opere d'arte, tratte da libri e riviste, e altra documentazione iconografica. Il materiale, a volte, contiene appunti manoscritti dello stesso Sereni.

note:
1. La citazione &egrave; tratta dalla recensione di R. Zangheri al volume sulla <em>Storia del paesaggio agrario italiano</em> in "Studi storici", 1, 1962, p. 173, anche in Zangheri, <em>Agricoltura e contadini nella storia d'Italia. Discussioni e ricerche</em>, Torino 1972, p. 111. Sereni - scriveva Georges Duby - "sait parfaitament utiliser l&igrave;enseignement du cadastre et des statistiques, mais son vrai plaisir est d'explorer, pour y d&eacute;couvrir le traces du paysage de l'ancienne Italie, le strophes d'un Michelangiolo Tanaglia, ou le plans successifs que Carpaccio a dress&eacute;s en un d&eacute;cor admirable pour sa "M&eacute;ditation sur la Passion". En lisant on s'aper&ccedil;oit qu'une telle voie d'approche de l'histoire rurale - difficile, incertaine, car comment discerner exactement dans l'image peinte d'un paysage ce qui n'est qu'invention de ce qui, effectivement, reproduit la realit&eacute;? - peut &ecirc;tre pourtant d'une efficacit&eacute; singuli&egrave;re, et l'on sent l'urgente n&eacute;cessit&eacute; de recueillir, dans les sources fran&ccedil;aises, le &eacute;l&eacute;ments d'une iconographie historique de la vie rural" (G. Duby, Sur l'histoire agrarie de l'Italie, in "Annales. Economies. Soci&eacute;t&eacute;s. Civilitations", 2, 1963, p. 353). Si vedano anche E. Ragionieri, <em>Storia del paesaggio agrario italiano</em> in "L'Unit&agrave;", 16 marzo 1962,; la recensione, non firmata, pubblicata sulla "Rivista di sociologia rurale", 1962, 2, pp. 190-191; la recensione di L. Gambi in "Critica storica", cit.; il giudizio di Delio Cantimori riportato da L. Mangoni, <em>Pensare i libri. La casa Editrice Einaudi dagli anni trenta agli anni sessanta</em>, cit. p. 183. Il volume, che doveva essere pubblicato dalla Einaudi, usc&igrave; poi nelle edizioni Laterza (L. Mangoni, ibidem).
2. E. Sereni, <em>Storia del paesaggio agrario in Italia</em>, Bari, 1961, p. XXV.
3. Si veda la lettera di E. Sereni al pittore Aldo Bergonzoni, del 9 dicembre 1954 in Istituto Alcide Cervi, Asnmc, Carte Emilio Sereni, b. 1, fasc. 3.</p>
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