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Archivio storico del Comune di Dozza

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            <extent>74</extent>
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            <extent>1400</extent>
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            <extent>1335</extent>
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            <extent>24</extent>
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        <unittitle encodinganalog="ISAD 1 - 2 title">Archivio storico del Comune di Dozza
            <unitdate encodinganalog="ISAD 1 - 3 date(s)" normal="13980524-19770117">24 maggio 1398 - 17 gennaio 1977</unitdate>
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        <custodhist encodinganalog="ISAD 2 - 3 archival history">
            <p>La prima menzione documentata dell&rsquo;esistenza dell&rsquo;archivio della comunit&agrave; di Dozza risale al 25 novembre 1653 quando, in una seduta del consiglio comunitativo (Archivio Storico Comunale di Dozza, <em>Campioncelli</em>, 5, c. 11r) il governatore di Dozza, d&rsquo;ordine del marchese Malvezzi, esprime il suo desiderio &laquo;che la comunit&agrave; faci levare l&rsquo;archivio, che &egrave; nella sala grande di palazzo, con farlo fare nella prima stanza della scala, che le piace di fare di legno [...], perch&eacute; non sta bene detto archivio per pi&ugrave; rispetti. Et poi sua signoria illustrissima intende fare a tutte sue spese un palco [...], in detto loco dove &egrave; l&rsquo;archivio, per recitare comedie&raquo;. Dal che si deduce che l&rsquo;archivio a quell&rsquo;epoca era conservato all&rsquo;interno della rocca, e che verosimilmente vi rimase ancora, seppur trasferito da un locale all&rsquo;altro, finch&eacute; non dovette essere trasportato nella casa comunale che sorgeva e sorge tuttora di fronte alla chiesa parrocchiale; di tale trasporto non si conosce per ora l&rsquo;epoca esatta, ma la cesura manifesta nelle carte alla fine dell&rsquo;antico regime porta a ipotizzare che questo sia logicamente avvenuto con la fine del governo feudale dei Malvezzi Campeggi (che riducendo gli aristocratici formalmente a semplici cittadini, in questo caso trasform&ograve; anche la loro rocca in dimora privata) e la nascita della municipalit&agrave; rivoluzionaria.
Dopo di ci&ograve; si passa con sicurezza al 1842, quando la magistratura comunale dozzese affida a Pietro Galvani di Imola, figura di educatore e di storico di un qualche rilievo, il compito di &laquo;riordinare l&rsquo;archivio delle carte comunitative, che cominciano dal 1401 al 1797&raquo;. Gi&agrave; il sicuro riscontro della mano di Galvani sulle coperte degli atti delle cosiddette &laquo;Carte sciolte&raquo;, cio&egrave; il carteggio dell&rsquo;epoca di antico regime, mostra come si debba a lui il riordino artificioso per materie di questa massa documentaria; ne fornisce poi prova ulteriore anche il fatto che negli <em>Annali dell&rsquo;avito castello di Dozza dai pi&ugrave; remoti tempi fino al 1797</em>, redatti da Galvani coll&rsquo;occasione di quell&rsquo;intervento di riordino e rimasti inediti fino al 2018, egli cita pi&ugrave; volte documenti sotto posizioni come &laquo;Titolo Culto&raquo; o &laquo;Titolo Acque e strade&raquo;, che sono tuttora riscontrabili.
Infine si giunge all&rsquo;intervento promosso dal Consiglio comunale di Dozza il 10 aprile 1911: poich&eacute; &laquo;alcune persone colte e studiose, avendo visitato recentemente l&rsquo;Archivio antico del Comune, rilevarono l&rsquo;importanza storica delle notizie che da esso si desumono&raquo; (e si trattava sicuramente di Serafino Gaddoni e di Goffredo Zaccherini, che l&rsquo;anno seguente avrebbero pubblicato nel II volume del loro <em>Chartularium Imolense</em> il documento pi&ugrave; antico conservato dall'Archivio del Comune di Dozza, poi andato perduto; nonch&eacute; del celebre bibliotecario imolese Romeo Galli), l&rsquo;amministrazione comunale decide all&rsquo;unanimit&agrave; di affidare al segretario comunale Armando Marabini l&rsquo;incarico del riordino, finanziando anche il &laquo;far riparare le legature dei libri del Massaro, dei Campioncelli, ecc.&raquo; e il &laquo;provvedere buste per riporveli&raquo;.
L&rsquo;elenco di consistenza risultato finale del lavoro di Marabini &egrave; stato fortunatamente pubblicato a stampa nel 1913, con una breve relazione finale del suo autore che permette anche di conoscere come, durante i suoi lavori di riordino, per le &laquo;fruttuose insistenze&raquo; del Sindaco di Dozza Riccardo Foschi si accrebbe l&rsquo;archivio con la consegna da parte dell&rsquo;Archivio Notarile di Imola &laquo;di 20 pergamene interessantissime, risalenti fino al 1175 &egrave; gi&agrave; appartenenti a quest&rsquo;archivio&raquo;, e come &laquo;nel disfacimento di cartoni dei manoscritti del secolo XV parecchie pergamene di diverso genere e d&rsquo;indubbio valore sono venute alla luce&raquo;.&nbsp;
In effetti in queste frasi risiede il punto critico dell&rsquo;intervento di Marabini: se, per quanto riguarda il carteggio di antico regime, egli si limit&ograve; a mantenere l&rsquo;ordinamento per materie dato da Galvani, che peraltro ancora oggi non appare pi&ugrave; in alcun modo reversibile, limitandosi a condizionarlo nelle nuove buste d&rsquo;archivio tuttora in uso, quando invece si &egrave; applicato alle ricchissime serie di contabilit&agrave; antica del Comune di Dozza (i <em>Libri dei malpaghi</em>, i <em>Libri del massaro</em>, i <em>Libri delle bocche</em>, i <em>Libri del taglione</em>) vi ha promosso la sistematica eliminazione delle antiche coperte membranacee, conservatesi integre in pochissimi casi, sostituendole sistematicamente con moderne coperte di cartoncino e obliterando cos&igrave; per sempre una grande quantit&agrave; di informazioni archivistiche. Oltre a ci&ograve;, tutte le serie di contabilit&agrave; sono state fisicamente riordinate in stretto ordine cronologico ma frammiste fra loro.
Dopo di ci&ograve; l&rsquo;archivio &egrave; venuto sedimentando secondo le linee pi&ugrave; consuete delle serie ad accrescimento cronologico tipiche di un archivio comunale postunitario, soltanto ricevendo negli anni Settanta del Novecento un intervento di ricondizionamento affidato ad Enzo Andraghetti.
Infine, a seguito dell&rsquo;intervento di riordino e di inventariazione analitica della documentazione archivistica dell&rsquo;Archivio storico comunale di Dozza promosso negli anni 2019-2020 dall&rsquo;Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, si &egrave; provveduto - per quanto possibile - alla ricostituzione dell&rsquo;ordinamento originario delle serie documentarie e alla loro descrizione nel rispetto degli <em>standards</em> internazionali di descrizione archivistica ISAD (G) e ISAAR (CPF).</p>
        </custodhist>
    </descgrp>
    <descgrp encodinganalog="ISAD 3 content and structure area">
        <arrangement encodinganalog="ISAD 3 - 4 system of arrangement">
            <p>La sedimentazione delle carte legata all&rsquo;attivit&agrave; dell&rsquo;ente riflette coerentemente la notevole continuit&agrave; delle vicende della amministrazione comunitativa, senza significative cesure ai passaggi dall&rsquo;et&agrave; dell&rsquo;antico regime a quella rivoluzionario-napoleonica e dalla restaurazione all&rsquo;epoca postunitaria. Esso vede cos&igrave; il carteggio di antico regime che si presenta con un ordinamento ottocentesco per materie che non appare oggi pi&ugrave; reversibile, mentre le ricchissime serie di contabilit&agrave; coeve sono state fisicamente riordinate in stretto ordine cronologico all&rsquo;inizio del Novecento dall&rsquo;intervento condotto da Armando Marabini, ma frammiste fra loro, per cui - con l'ausilio dello strumento di descrizione archivistica utilizzato - hanno potuto essere ricondotte alla loro distinta identit&agrave; e al relativo ordinamento cronologico interno su di un piano di riordino virtuale senza alterarne la successione e la collocazione fisica, facendo sempre riferimento quale collocazione fisica alle numerazioni fornite da Marabini, che consentono tuttora l&rsquo;efficace reperimento della documentazione.
Per quanto riguarda la documentazione otto-novecentesca, invece, essa si presenta senz&rsquo;altro ordinata con il costante ricorso all&rsquo;organizzazione degli atti in serie a stretto accrescimento cronologico, e con l&rsquo;uso dei consueti titolari per la classificazione degli atti amministrativi</p>
        </arrangement>
        <scopecontent encodinganalog="ISAD 3 - 1 scope and content">
            <p>La documentazione conservata dall&rsquo;Archivio storico del Comune di Dozza tramanda con rimarchevole continuit&agrave; le vicende della sua amministrazione comunitativa dal XVI secolo, senza traumatiche cesure ai passaggi dall&rsquo;et&agrave; dell&rsquo;antico regime a quella rivoluzionario-napoleonica e dalla restaurazione all&rsquo;epoca postunitaria.
Con le serie deliberative, la corrispondenza nelle sue diverse organizzazioni interne, e soprattutto con la contabilit&agrave; generale che spicca per la rara conservazione continuativa fin da epoca molto risalente (addirittura dalla fine del XIV secolo), la struttura dell&rsquo;archivio comunale dozzese si riconosce per quella di una &ldquo;classica&rdquo; municipalit&agrave; preunitaria e postunitaria, che per&ograve; nell&rsquo;archivio di antico regime vede messa in particolare evidenza la complessa trama dei rapporti con le famiglie Campeggi e Malvezzi Campeggi, che ne tennero il governo feudale per investitura pontifica con sostanziale continuit&agrave; dalla seconda met&agrave; del XVI secolo fino ai rivolgimenti rivoluzionari.</p>
        </scopecontent>
    </descgrp>
    <descgrp encodinganalog="ISAD 5 allied materials area">
        <bibliography encodinganalog="ISAD 5 - 4 publication note">
            <bibref>
                <extref>https://sol.unibo.it/SebinaOpac/resource/archivio-storico-dal-secolo-10-al-19/UBO0899687</extref>
                <imprint>
                    <date>1913</date>
                    <geogname>Imola</geogname>
                    <publisher>Coop. Tipografico-Editrice P. Galeati</publisher>
                </imprint>
                <persname role="autore">Armando Marabini</persname>
                <title>Comune di Dozza. Archivio storico dal secolo X al XIX</title>
            </bibref>
            <bibref>
                <imprint>
                    <date>2018</date>
                    <geogname>Imola</geogname>
                    <publisher>Editrice Il Nuovo Diario Messaggero</publisher>
                </imprint>
                <persname role="curatore">Enrico Angiolini</persname>
                <title>Annali dell'avito Castello di Dozza dai più remoti tempi fino al 1797 raccolti da Pietro Galvani imolese. 1852</title>
            </bibref>
        </bibliography>
    </descgrp>
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